Il 9 febbraio 2018 a Milano si è svolta una giornata di formazione gratuita sul tema delle competenze digitali e dell’ostilità nei linguaggi.
Cosa è successo?
Durante la giornata si sono svolti oltre 30 tra lezioni frontali, panel e workshop interattivi.
Le 100 schede
Durante la giornata sono state presentate ai docenti oltre 100 schede didattiche, uno strumento operativo per affrontare i temi dell’educazione e della cittadinanza digitale attraverso i 10 principi del Manifesto.
Questa è la traccia della mia presentazione. "Il più straordinario metodo di comunicazione è la Cultura. Un linguaggio che non divide, che aiuta a comprendersi l’un l’altro, che insegna come si è vissuto e come possiamo vivere.
Le divisioni sono un insistente argomento di conversazione oggi, quante volte abbiamo sentito parlare di invasione?
Da un lato chi vede sempre più necessario rafforzare confini e costruire muri insormontabili, dall’altro chi vede, in questi confini, delle porte suggestive e affascinanti dietro le quali trovare nuove conoscenze e opportunità. Non abbiamo la risposta a tutte le domande, preoccupazioni, sogni, paure, desideri che il mondo si pone ma sappiamo che esiste un linguaggio senza confini: la Cultura.
Scoprire il nostro Paese ci svelerà come il patrimonio storico e culturale arrivi da ogni angolo della terra.
Durante il laboratorio gli insegnati impareranno ad adottare un percorso di ”invasione” di un museo, un sito archeologico, un centro storico della proprio città o del nostro Paese Italia, condividendo l’esperienza attraverso i social network. Un’esperienza che ci permetterà di conoscere in profondità le radici della nostra cultura. “
22. A Porta Palazzo, ora c’è un amalgama
unico di etnie e mondi diversi:
centroafricani, cinesi, latinoamericani,
maghrebini, romeni… con ciascuna
comunità portatrice della propria
lingua, cultura, tradizione e modi di
vivere.
23. “… per vederla in tutta la sua bellezza
bisogna capitarvi una mattina di sabato
d’inverno, in pieno mercato.
Uno Zola torinese potrebbe mettere lì la
scena di un romanzo intitolato Il ventre
di Torino…”
(Da Le tre capitali – Torino, Firenze,
Roma di Edmondo De Amicis)
#PortaPalazzo #Torino
24. Posti che già conoscevo, negozi in cui ero già
andata a fare acquisti, li ho visti con occhi
diversi:
la drogheria Rinaldi con i saponi di Aleppo, in
piazza Emanuele Filiberto
il vecchio negozio orientale nella galleria
Umberto I e quello più recente cinese su corso
Regina Margherita, due realtà così diverse,
quasi due mondi lontani che in un tempo
passato sono stati vicini ed ora si rincontrano
per caso in uno stesso luogo.
25. Già crocevia dell’immigrazione dal Sud
d’Italia negli anni sessanta, è ora il fulcro
torinese di quella internazionale, del Sud
del mondo; e l’immigrazione, di qualunque
popolo ha un denominatore comune,
l’incredibile energia, ingegno e fantasia
che l’uomo impiega per adattarsi a vivere
in ogni luogo, anche sconosciuto od ostile,
la sua capacità a sopportare fatiche e
privazioni, per inseguire il misterioso sogno
della sopravvivenza, propria e dei propri
figli e del loro sorriso.