Ogni minima alterazione residua dell’acetabolo pu condurre, in et adulta, ad una artrosi dell’anca
(N.B. da qui l’importanza, nel corso della valutazione osteopatica del neonato, del trattamento
di tutte le disfunzioni intraossee dell’iliaco, oltre che del bacino !!)
L’efficacia massima quando le cure iniziano precocemente, nel primo mese o, se possibile, anche
nei primi giorni di vita.
In presenza di lussazione alla nascita, le alterazioni anatomiche secondarie alla dislocazione della
testa femorale non sono ancora consolidate, mentre possono esserlo quando il trattamento inizia
tardivamente, dopo il 2 o 3 mese di vita del bambino.
Un test dell’udito alla nascita “potrebbe aiutare la diagnosi precoce dell’au...
La displasia dell'anca
1. LA DISPLASIA DELL’ANCA
di Dello Iacono, Bona, Barberi, Fracassetti e Pellegrin
in Guida di Ortopedia Pediatrica
La displasia congenita dell’anca (DCA) è la più frequente patologia congenita dell’apparato
muscolo-scheletrico del neonato. La malattia comprende quadri che vanno da una modesta
alterazione dell’acetabolo sino alla completa lussazione della testa femorale.
La DCA, se non curata, può portare a zoppia, grave limitazione funzionale già dall’inizio della
deambulazione e ad artrosi precoce dell’anca nel giovane adulto.
La diagnosi di DCA si avvale di mezzi primari che sono l’esame clinico, l’esame ecografico e
l’esame radiografico e di mezzi secondari, utili per una diagnosi più accurata e di follow-up, che
sono l’artrografia, la TAC e la RM.
ESAME CLINICO:
l’esame clinico inizia con l’anamnesi che deve fare riferimento ai due fattori di rischio
universalmente riconosciuti e cioè la familiarità e la posizione assunta dal neonato in utero,
indipendentemente dalla presentazione alla nascita.
Basandosi sui risultati di una recente meta-analisi uno dei fattori di rischio più importanti è la
posizione podalica assunta negli ultimi tre mesi di gravidanza a condizionare meccanicamente lo
sviluppo delle anche.
Altri fattori significativi sono il sesso femminile e la primiparità.
L’aspetto che emerge è che nei pazienti senza fattori di rischio per DCA si ha una maggiore
incidenza di complicanze, dato, questo, riconducibile alla diagnosi tardiva.
L’esame obiettivo inizia con l’osservazione della postura spontanea che il neonato assume in
posizione supina; in particolare si deve fare attenzione se un arto è atteggiato in modo asimmetrico
rispetto al controlaterale e cioè più in posizione addotta che abdotta.
L’esame clinico prosegue con:
- la valutazione dell’eventuale eterometria degli arti inferiori (flettendo le anche e le
ginocchia a 90° si valuta se un ginocchio è più basso rispetto al controlaterale) facendo
attenzione alla possibile bilateralità del quadro che potrebbe mascherare l’eterometria:
- la verifica della presenza di una limitazione della abduzione delle anche (segno
significativo dopo il primo mese di vita e meno significativo alla nascita dato che può essere
presente anche in seguito a costrizione intrauterina):
- l’esecuzione della manovra di Ortolani (scatto di entrata) e Barlow (scatto di uscita)
2. Va ricordato che la manovra di Ortolani può risultare negativa se il quadro anatomo-patologico
impedisce di avvertire lo scatto di entrata e cioè se la testa femorale è dislocata fuori dall’acetabolo
o se è assente il patologico cercine cartilagineo (neolimbus), presente nei casi meno gravi di DCA,
responsabile meccanicamente dello scatto.
Lo scroscio articolare o “click”, rumore fisiologicamente presente nelle anche neonatali, va distinto
dal rumore provocato dallo scatto vero e proprio (differenza non sempre facile da percepire).
La presenza di una asimmetria delle pieghe cutanee (glutee o adduttorie) non è un segno
fondamentale perché spesso presente anche nei neonati sani (20%).
ECOGRAFIA:
in base ai dati oggi disponibili in letteratura tutti i neonati dovrebbero essere sottoposti a esame
ecografico dell’anca entro la sesta settimana di vita. Un recente studio ha confermato nella sesta
settimana il limite oltre il quale non vi è più certezza di una normalizzazione acetabolare e cioè di
una sua guarigione con restitutio ad integrum. In presenza di fattori di rischio (quali familiarità,
presentazione podalica alla nascita o posizione podalica in gravidanza, deformità associate,
sindromi) o di sospetto clinico (segno dello scatto, limitata abduzione) l’esame ecografico deve
essere anticipato.
La tecnica di Graf è la più diffusa al mondo e la più standardizzata.
Attraverso la accurata valutazione della morfologia acetabolare e dei rapporti coxo-femorali e la
misurazione angolare della componente ossea e cartilaginea dell’acetabolo, la tecnica ecografica
permette di classificare i diversi quadri patologici, di distinguere i quadri fisiologici e di effettuare
una terapia “eco-guidata” della DCA.
Le anche dei lattanti vengono classificate in 4 tipi, dei quali il tipo I e II si riferiscono ad anche con
la testa femorale centrata nell’acetabolo, il tipo III e IV ad anche con testa decentrata.
Tra i tipi II e III si inserisce il tipo D che comprende le anche in via di decentratura.
L’esame ecografico ha sostituito l’esame radiografico del bacino che viene utilizzato come indagine
di secondo livello per confermare il sospetto clinico in bambini di oltre 6 mesi di età, per
documentare la completa guarigione nelle forme più gravi, per controllare le eventuali complicanze
a tipo necrosi avascolare della testa femorale e monitorarne l’evoluzione e per il follow-up nel
tempo sino a fine accrescimento.
Gli esami quali artrografia, TAC e RM sono riservati ai casi più complessi, con dubbia diagnosi o
prima dell’intervento chirurgico e quindi di prescrizione specialistica.
IMPORTANZA DI UNA DIAGNOSI PRECOCE
Ogni minima alterazione residua dell’acetabolo può condurre, in età adulta, ad una artrosi dell’anca
(N.B. da qui l’importanza, nel corso della valutazione osteopatica del neonato, del trattamento
di tutte le disfunzioni intraossee dell’iliaco, oltre che del bacino !!)
L’efficacia è massima quando le cure iniziano precocemente, nel primo mese o, se possibile, anche
nei primi giorni di vita.
In presenza di lussazione alla nascita, le alterazioni anatomiche secondarie alla dislocazione della
testa femorale non sono ancora consolidate, mentre possono esserlo quando il trattamento inizia
tardivamente, dopo il 2° o 3° mese di vita del bambino.
3. RACCOMANDAZIONI
Sulla base di quanto sopra esposto la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica
(SITOP), qualora presenti le risorse necessarie, raccomanda quanto segue:
1. screening clinico a tutti i neonati (per verificare la presenza di segni di instabilità dell’anca, quali
il segno di Ortolani e Barlow);
2. esame ecografico alla nascita: in presenza di segni clinici positivi (Ortolani, Barlow) o dubbi, in
presenza di fattori di rischio universalmente riconosciuti (familiarità e presentazione podalica senza
distinzione di sesso);
3. screening ecografico a tutti i neonati tra la quarta e la sesta settimana di vita (perché in assenza
di segni clinici e di fattori di rischio può esserci displasia e perché in caso di grave displasia è
ancora possibile attuare un trattamento precoce, in una fascia di età in cui il potenziale di guarigione
dell’anca è ancora molto elevato).