Tutto quello che bisogna sapere, ricordare e fare per gestire correttamente i rifiuti prodotti dalle imprese (sostanze e miscele pericolose, Raee, Pfu, emissioni in atmosfera, scarichi idrici, impatto acustico, amianto).
Per ritirare una copia compilare il modulo online: http://www.asarva.org/2013/11/guida-pratica-alla-gestione-dei-rifiuti-nelle-imprese/
3. La politica ambientale ha l’obiettivo prioritario della
riduzione di rifiuti prodotti e di quelli avviati allo
smaltimento. Incentivare il riciclaggio e il recupero
dei rifiuti è pertanto un principio di prevenzione, cui
ogni imprenditore deve puntare e solo i rifiuti non
recuperati devono essere smaltiti in condizioni di
sicurezza.
Il rifiuto, da onere ambientale, deve divenire
un’opportunità di sviluppo.
Negli ultimi decenni si sono avviati cambiamenti
all’interno dei processi industriali e dei servizi e
modifiche nelle tecnologie utilizzate per ridurre
l’inquinamento, e abbattere le emissioni. Si è
perseguita l’efficienza energetica e l’innovazione
ambientale, attraverso il miglioramento delle
prestazioni ambientali dei prodotti immessi sul
mercato e delle potenzialità di riutilizzo e recupero
a fine vita.
Nelle imprese, una corretta gestione dei temi
ambientali si traduce nella riduzione di
» consumi energetici
» utilizzo di materie prime
» produzione dei rifiuti
» emissioni inquinanti (nell’aria, nell’acqua e nel
suolo)
e in un netto miglioramento di
» prodotti eco-compatibili
» condizioni di lavoro degli addetti
» competitività.
Ma pensare e agire in modo “sostenibile” non
riguarda solo le attività produttive.
Tutti noi, famiglie, Comuni, scuole, dobbiamo
impegnarci perché anche l’ambiente in cui viviamo,
per quanto piccolo e ristretto, venga sempre
tutelato e garantito.
„3ƒ
4. il testo unico ambientale
È il Dlgs 152/2006 (Tua, Testo Unico
Ambientale) il provvedimento nazionale
cui fare riferimento in materia di
» valutazione impatto ambientale,
valutazione ambientale strategica,
autorizzazione unica
» difesa del suolo e tutela delle acque
» rifiuti, bonifiche e sistema di
tracciamento telematico delle
relative operazioni (“Sistri”)
» tutela dell’aria
» danno ambientale
„4ƒ
Dalla sua entrata in vigore - 29 aprile
2006 - il testo di legge ha subito
numerose modifiche e integrazioni;
vi sono anche numerose direttive Ue
relative alla materia (come i Regolamenti
su import/export dei rifiuti ed “end of
waste”), e regole direttamente applicabili
nell’ordinamento statale senza necessità
di essere approvate da leggi nazionali.
Unico è il tema ispiratore della normativa
comunitaria per la tutela dell’ecosistema
ambientale: il principio “chi inquina
paga”, declinato in tutte le aree
tematiche coperte dal Tua.
5. ¢
gestione rifiuti
La gestione dei rifiuti in Italia è
disciplinata dalla Parte quarta del Testo
Unico Ambientale (Dlgs 152/2006 e
successive modifiche) dedicata ai rifiuti e
alle bonifiche.
La Legge prevede una serie di obblighi a
carico di chi è coinvolto nella gestione dei
rifiuti, distinti in base alle caratteristiche
del produttore e alla tipologia dei rifiuti
prodotti (cittadino, amministrazione
o impresa che produce rifiuti speciali,
pericolosi, ecc.).
„5ƒ
Gli obblighi si riferiscono a tutte le fasi
della gestione dei rifiuti, dalla raccolta
alla tenuta della documentazione
per la tracciabilità, fino all’iscrizione
all’Albo gestori ambientali per l’esercizio
di specifiche attività. La mancata
osservanza delle disposizioni è
accompagnata da pesanti sanzioni a
carico di imprese e cittadini.
Ne risulta un quadro molto complesso
dovuto alla necessità di coordinare
disposizioni di normative non omogenee
e in continua evoluzione.
6. ¢
gestione rifiuti
che cos’è un rifiuto
Per rifiuto si intende “qualsiasi sostanza
od oggetto di cui il detentore si disfi o
abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di
disfarsi” (art.183, comma 1, lettera a Dlgs
152/2006).
il codice europeo dei rifiuti
I rifiuti sono individuati in base al Codice
Cer (Codice europeo dei rifiuti), catalogati
in base al loro settore di provenienza o, in
alcuni casi, in base alla loro origine.
Nel Codice europeo dei rifiuti si specifica
che un materiale incluso nell’elenco non
è in ogni caso un rifiuto, ma solo quando
esso ne soddisfa la definizione.
Come leggere il Codice Cer
Le tipologie di rifiuti sono individuate da
un codice a 6 cifre di cui:
XX = attività che generano il rifiuto
YY = processo specifico all’interno
dell’attività
ZZ = singola tipologia di rifiuto
Esempio: 15.01.02
» 15 = rifiuti di imballaggio, assorbenti, stracci,
materiali filtranti e indumenti protettivi (non
specificati altrimenti)
»
01 = imballaggi (compresi i rifiuti urbani di
imballaggio oggetto di raccolta differenziata)
»
02 = imballaggi in plastica
Distinzione dei rifiuti
secondo l’origine
rifiuti
urbani
„6ƒ
rifiuti
speciali
secondo la
pericolosità
rifiuti
pericolosi
rifiuti non
pericolosi
I codici a specchio
ci sono rifiuti che
possono essere descritti
sia con un codice Cer
pericoloso che con uno
non pericoloso (es. Cer
08.01.11* pitture e vernici di
scarto, contenenti solventi
organici o altre sostanze
pericolose; Cer 08.01.12
pitture e vernici di scarto,
diverse da quelle di cui alla
voce 08.01.11). In questo
caso solo tramite un’analisi
è possibile attribuire una
corretta classificazione.
7. ¢
gestione rifiuti
gli adempimenti
Analisi obbligatorie
Quando
» Conferimento in discarica
» Conferimento ad attività di recupero
rifiuti in regime semplificato
» Al primo conferimento
» Ad ogni variazione significativa del
processo che ha originato i rifiuti
» Almeno una volta all’anno
Quando siamo in presenza
di codici a specchio
Per identificare correttamente il rifiuto
Analisi non obbligatorie
Conferimento ad attività
di recupero rifiuti in regime ordinario
Le analisi chimiche sui rifiuti possono
essere suddivise in analisi di
» classificazione: stabiliscono se un rifiuto
è pericoloso o no
» caratterizzazione: forniscono una
esauriente descrizione del rifiuto, delle
sue componenti, delle sue caratteristiche
chimico-fisiche
» smaltimento/recupero: verificano
l’ammissibilità ad un certo tipo di
destinazione
» prescrittive: richieste da provvedimenti
autorizzativi o degli Enti di controllo.
Quando
Se richieste da titolare dell’impianto
Ecotossicità
A partire dall’entrata in
vigore del Dlgs 205/2010
(ovvero dal 25 dicembre
2010), la valutazione
dell’ecotossicita è
obbligatoria ai fini della
classificazione dei rifiuti.
I criteri per l’attribuzione
di tale caratteristica,
rimandano a quanto
previsto dalla normativa
europea in materia
di classificazione,
etichettatura ed
imballaggio di sostanze e
preparati pericolosi.
Confartigianato
Imprese Varese, offre
ai propri associati il
servizio per la classificazione, l’analisi
e lo smaltimento dei rifiuti tramite
aziende autorizzate.
Per info: tel. 0332 256111
„7ƒ
8. ¢
gestione rifiuti
PAROLA D’ORDINE: RICICLARE
Sono moltissimi i materiali che,
opportunamente selezionati, possono
essere riciclati consentendo il loro quasi
totale recupero per ulteriori utilizzi.
A questo scopo esistono i consorzi
nazionali per il recupero e riciclo dei
materiali. Questi i principali:
Carta e cartone
Comieco - www.comieco.org
Vetro
Coreve - www.coreve.it
il simbolo del riciclo
La prima freccia
indica la
separazione
alla sorgente,
ad esempio la
rimozione del materiale dai
rifiuti e la consegna per
la successiva raccolta in
contenitori specializzati.
La seconda freccia
simboleggia il trattamento
del materiale.
La terza freccia rappresenta
la reimmissione del nuovo
prodotto sul mercato.
Alluminio
Cial - www.cial.it
Plastica
Corepla - www.corepla.it
Pneumatici
ecopneus - www.ecopneus.it
Rifiuti metallici
CNA - www.consorzio-acciaio.org
Raee
Re media - www.consorzioremedia.it
Legno
rilegno - www.rilegno.org
Batterie e pile
cobat - www.cobat.it
Olio esausto
coou - www.coou.it
„8ƒ
inerti
I rifiuti inerti sono prodotti
nel settore dell’edilizia
durante la demolizione di
edifici o di pareti, solai,
muri di cinta ecc.
Il riciclaggio dei rifiuti
inerti riguarda sia la
cosiddetta frazione lapidea,
ossia quella composta
da mattoni, malte e
calcestruzzi, sia i singoli
materiali contenuti nei
rifiuti come residui ferrosi e
legnosi.
9. ¢
gestione rifiuti
CHI E’ IL PRODUTTORE
DEI RIFIUTI
Produttore del rifiuto è il soggetto la cui
attività produce rifiuti o chiunque effettui
operazioni di pretrattamento, miscelazione
o altre operazioni che hanno
modificato la natura o la composizione
dei rifiuti. Il produttore di rifiuti è sempre
colui il quale pone materialmente in essere
una determinata attività dalla quale si
generano rifiuti. Nella maggior parte dei
casi è anche “detentore”, cioè colui che ne è
in possesso.
RESPONSABILITA’ DEL
PRODUTTORE DI RIFIUTI
IL PRODUTTORE NON SI libera
DELLA RESPONSABILITÀ DEI
SUOI RIFIUTI SEMPLICEMENTE
CONSEGNANDOLI AL
TRASPORTATORE TERZO,
MA CONSERVA L’ONERE DI
VIGILANZA CIRCA IL BUON
ESITO DEL VIAGGIO DEI RIFIUTI
VERSO IL SITO FINALE. questo
DEVE ESSERE NECESSARIAMENTE
CONOSCIUTO E VERIFICATO
SIA DAL PRODUTTORE CHE DAL
TRASPORTATORE AL MOMENTO
DELLA PARTENZA.
ONERI A CARICO DEL PRODUTTORE DEI RIFIUTI
Caratterizzare
il rifiuto
Il produttore ha l’onere di attribuire il Codice Cer al rifiuto prodotto
anche eventualmente affidandosi a laboratori accreditati per la caratterizzazione del rifiuto.
Controllare
le autorizzazioni
Il produttore ha l’onere di verificare le autorizzazioni del trasportatore
incaricato e dell’impianto di recupero/smaltimento al quale spedisce
il rifiuto. Il produttore di rifiuti conserva l’onere del corretto avvio
allo smaltimento o recupero fino alla destinazione finale senza
possibilità di “cessione” a terzi della sua responsabilità.
E’ esclusa solo in caso di conferimento dei rifiuti al servizio pubblico di
raccolta o a soggetti autorizzati alle attività di recupero o di smaltimento.
Accertarsi
del rispetto
delle norme
Il produttore deve accertarsi che i vari detentori di tali rifiuti (stoccatori,
trasportatori, ecc.) abbiano rispettato le norme tecniche e le condizioni
specifiche previste per la singola tipologia di rifiuti impiegati.
Gli oneri relativi alle attività di smaltimento sono a carico del produttore che consegna i rifiuti ad un raccoglitore autorizzato o ad un
soggetto che effettua le operazioni di smaltimento.
„9ƒ
10. ¢
gestione rifiuti
ciclo del rifiuto dalla produzione allo smaltimento
Rifiuto
pericoloso
/
Classificazione
e etichettaturA
sistri
Iscrizione come
produttore
Deposito
temporaneo
La normativa prevede un
tempo massimo entro il
quale i rifiuti stoccati in
azienda devono essere
smaltiti
Registrazione
Nel Registro di carico e
scarico entro 10 gg dalla
produzione del rifiuto
obbligo di smaltimento
I rifiuti devono essere raccolti ed avviati
alle operazioni di recupero o di smaltimento secondo una delle seguenti modalità alternative, a scelta del produttore
dei rifiuti:
» con cadenza almeno trimestrale,
indipendentemente dalle quantità in
deposito
» quando il quantitativo di rifiuti in deposito raggiunga complessivamente i 30
metri cubi di cui al massimo 10 metri
cubi di rifiuti pericolosi.
„10ƒ
E’ consentito il “raggruppamento dei rifiuti
effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui
sono prodotti”:
» con cadenza almeno bimestrale, se il quantitativo di rifiuti non supera i 10 mc
» con cadenza almeno trimestrale, se il quantitativo di rifiuti non supera i 20 mc
» il deposito temporaneo NON può protrarsi oltre
un anno.
La modalità di smaltimento annuale è conveniente per le imprese che producono piccole
quantità di rifiuti, perché possono così evitare il
costo di conferimenti troppo frequenti.
11. ¢
gestione rifiuti
Registrazione
del carico / scarico
Nel registro di carico e scarico
entro 10 gg dallo scarico
Smaltimento
dei rifiuti
entro la scadenza del
deposito temporaneo
Formulario
FORMULARIO DI
IDENTIFICAZIONE DEL RIFIUTO
» Deve essere compilato prima di ogni movimentazione di rifiuti.
» E’ redatto in quattro copie di cui la prima resta al produttore, la seconda va al trasportatore, la terza al destinatario e la quarta torna
al produttore.
» La copia deve essere poi conservata per 5 anni
unitamente al Registro di carico e scarico.
» Può non essere compilato:
> se il trasporto dei rifiuti urbani è effettuato da
chi gestisce il servizio pubblico;
> per i trasporti di piccole quantità di rifiuti NON
pericolosi (max 30 kg/30l) in modo saltuario.
Sistri
per i produttori
Dal 3 marzo 2014
Registro carico / scarico
E’ tenuto dai produttori di rifiuti pericolosi
e non pericolosi derivanti da attività industriali, artigianali e di smaltimento rifiuti.
Deve essere:
» vidimato dalla Camera di Commercio
prima della compilazione
» completo in ogni sua parte
» compilato ed eventualmente corretto a
penna (non usare matite o bianchetti)
» compilato entro i 10 gg lavorativi dal
carico/scarico
» conservato per 5 anni.
„11ƒ
12. ¢
gestione rifiuti
ORGANIZZAZIONE
DEL DEPOSITO
Etichettatura
Deve esserci un’etichetta o un cartello
che descriva il tipo di rifiuto che è in
deposito.
CER 16.01.07
filtri dell’olio
+
R
Divieto di miscelazione
Tra rifiuti pericolosi e non pericolosi.
ATTENZIONE A:
» ACCESSIBILITÀ, CHIUSURE E
RECINZIONI
» DISTANZA E SEPARAZIONE DA
INSEDIAMENTI CONFINANTI
» AREAZIONE DEL LOCALE
» DOTAZIONI DI PROTEZIONE E
SICUREZZA
» PROTEZIONI CONTRO GLI
AGENTI ATMOSFERICI
» SERBATOI E CONTENITORI DI
RIFIUTI LIQUIDI
» BASAMENTI DEI DEPOSITI IN
CUMULI
» CARTELLONISTICA
I liquidi devono avere idonei bacini di
contenimento:
» devono essere posizionati sotto i
recipienti di sostanze pericolose
» devono riuscire a contenere almeno
1/3 del volume che vi è stoccato sopra.
Il deposito deve essere situato in
un’area coperta e pavimentata.
L’area di deposito temporaneo deve
essere ben identificata con opportuna
segnaletica e l’utilizzo dei corretti
contenitori per i rifiuti.
„12ƒ
13. ¢
gestione rifiuti
LE AUTORIZZAZIONI
PER IL TRASPORTO
L’autorizzazione per il trasporto
in conto proprio
Le autorizzazioni di trasportatori
e smaltitori.
Le aziende che intendono trasportare
i propri rifiuti prodotti, devono
richiedere e ottenere l’autorizzazione
presso l’Albo Gestori Ambientali fornendo
le targhe dei mezzi che verranno utilizzati
per il trasporto. Il contributo all’Albo per il
trasporto in conto proprio di rifiuti è pari a
50 euro all’anno.
Il produttore di rifiuti deve farsi
rilasciare copia delle autorizzazioni
dei trasportatori e degli smaltitori che
ritirano e gestiscono i rifiuti.
I trasportatori e gli smaltitori devono
essere autorizzati per il tipo di rifiuto
trasportato o trattato. L’autorizzazione
viene chiesta all’Albo Nazionale Gestori
Ambientali per i trasportatori e alla
Provincia o Regione di competenza per gli
impianti di smaltimento.
Limiti di quantità trasportabili
Rifiuti pericolosi
Rifiuti
non pericolosi
30 Kg/L al giorno
Illimitatamente
Confartigianato
Imprese Varese offre
ai propri associati il
servizio di iscrizione e variazione
all’Albo gestori della Lombardia per il
trasporto in conto proprio dei rifiuti.
Per info: tel. 0332 256111
„13ƒ
14. ¢
gestione rifiuti
I PNEUMATICI FUORI USO
Sulla base del principio”chi inquina paga”, i
responsabili della raccolta e del recupero dei
pneumatici fuori uso (Pfu) sono i produttori
e gli importatori di pneumatici, i quali
devono raccogliere e gestire annualmente
quantità di pneumatici fuori uso (Pfu) di
qualsiasi marca almeno equivalenti alle
quantità degli pneumatici che hanno
immesso nel mercato del ricambio nell’anno
solare precedente.
IL CONTRIBUTO
AMBIENTALE
PER I RIVENDITORI DAL 2011 C’È
L’OBBLIGO DI RISCOSSIONE
DEL CONTRIBUTO CHE DOVRÀ
ESSERE INDICATO IN MODO
CHIARO IN UNA RIGA SEPARATA
NELLA FATTURA DI VENDITA.
IL CONTRIBUTO AMBIENTALE
NON È A IMPORTO FISSO MA
VARIABILE, IN RELAZIONE AL
TIPO DI PNEUMATICO E AL SUO
PESO.
OBBLIGHI DEL PRODUTTORE DI PFU
Produttore Pfu
(gommista iscritto all’Albo Imprese Artigiane
della Camera di Commercio come artigiano)
» tenuta e conservazione del Registro di carico e
scarico in qualità di produttore
» invio del Mud alla Camera di Commercio entro
il 30 aprile di ogni anno (solo se ha più di 10
dipendenti)
» compilazione del formulario per il trasporto e
conservazione della I e della IV copia per 5 anni
Produttore Pfu
(gommista iscritto al Registro Imprese
Camera di Commercio come commerciante)
» compilazione del formulario per il trasporto e
conservazione della I e della IV copia per 5 anni
„14ƒ
15. ¢
gestione rifiuti
I RIFIUTI DA APPARECHIATURE
ELETTRICHE ED ELETTRONICHE (RAEE)
I Raee sono i rifiuti da apparecchiature
elettriche ed elettroniche inclusi tutti i
componenti ed i materiali che sono parte
integrante del prodotto nel momento in cui
si decide di disfarsene. Sono soggetti a una
disciplina separata rispetto agli altri rifiuti.
Il Sistema nazionale di gestione dei Raee
consente recuperare materiali e componenti e
permette all’economia del riciclo di questi rifiuti
di crescere.
RACCOLTA E
TRASPORTO DEI RAEE
LE ATTIVITÀ DI
RACCOLTA E DI
TRASPORTO DEI
RAEE DEVONO
ESSERE EFFETTUATE
PREVIA ISCRIZIONE AD
UNA SEZIONE SPECIALE
DELL’ALBO GESTORI. PER
ISCRIVERSI, I DISTRIBUTORI E I
TRASPORTATORI INVIANO LE
RISPETTIVE COMUNICAZIONI
CON I PROPRI DATI E IL
VERSAMENTO DI 50 €
lo schema generale del sistema raee
consegna aee con ecocontributo
distribuzione
cittadini
ritira vecchia aee
consegna
aee con
ecocontributo
raccolta RAEE
consegna vecchia aee
e diventa raee
piazzole ecologiche
e comunali
produttore aee
centri privati
organizzano
recupero
finanzia il
sistema
aderisce ai
consorzi
recupero
riciclo raee
16. ¢
gestione rifiuti
La Tassazione
ambientale locale
Tarsu, Tia, Tares, e ora, Tari: la continua
evoluzione normativa di questi anni in
materia di tassazione locale nei tributi
sullo smaltimento dei rifiuti, insieme al
proliferare delle tematiche legate a tale
tema, hanno giustamente preoccupato
imprese e cittadini.
In particolare la Tares – la cui tariffa è
commisurata alla quantità e qualità di
rifiuti prodotti per unità di superficie,
in relazione agli usi e all’attività - è
ancora al centro di un confronto con
le Amministrazioni locali: per verificare
l’applicazione del tributo sulla base
del principio di “chi inquina paga” (da
calcolare quindi sull’effettiva produzione
di rifiuti indifferenziati).
A questo scopo il “Regolamento tipo”,
elaborato da Confartigianato Varese e
condiviso con tutte le Amministrazioni
della Provincia, è lo strumento privilegiato
per una equa e condivisa gestione della
tassazione locale sui rifiuti.
„16ƒ
Anche per la futura Tari si prospetta
un confronto simile con i Comuni,
affinché non vengano applicati in modo
indiscriminato coefficienti elevati, bensì
tariffe equilibrate e giustificate.
Per un’impresa che gestisce
correttamente i rifiuti prodotti, nel
rispetto di tutte le normative vigenti,
è possibile verificare la corretta
applicazione del tributo, rispetto alla
tipologia di attività e alla superficie
assoggettata. E’ inoltre possibile, dati
alla mano, fare pressione e leva sulle
Amministrazioni affinché, nel momento
della predisposizione dei Piani finanziari,
non applichino su questa voce di bilancio
costi impropri, coefficienti ingiustificati,
con conseguenti inevitabili disparità di
trattamento anche tra territori limitrofi.
Confartigianato
Imprese Varese è
a disposizione delle
imprese per verificare la corretta
applicazione della Tassa sui rifiuti
nelle singole aziende per richiedere
eventuali riduzioni della superficie
soggetta.
Per info: tel. 0332 256111
17. ¢
SOSTANZE E MISCELE PERICOLOSE
La normativa sulle sostanze e miscele
pericolose ha avuto negli ultimi anni in
Europa modifiche davvero sostanziali
attraverso l’adozione di due Regolamenti
comunitari:
» Reach (Regolamento 1907/2006) –
Registration Evaluation Autorization and
restriction of Chemicals (Registrazione,
valutazione, autorizzazione e restrizione
delle sostanze chimiche),
» Clp (Regolamento 1272/2008) –
Classification Labelling and Packaging
(Classificazione Etichettatura e
Imballaggio),
che abrogano e sostituiscono le precedenti
Direttive in materia.
Obiettivo di entrambi i Regolamenti è
quello di assicurare un elevato livello
di protezione della salute dell’uomo e
dell’ambiente.
Con il Reach si vogliono far circolare
nel mercato globale le informazioni
sulle sostanze lungo tutta la catena di
rifornimento, dal produttore/importatore
fino all’utilizzatore professionale (a valle).
Il Clp introduce in Europa un nuovo regime
sulla classificazione, l’etichettatura e
l’imballaggio da adottare per tutte le
sostanze e le miscele.
„17ƒ
18. ¢
sostanze e miscele pericolose
LE SOSTANZE PERICOLOSE E IL CLP
COSA PREVEDE IL CLP
» NUOVI CRITERI DI
CLASSIFICAZIONE DELLE
SOSTANZE E DELLE MISCELE
PERICOLOSE
» NUOVO SISTEMA DI
ETICHETTATURA
» AGGIORNAMENTO DELLA
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
CHIMICO DA AGENTI
CHIMICI PERICOLOSI,
CANCEROGENI E MUTAGENI
» AGGIORNAMENTO, DA PARTE
DEL DATORE DI LAVORO,
DELLA FORMAZIONE
ED INFORMAZIONE AI
LAVORATORI CIRCA LA
NUOVA ETICHETTATURA
DI PERICOLO RIPORTATA
SUI CONTENITORI E SUGLI
IMPIANTI
» AGGIORNAMENTO
DELLA SEGNALETICA DI
SICUREZZA IN BASE AI NUOVI
PITTOGRAMMI
Le sostanze (e miscele) pericolose sono
tutte quelle classificate come tali dal
Regolamento 1272/2008 Clp.
Il Regolamento Clp è in vigore dal 20
gennaio 1999 e prevede un periodo di
contestuale uso del vecchio sistema fino al
1° giugno 2015, data entro la quale tutte
le sostanze saranno state “aggiornate”.
Helpdesk nazionale CLP:
www.iss.it/hclp
Helpdesk nazionale REACH:
www.reach.sviluppoeconomico.gov.it
miscele
sostanze
1/12/2010
Tutte le
sostanze
* facoltativo
per miscele
Immesse sul
mercato prima
del 1/12/2010
Tutte le miscele
Immesse sul
mercato prima
del 1/6/2015
1/12/2012
1/12/2015
CLP+DSP
CLP - DPP se miscele *
obblighi
1/12/2017
CLP
cLassificazione
CLP *
DSP
etichettatura,
imballaggio
CLP
DPP
clAssificazione,
etichettatura,
imballaggio
CLP
DPP
CLP
DPP > Direttiva Preparati Pericolosi 199/45/CE - DSP > Direttiva Sostanze Pericolose 67/548/CEE
etichettatura
imballaggio
19. ¢
sostanze e miscele pericolose
L’Etichettatura delle sostanze
Ogni sostanza deve presentare
un’etichetta posta sul contenitore che
riassume le informazioni sul prodotto:
» nome della sostanza
» dati del produttore importatore e
distributore
» pittogrammi di pericolo
» frasi di rischio e di sicurezza.
L’etichetta non deve essere rimossa,
cancellata o coperta.
Per informazioni più complete deve essere
consultata la Scheda di sicurezza.
I nuovi pittogrammi di pericolo gialli
conformi al Clp stanno ormai sostituendo i
vecchi simboli arancioni e neri.
LA SCHEDA DI SICUREZZA
DESCRIVE LE CARATTERISTICHE
DELLA SOSTANZA NONCHÉ LE
MISURE DI PRIMO SOCCORSO E
ANTINCENDIO, L’USO SICURO,
IL METODO DI SMALTIMENTO
E ALTRE INFORMAZIONI UTILI
PER LA SICUREZZA DELL’UOMO
E DELL’AMBIENTE. ELEMENTO
NUOVO SONO gli “SCENARI
DI ESPOSIZIONE” CHE
INDICANO LE CONDIZIONI DI
USO SICURO:
» ALL’INTERNO DELL’AZIENDA
» da parte DEI CLIENTI
NEI LORO PROCESSI O
PRODOTTI
» DA PARTE DI AZIENDE A CUI
I CLIENTI FORNISCONO
SOSTANZE CHIMICHE.
DEVE ESSERE RILASCIATA DAL
FORNITORE DEL PRODOTTO,
NELLA LINGUA UFFICIALE
DELLO STATO IN CUI VIENE
IMMESSA, SPONTANEAMENTE E
GRATUITAMENTE.
„19ƒ
20. ¢
emissioni in atmosfera
Il Testo Unico Ambientale (Dlgs 152/
2006) regolamenta anche tutte le
emissioni che vengono generate dalle
attività produttive e da taluni impianti di
tipo civile.
Con il Tua si sono abrogati ben
diciannove provvedimenti in materia
di tutela dell’aria, tra cui quello sugli
„20ƒ
impianti industriali (Dpr 203/1988) e
sulle caratteristiche dei combustibili
(Dpcm 8 marzo 2002).
Tra i provvedimenti più significativi
vi è l’obbligo di autorizzazione per le
emissioni in atmosfera.
21. ¢
emissioni in atmosfera
CHE COSA SONO
LE EMISSIONI IN ATMOSFERA
E’ un’emissione “artificiale” qualsiasi
sostanza solida, liquida o gassosa
introdotta nell’atmosfera, proveniente
da un impianto, che possa produrre
inquinamento atmosferico.
L’inquinamento atmosferico è l’immissione
nell’aria di sostanze che ne alterano la
salubrità e costituiscono un pericolo diretto
o indiretto per la salute e per i beni pubblici
e privati.
Oltre a emissioni di carattere industriale,
esistono emissioni civili che provengono
per lo più dagli impianti di riscaldamento
domestico e dal traffico auto e
motoveicolare. Questi fenomeni provocano
enormi immissioni in atmosfera di benzene,
PM10 e di ozono.
L’OBBLIGO
DI AUTORIZZAZIONE
La normativa prevede l’obbligo a
presentare domanda di autorizzazione per
le emissioni in atmosfera, le imprese il cui
ciclo produttivo, o le cui fasi di lavorazione,
producono emissioni inquinanti verso
l’ambiente esterno. La Provincia è l’autorità
competente al rilascio, al rinnovo e al
riesame delle autorizzazioni alle emissioni
in atmosfera.
LE AUTORIZZAZIONI
» AUTORIZZAZIONE INTEGRATA
AMBIENTALE
» EMISSIONI IN VIA ORDINARIA
» EMISSIONI IN DEROGA (ex art.
272 c.2 e ex art. 272 c.1)
» IMPIANTI E ATTIVITÀ
SCARSAMENTE RILEVANTI (ex
“poco significativo”).
attenzione
Per pulitintolavanderie a
ciclo chiuso è prevista
l’autorizzazione in deroga.
Confartigianato Imprese
Varese assiste le imprese
per la compilazione e
l’inoltro dell’autorizzazione per le
emissioni in atmosfera.
Per info: tel. 0332 256111
„21ƒ
22. ¢
emissioni in atmosfera
L’autorizzazione per
le emissioni
in via ordinaria
I gestori degli stabilimenti devono
presentare domanda di autorizzazione
in via ordinaria in caso di:
» nuovo stabilimento
» trasferimento di stabilimento
» modifica sostanziale
» rinnovo autorizzazione esistente.
STABILIMENTO
SI DEFINISCE STABILIMENTO
UN COMPLESSO UNITARIO E
STABILE, CHE SI CONFIGURA
COME UN COMPLESSIVO
CICLO PRODUTTIVO,
SOTTOPOSTO AL POTERE
DECISIONALE DI UN UNICO
GESTORE, IN CUI SONO
PRESENTI UNO O PIÙ IMPIANTI
O SONO EFFETTUATE UNA O
PIÙ ATTIVITÀ CHE PRODUCONO
EMISSIONI.
Calendario per la presentazione delle domande di rinnovo delle
autorizzazioni alle emissioni in atmosfera e per le lavorazioni meccaniche
ad oggi non autorizzate in Provincia di Varese.
Data di presentazione della
domanda e/o data
dell’autorizzazione esistente
Data di presentazione della
Data di presentazione
domanda di rinnovo
della domanda di rinnovo dell’autorizzazione in caso di
dell’autorizzazione
lavorazioni meccaniche non
autorizzate
Fino al 31/12/1988
(ex art. 12 - del Dpr. n. 203/1988)*
Entro il 31/12/2011
Entro il 31/12/2011
Dal 01/01/1989 al 31/12/1995
Tra 01/01/2012
ed il 31/12/2012
Entro il 31/07/2012
Dal 01/01/1996 al 31/12/1999
Tra 01/01/2013
ed il 31/12/2013
Entro il 31/07/2012
Dal 01/01/2000 al 31/12/2002
Tra 01/01/2014
ed il 31/12/2014
Entro il 31/07/2012
Dal 01/01/2003 al 29/04/2006
Tra 01/01/2015
ed il 31/12/2015
Entro il 31/07/2012
„22ƒ
23. ¢
emissioni in atmosfera
LE ANALISI
Le autorizzazioni prescrivono che le
emissioni siano convogliate a camino
e che le emissioni omogenee vengano
confluite in numero minimo di camini.
I camini devono essere dotati di
tronchetti di campionamento per le
analisi periodiche sui fumi.
Il tipo di inquinante e la frequenza delle
analisi sono definite nell’autorizzazione.
REQUISITI DEI CAMINI
L’accesso di sicurezza
Il tecnico incaricato per il campionamento
deve poter accedere in modo agevole e
sicuro ai camini. L’accesso deve essere
garantito con un impianto di tipo fisso e
non mobile.
I tronchetti di campionamento
Per effettuare il prelievo degli inquinanti
l’operatore deve poter inserire la sonda
nel camino: per questo sono dotati di
tronchetti di campionamento.
Il loro numero e la loro posizione varia in
base alle dimensioni del camino, come
definito dalla norma Uni 10169. Riguardo
al posizionamento della sezione di
misurazione, questo
» deve essere posizionato su un tratto
rettilineo di almeno 7 diametri
» deve avere almeno 5 diametri a monte
e 2 a valle (5 se sfoga direttamente in
atmosfera).
Va sempre garantito l’accesso in modo
sicuro ed agevole perché l’operatore
possa muoversi con la sua attrezzatura.
Il punto di emissione (camino)
» deve essere di altezza superiore di
almeno un metro rispetto il colmo del
tetto,
» deve garantire la dispersione degli
inquinanti e dev’essere distante da
finestre.
L’identificazione
Ogni emissione deve essere numerata
ed identificata univocamente con scritta
indelebile del numero di emissione e del
diametro del camino in prossimità del
punto di prelievo.
Tronchetto di
campionamento
corretto.
Tronchetto di campionamento
non corretto: tratto rettilineo
a valle troppo breve per la
presenza di tratto curvo e con
variazione delle dimensioni.
Fonte: Arpa Erm
„23ƒ
24. ¢
emissioni in atmosfera
PIANO GESTIONE SOLVENTI
Per alcune tipologie di attività, le
autorizzazioni prevedono che l’azienda
presenti annualmente il Piano Gestione
Solventi, un documento per controllare
l’utilizzo di prodotti contenenti solventi e
le emissioni che ne derivano.
Tale piano deve essere preparato nel
caso si consumi un quantitativo di
solvente al di sopra di una determinata
soglia, che varia in base al tipo di attività
che genera l’emissione.
Nell’analisi del consumo di solvente
vengono prese in considerazione le
quantità che entrano e che escono, sia
nelle emissioni in atmosfera (aspirate a
camino o diffuse), sia come rifiuti che
come scarichi idrici.
Il Piano Gestione Solventi deve essere
redatto entro il 30 aprile di ogni anno.
per le lavanderie
impianto esistente al 12 marzo 2004?
SI
E’ stata inviata alla Regione la domanda di
Autorizzazione (DGR 23.12.2003 n. 20138)?
NO
NO
Adeguare gli impianti entro il 31 ottobre 2007
Inoltrare l’istanza di autorizzazione con 45 giorni
di anticipo sulla data di inizio attività.
(DGR 23.12.2003 n.20138)
Rispettare il limite di 20g/Kg di C.O.V.
entro ottobre 2007
Rispettare il limite di 20g/Kg di C.O.V.
A partire dalla data di inizio attività.
Registrare i dati per il Piano Gestione Solventi
a partire dal 31 ottobre 2007
Registrare i dati per il Piano Gestione Solventi a
partire dalla data di inizio attività.
Predisporre il Piano Gestione Solventi entro
il 30 aprile 2008 con i dati 31.10/31.12.2007
Predisporre il Piano Gestione Solventi entro il 30
aprile dell’anno successivo all’inizio attività con i
dati dall’inizio attività al 31.12
„24ƒ
25. ¢
emissioni in atmosfera
GLI IMPIANTI TERMICI CIVILI
Un impianto termico è qualsiasi impianto
di riscaldamento dotato di generatore
di calore, impianto di distribuzione e
apparecchi scaldanti (radiatori, pannelli
radianti, ecc..), alimentato con qualsiasi
tipo di combustibile (gas, gasolio, legna).
E’ un impianto termico l’insieme di più
apparecchi destinati a riscaldare un’unica
unità immobiliare, cioè più apparecchiature
singole con potenza superiore 4kW, se la
loro potenza complessiva è superiore o
uguale a 15 kW.
Ne è responsabile:
» l’occupante a qualunque titolo
(proprietario, inquilino, comodatario)
» l’Amministratore nel caso di impianti
centralizzati
» il Terzo responsabile eventualmente
nominato.
DOTAZIONE
DEGLI IMPIANTI TERMICI
Per prevenire le emissioni inquinanti
contenute negli impianti di
climatizzazione, questi devono essere
sottoposti a controlli ed essere dotati di:
» libretto d’impianto, se la potenza termica
è minore di 35kw
» libretto di centrale conforme, se la
potenza termica è maggiore di 35kw
» documenti che attestano le avvenute
manutenzioni periodiche necessarie a
garantire il rispetto dei valori limite di
emissione (allegato g/f e versamento
alla Provincia)
DICHIARAZIONE
DI CONFORMITÀ
AL TERMINE DEI LAVORI
L’IMPRESA INSTALLATRICE
DELL’IMPIANTO È TENUTA
A RILASCIARE QUESTO
DOCUMENTO CHE ATTESTA
CHE L’IMPIANTO È STATO
REALIZZATO NEL RISPETTO
DELLE NORME (’ART. 6 DEL
DM 37/2008). NEL CASO IN
CUI LA DICHIARAZIONE DI
CONFORMITÀ NON SIA STATA
PRODOTTA O NON SIA PIÙ
REPERIBILE, TALE DOCUMENTO
È SOSTITUITO, PER GLI IMPIANTI
ESEGUITI PRIMA DELL’ENTRATA
IN VIGORE DEL DM 37/2008,
dA UNA DICHIARAZIONE DI
RISPONDENZA, DA PARTE DI
UN PROFESSIONISTA ISCRITTO
ALL’ALBO PROFESSIONALE PER
LE SPECIFICHE COMPETENZE
TECNICHE RICHIESTE.
» prove di combustione e misura del
tiraggio almeno una volta l’anno per gli
impianti maggiori di 35kw,
» rapporto tecnico di prima accensione a
cura della ditta installatrice.
Controllo dei fumi deve avvenire con
cadenza:
» biennale: se la potenza termica
nominale è minore di 35kW
» annuale: se la potenza termica
nominale è maggiore di 35kW.
„25ƒ
26. ¢
emissioni in atmosfera
Le sanzioni a carico dei manutentori
per mancato invio della dichiarazioni,
redazione della denuncia, esecuzione del
controllo e redazione del rapporto, vanno
da un minimo di 50 euro a un massimo di
6.000 euro.
I CENTRI DI ASSISTENZA PER LE
IMPRESE DI INSTALLAZIONE E
MANUTENZIONE
Attraverso i Cait (Centri Assistenza
Impianti Termici) tutti gli installatori/
manutentori possono trasmettere
alla Provincia o ai Comuni e al catasto
regionale le dichiarazioni di avvenuta
manutenzione.
Frequenza - Salvo indicazioni più restrittive da parte
operazione
del costruttore dei componenti
Controllo e manutenzione
Almeno 1 volta ogni 2 anni
Impianti con P < 35kW (combustibile gassoso)
Controllo e manutenzione
Imp. 35 con P < 35kW (combustibile liquido o solido)
Controllo e manutenzione
Imp. 35 ≤ P < 116kW (comb. gassoso, liquido o solido)
Controllo e manutenzione
Imp. 116 ≤ P < 350kW (comb. gassoso, liquido o solido)
Controllo e manutenzione
Almeno 1 volta l’anno
Almeno 1 volta l’anno
Almeno 1 volta l’anno
Imp. P ≥ 350kW (comb. gassoso, liquido o solido)
C.A.I.T. VARESE
CENTRO ASSISTENZA IMPIANTI TERMICI
„26ƒ
Almeno 1 volta l’anno
Confartigianato Imprese
Varese è riconosciuta
dalla Regione Lombardia
come Centro Assistenza Impianti
Termici (Cait) e offre alle imprese
di installazione e manutenzione
associate il servizio di trasmissione
dei dati relativi alle dichiarazione di
avvenuta manutenzione al catasto
regionale.
27. ¢
emissioni in atmosfera
GLI IMPIANTI DI
CLIMATIZZAZIONE
E I GAS FLUORURATI
I gas fluorurati o Fgas (HFC, PFC e
SF6), noti anche come “gas serra”, sono
sostanze chimiche artificiali che, pur non
riducendo lo strato di ozono, presentano
un elevato potenziale di riscaldamento
globale. Per prevenire le emissioni dei
gas serra contenute negli impianti di
climatizzazione, sono previsti alcuni
obblighi.
Libretto d’impianto
Il gestore dell’impianto è tenuto a
custodire questo documento dove sono
registrate tutte le operazioni di recupero e
ricircolo del gas.
Controllo di fughe
Per prevenire le fughe gli impianti devono
essere sottoposti a controllo:
» annuale per impianto e apparecchiature
con un contenuto di gas compreso tra i
3-100 Kg
» semestrale: per impianti e
apparecchiature con un contenuto di
gas superiore ai 100 kg.
FGAS: IL REGISTRO DELLE
PERSONE E DELLE IMPRESE
QUALIFICATE
A gennaio 2013 anche in Italia è stato
approvato il decreto che dà compimento
al Regolamento Ce 842/2006 sui gas
fluorurati a effetto serra.
FGAS: HFC, PFC, SF6
HFC: SONO USATI NEGLI
IMPIANTI DI REFRIGERAZIONE
E DI CONDIZIONAMENTO
DELL’ARIA E NELLE POMPE DI
CALORE, O COME AGENTI
ESPANDENTI PER SCHIUME
AD ESEMPIO NEI SISTEMI
ANTINCENDIO
IPFC: SONO USATI NEL
SETTORE DELL’ELETTRONICA E
NELL’INDUSTRIA COSMETICA
E FARMACEUTICA MA
ANCHE NEGLI IMPIANTI DI
REFRIGERAZIONE
SF6: È USATO PRINCIPALMENTE
COME GAS DI ISOLAMENTO
E DI SPEGNIMENTO D’ARCO
NEI COMMUTATORI DI ALTA
TENSIONE
Il Decreto ha istituito il Registro Nazionale
delle persone e delle imprese qualificate
per l’utilizzo dei gas fluorurati ad effetto
serra, prevedendo l’obbligo di iscrizione
del personale addetto e delle imprese per
poter operare con i gas fluorurati.
„27ƒ
28. ¢
emissioni in atmosfera
fgas: IL PERCORSO PER OTTENERE LA QUALIFICAZIONE
Iscrizione del personale che svolge materialmente l’attività al Registro Fgas gestito
dalle Camera di Commercio, che rilascia un attestato di iscrizione. La sola iscrizione non
consente di operare nel rispetto della normativa.
Iscrizione dell’impresa (anche nel caso di ditta individuale) al Registro Fgas, gestito
dalle Camera di Commercio, che rilascia un attestato di iscrizione. La sola iscrizione non
consente di operare nel rispetto della normativa.
per refrigerazione
e antincendio
» Il personale sostiene e supera l’esame
teorico e pratico presso un organismo
di certificazione accreditato e riceve il
certificato definitivo.
per recupero Fgas da veicoli
» Il personale partecipa ad un corso
presso un organismo di attestazione
certificato e riceve l’attestato.
» L’impresa richiede e ottiene la
certificazione da un organismo di
certificazione a seguito della verifica
che l’impresa impieghi personale
certificato in numero congruo, che
abbia le attrezzature sufficienti e che
abbia un piano di qualità.
» L’impresa non è tenuta a fare alcuna
operazione.
» L’organismo di certificazione comunica
al Registro l’avvenuto rilascio dei
certificati.
» L’organismo di certificazione comunica
al Registro l’avvenuto rilascio
dell’attestato.
A questo punto sia il personale che l’impresa possono svolgere le attività di cui al Dpr 43/2012
Confartigianato Imprese
Varese organizza corsi
di formazione per la
qualificazione e assiste le imprese per
l’iscrizione al Registro.
Per info: tel. 0332 256111
„28ƒ
29. ¢
scarichi idrici
Anche la disciplina degli scarichi per la
tutela delle acque dall’inquinamento è
regolamentata dal Tua (Dlgs 152/2006) e
successive modificazioni.
I pilastri su cui si basa sono l’obbligo di
autorizzazione e il rispetto dei limiti di
emissione. Di fondamentale importanza
è l’adeguamento dei sistemi di fognatura,
collettamento e depurazione degli scarichi
nell’ambito del servizio idrico integrato.
„29ƒ
30. ¢
scarichi idrici
COSA SONO GLI SCARICHI IDRICI
Acque reflue industriali: qualsiasi tipo di
acque reflue scaricate da edifici o impianti
in cui si svolgono attività commerciali o
di produzione beni, diverse dalle acque
domestiche e dalle acque meteoriche di
dilavamento.
Acque reflue urbane: acque reflue
domestiche o il miscuglio di acque reflue
domestiche, di acque reflue industriali,
ovvero acque meteoriche di dilavamento
convogliate in reti fognarie, anche
separate, provenienti da agglomerato.
Scarico: qualsiasi emissione effettuata
esclusivamente tramite un sistema
stabile di collettamento che collega senza
soluzione di continuità il ciclo di produzione
del refluo con il corpo ricettore delle acque
superficiali, dal suolo, nel sottosuolo e in
rete fognaria, indipendentemente dalla
natura inquinante, anche sottoposte a
preventivo trattamento di depurazione.
Acque di scarico: tutte le acque reflue
provenienti da uno scarico.
„30ƒ
LE ACQUE METEORICHE
DI DILAVAMENTO
SONO LA “FRAZIONE
DELLE ACQUE DI UNA
PRECIPITAZIONE ATMOSFERICA”
CHE, NON INFILTRATA NEL
SOTTOSUOLO O EVAPORATA,
DILAVA LE SUPERFICI SCOLARI.
» ACQUE DI 1° PIOGGIA:
I PRIMI 5MM DI ACQUA
METEORICA DI DILAVAMENTO
UNIFORMEMENTE
DISTRIBUITA SU TUTTA LA
SUPERFICIE SCOLANTE
SERVITA DAL SISTEMA DI
COLLETTAMENTO.
» ACQUE DI 2° PIOGGIA:
SUCCESSIVe ALLE ACQUE
DI PRIMA PIOGGIA
NELL’AMBITO DELLO STESSO
EVENTO PIOVOSO, IN
RETI FOGNARIE, ANCHE
SEPARATE, PROVENIENTI DA
AGGLOMERATO.
IN ALCUNI TIPI DI
INSEDIAMENTI PRODUTTIVI,
LE ACQUE METEORICHE DI
DILAVAMENTO POSSONO
ESSERE ASSIMILATE ALLE ACQUE
REFLUE INDUSTRIALI NEL
CASO DILAVINO SOSTANZE
PERICOLOSE; PERTANTO
È NECESSARIO VALUTARE
se si e’ SOGGETTI AD
AUTORIZZAZIONE ANCHE PER
LE ACQUE METEORICHE.
31. ¢
scarichi idrici
GLI OBBLIGHI
Gli scarichi devono essere autorizzati
dall’autorità competente prima della loro
attivazione. L’autorizzazione vale per
quattro anni e deve esserne richiesto il
rinnovo con un anno di anticipo rispetto
alla scadenza.
Gli scarichi devono rispettare i valori
limite di emissione. Deve esserci un
punto accessibile per il campionamento
immediatamente a monte della immissione
nel recapito, tranne che per gli scarichi
domestici e quelli ad essi assimilati (servizi
igienici, lavatrici con cestello di portata
inferiore ai 20kg, ecc). Eventualmente
devono essere dotati di idoneo impianto di
depurazione.
ALCUNE DOMANDE
DA PORSI IN AZIENDA
» Da dove si preleva
l’acqua? Solo da
acquedotto oppure
anche da pozzi?
se si attinge acqua
da pozzi sotterranei
sarà necessaria una
concessione per farlo.
» Si utilizza acqua nel
ciclo produttivo?
Serve un impianto
di trattamento/
depurazione?
se si utilizza acqua
nel ciclo produttivo
si avranno degli
scarichi di tipo
industriale e pertanto
si dovranno richiedere
autorizzazione per lo
scarico e rispettare certi
limiti di inquinanti.
» Dove si scaricano le
acque reflue?
non si possono
scaricare acque reflue
industriali al suolo,
salvo particolari casi,
ma allacciandosi alla
fognatura.
„31ƒ
32. ¢
IMPATTO ACUSTICO
L’inquinamento da rumore, dovuto
alle varie attività umane, dal traffico
sempre crescente e dagli insediamenti
civili e industriali, è un problema di
vaste proporzioni a cui ha contribuito
a dare una risposta la “Legge quadro
sull’inquinamento acustico“ n. 447/95.
La Legge ha come obiettivo proprio la
determinazione dei principi fondamentali
„32ƒ
in materia di tutela dell’ambiente
dall’inquinamento acustico e prevede
anche l’obbligo di fornire, in modo chiaro
e inequivocabile, tutti gli elementi per
una previsione degli effetti acustici che
possono derivare dalla realizzazione di
qualsiasi opera, impianto o infrastruttura.
33. ¢
impatto acustico
COS’E’ L’INQUINAMENTO
ACUSTICO
Per inquinamento acustico si intende
l’introduzione di rumore nell’ambiente
(abitativo ed esterno) tale da provocare
fastidio o disturbo al riposo e alle
attività umane, pericolo per la salute,
deterioramento degli ecosistemi, dei beni
materiali, dei monumenti e dell’ambiente
stesso.
LA VALUTAZIONE
DI IMPATTO ACUSTICO
PREVISIONE DI IMPATTO
ACUSTICO
E’ ESEGUITA A SEGUITO
DELLA DOMANDA DI
AUTORIZZAZIONE
ALL’ESERCIZIO DELL’ATTIVITÀ
O MODIFICA DI ATTIVITÀ
ESISTENTI. E’ REALIZZATA
APPLICANDO MODELLI
NUMERICI DI CALCOLO
VERIFICATI ATTRAVERSO
ACCURATI RILIEVI STRUMENTALI.
» Deve essere redatta per tutti gli
insediamenti produttivi, per le
infrastrutture e per tutti i luoghi
ricreativi,
» è richiesta al momento della
presentazione di domande di licenza o
di autorizzazione all’esercizio di attività
produttive e ricreative, al momento
del cambio di gestore o in caso di
ampliamento, modifica e potenziamento
delle stesse,
» deve essere eseguita da tecnici
competenti,
» può essere richiesta dal Comune o
dall’Agenzia Regionale per la Protezione
dell’Ambiente (Arpa), ogni volta vi sia la
possibilità di disturbo nei confronti della
collettività.
„33ƒ
34. ¢
impatto acustico
LA ZONIZZAZIONE ACUSTICA
LE AREE ACUSTICHE
1. AREE PARTICOLARMENTE
PROTETTE
2. AREE RESIDENZIALI
3. AREE DI TIPO MISTO
4. AREE DI INTENSA ATTIVITÀ
UMANA
5. AREE PREVALENTEMENTE
INDUSTRIALI
6. AREE ESCLUSIVAMENTE
INDUSTRIALI
La zonizzazione acustica, o classificazione
acustica, è una speciale mappatura del
territorio comunale suddivisa in aree
acustiche omogenee.
Queste aree sono individuate in base alla
destinazione d’uso e alle caratteristiche
delle fonti sonore presenti.
Lo scopo della zonizzazione acustica
è quello di consentire un migliore
sfruttamento del territorio ottimizzando
la vivibilità e le possibilità di utilizzo delle
diverse aree.
Viene predisposta esclusivamente da
Tecnici competenti in acustica ambientale,
iscritti all’apposito Registro della Regione.
soglia dell’udibile
locale ben isolato
brusio in un bosco
tichettio orologio
bisbiglio
biblioteca
conversazione
aspirapolvere
attività in ufficio
transito auto
traffico nelle ore
di punta
camion
macchinari
industriali
discoteca
clacson
martello
pneumatico
motore jet
scala del rumore in decibel
0
10
15
20
25
35
50
55
60
70
80
90
100
110
120
130
140
nessun
problema
„34ƒ
possibile disturbo
del sonno
affaticamento
possibili danni psichici
danni psichici,
neurogenerativi, uditivi
soglia del dolore
danni all’udito
Confartigianato
Imprese Varese ha
propri esperti in materia
ed è in grado di fornire alle aziende
adeguata assistenza per realizzare
valutazioni di impatto acustico, rilievi
fonometrici e strumentali, bonifiche
acustiche, certificazioni acustiche per
macchinari e zonizzazioni acustiche
di aree lottizzabili.
Per info: tel. 0332 256111
35. ¢
amianto
L’uso dell’amianto in Italia è
vietato dal marzo 1992: la legge
n. 257/1992 “Norme relative alla
cessazione dell’impiego dell’amianto”
ne vieta l’estrazione, l’importazione,
l’esportazione, la commercializzazione e
la produzione.
I successivi decreti e circolari applicative
sono servite per definire la gestione
del potenziale pericolo derivato dalla
presenza di amianto negli edifici,
manufatti e coperture.
„35ƒ
La messa al bando dell’utilizzo delle fibre
di amianto ha determinato che, oggi, solo
gli operatori addetti allo smaltimento
dei prodotti contenenti amianto o alla
bonifica degli ambienti in cui è stato
utilizzato, risultino professionalmente
esposti.
36. ¢
bonifica dell’amianto
COS’E’ L’AMIANTO
L’amianto è un materiale dalla straordinaria
resistenza termica, lungamente utilizzato
fino agli anni ‘80 per produrre la miscela
cemento-amianto (Eternit) per vari usi
soprattutto in edilizia.
Le fibre di amianto sono molto nocive per
la salute e possono causare gravi danni
polmonari. Per legge dal 1992 non può
più essere utilizzato. Nonostante questo
rimangono ancora in circolazione numerosi
prodotti realizzati con questo pericoloso
materiale.
La Regione Lombardia ha definito il Piano
Regionale Amianto (Pral), con cui si obbliga
alla bonifica dei materiali contenti amianto
entro il 31 dicembre 2015.
„36ƒ
DOVE È NASCOSTO
L’AMIANTO
PER LE SUE CARATTERISTICHE
L’AMIANTO È UN MATERIALE
CHE SI PUÒ TROVARE IN
DIVERSI PRODOTTI COME:
» LASTRE PIANE O ONDULATE,
DI GRANDE FORMATO
» TUBI, CANALIZZAZIONI
E CONTENITORI PER
IL TRASPORTO E LO
STOCCAGGIO DI FLUIDI
» GUARNIZIONI DI ATTRITO PER
VEICOLI A MOTORE
» MACCHINE E IMPIANTI
INDUSTRIALI
» GUARNIZIONI DI ATTRITO
DI RICAMBIO PER VEICOLI A
MOTORE, E TRENI
» GUARNIZIONI DELLE TESTATE
PER MOTORI DI VECCHIO
TIPO
» GIUNTI, PIATTI STATICI E
GUARNIZIONI DINAMICHE
PER ELEMENTI SOTTOPOSTI A
FORTI SOLLECITAZIONI
» FILTRI ULTRAFINI PER LA
STERILIZZAZIONE E PER LA
PRODUZIONE DI BEVANDE E
MEDICINALI
» DIAFRAMMI PER PROCESSI DI
ELETTROLISI.
37. ¢
bonifica dell’amianto
AMIAnTO: COSA FARE
Nel caso in cui nella propria azienda (ma
anche nelle abitazioni private) siano
presenti oggetti in amianto (es. copertura
in Eternit) il proprietario o il responsabile
dell’attività deve
» conservare la documentazione sulla
collocazione dell’amianto nell’edificio
(planimetrie)
» informare gli occupanti dell’edificio
sulla presenza dell’amianto, sui rischi
potenziali e sui comportamenti da
adottare
» valutare lo stato di conservazione
del materiale attraverso l’applicazione
dell’Indice di degrado (così come richiesto
dalla Regione Lombardia).
A seguito delle perizia sarà definito il
tipo di intervento (rimozione, bonifica,
incapsulamento, confinamento ecc).
Il trattamento dell’amianto deve avvenire
secondo specifiche procedure ad opera di
una ditta specializzata e autorizzata.
Prima di procedere con la messa in
sicurezza o la rimozione dell’amianto è
obbligatorio presentare domanda all’Ente
competente nel territorio, attendere il
parere favorevole e poi procedere con
l’esecuzione e infine comunicare la
chiusura dei lavori.
LE DITTE AUTORIZZATE
ALLA RIMOZIONE E
SMALTIMENTO
LE IMPRESE CHE OPERANO
PER LO SMALTIMENTO E LA
RIMOZIONE DELL’AMIANTO
E PER LA BONIFICA DELLE
AREE INTERESSATE DEBBONO
ISCRIVERSI A UNA SPECIALE
SEZIONE DELL’ALBO.
SONO TENUTE AD ASSUMERE,
IN VIA PRIORITARIA, IL
PERSONALE GIÀ ADDETTO ALLE
LAVORAZIONI DELL’AMIANTO,
CHE ABBIA L’ABILITAZIONE
PREVISTA (PATENTINO). CHI
OPERA IN QUESTA ATTIVITÀ
SENZA ISCRIZIONE ALL’ALBO
È SOGGETTO A SANZIONI
AMMINISTRATIVE FINO A OLTRE
15.000 EURO.
Confartigianato
Imprese Varese offre
ai propri associati il
servizio di valutazione dell’Indice di
degrado dell’amianto grazie a tecnici
specializzati.
Per info: tel. 0332 256111
„37ƒ
38. ¢
certificazione energetica
La Direttiva Europea 2002/91/CE sul
rendimento energetico degli edifici
impone, che dal 2006, si debba procedere
alla certificazione energetica degli edifici
introdotta come principio in Italia dalla
Legge 10/91.
„38ƒ
La Regione Lombardia, prima in Italia, ha
adottato le norme per la certificazione
energetica degli edifici con la Legge
24/2006 (la disciplina complessiva
è contenuta nella Deliberazione n.
26/062007, n. 8/5018).
39. ¢
certificazione energetica
COS’E’ L’ ATTESTATO DI
CERTIFICAZIONE ENERGETICA
L’Ace, Attestato di Certificazione
Energetica, è un documento, redatto
nel rispetto delle norme regionali, che
attesta la prestazione energetica e le
caratteristiche energetiche di un edificio
in modo da consentire al cittadino una
valutazione di confronto rispetto ai valori di
riferimento previsti.
Deve essere redatto da un professionista
accreditato nell’apposito elenco regionale e
timbrato dal Comune di riferimento.
L’Ace serve a
» stimare il fabbisogno energetico di un
edificio e definirne la relativa classe
energetica
» identificare le abitazioni con minor
consumo energetico sul mercato
immobiliare
» valutare i possibili interventi migliorativi
per il risparmio energetico
» adempiere agli obblighi di legge in caso
di vendita o locazione immobiliare (atto
notarile).
OBBLIGO DELLA
CERTIFICAZIONE
ENERGETICA
L’ACE È PREVISTA IN CASO DI:
» CHIUSURA LAVORI
» ATTI DI TRASFERIMENTO A
TITOLO ONEROSO
» INCENTIVI O DETRAZIONI
» CONTRATTI SERVIZIO
ENERGIA
» CONTRATTI GESTIONE
IMPIANTI TERMICI
» LOCAZIONI ANNUNCI
COMMERCIALI.
UNA VOLTA PRODOTTO,
L’ATTESTATO DI CERTIFICAZIONE
ENERGETICA È VALIDO 10 ANNI.
Confartigianato
Imprese Varese
offre alle imprese
consulenza per i sopralluoghi e i
rilievi, lo svolgimento della pratica di
Certificazione e la trasmissione della
documentazione alla Regione e al
Comune di riferimento.
Per info: tel. 0332 256111
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40. ¢
certificazione energetica
LE DETRAZIONI AL 65% PER LA
RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA:
Sulle spese sostenute dal 6 giugno
2013 (data di entrata in vigore del Dl
63/2013) al 31 dicembre 2013, per gli
interventi di riqualificazione energetica
di edifici esistenti, è possibile ottenere
una detrazione fiscale del 65%. Per le
spese sostenute precedentemente la
detrazione era pari al 55%.
La detrazione spetta per le spese
sostenute, e rimaste a carico del
contribuente (per esempio non
incentivati dal Comune), per:
» interventi di riqualificazione energetica
di edifici esistenti
» interventi su edifici esistenti, parti di
edifici esistenti o unità immobiliari
„40ƒ
» installazione di pannelli solari per
la produzione di acqua calda per
usi domestici o industriali e per la
copertura del fabbisogno di acqua
calda in piscine, strutture sportive,
case di ricovero e cura, istituti scolastici
e università
» interventi di sostituzione di impianti di
climatizzazione invernale con impianti
dotati di caldaie a condensazione e
contestuale messa a punto del sistema
di distribuzione
» sostituzione di impianti di
climatizzazione invernale con pompe di
calore ad alta efficienza e con impianti
geotermici
» interventi di sostituzione di scaldacqua
tradizionali con scaldacqua a pompa di
calore dedicati alla produzione di acqua
calda sanitaria.
41. novità
AUA – Autorizzazione Unica Ambientale
L’Autorizzazione Unica Ambientale è il provvedimento istituito dal Dpr 13 marzo 2013 n. 59 che incorpora in un unico titolo diverse autorizzazioni ambientali
previste dalla normativa di settore. Possono essere
assorbite dall’Aua fino a sette autorizzazioni alle
quali si aggiungono gli altri permessi eventualmente
individuati da fonti normative regionali.
Chi la può chiedere
Le piccole e medie imprese e gli impianti non soggetti alla disciplina dell’Aia (Autorizzazione Integrata
Ambientale).
A chi si chiede
Allo Sportello unico per le attività produttive (Suap)
che la inoltra all’Autorità competente per la procedura.
Quando chiedere l’Aua
La richiesta deve avvenire in occasione della scadenza del primo titolo abilitativo da essa sostituito.
La domanda di Aua deve essere inoltrata per il rilascio, il rinnovo o l’aggiornamento di uno o più dei 7
titoli abilitativi.
Tempi e costi
Se l’Aua sostituisce atti ambientali per i quali la
conclusione del procedimento è inferiore o pari a 90
giorni, l’Autorità adotta il provvedimento entro 90 o
120 giorni e lo trasmette al Suap che rilascia il titolo.
Le spese e i diritti sono quelli previsti per i vari provvedimenti più eventuali diritti di istruttoria. La somma totale dei costi istruttori però non può superare
la somma totale di quello che il soggetto già pagava
per i vari titoli oggetto dell’Aua prima dell’entrata in
vigore della disciplina.
Durata e rinnovo
L’Aua ha una durata di 15 anni decorrenti dal rilascio.
In caso di attività di scarichi di sostanze pericolose
i gestori degli impianti almeno ogni 4 anni devono
presentare una dichiarazione di autocontrollo all’Autorità competente. La dichiarazione non influenza la
durata complessiva dell’Aua.
Il rinnovo deve essere chiesto almeno 6 mesi prima
della scadenza.
LE AUTORIZZAZIONI AMBIENTALI
CHE RIENTRANO NELL’AUA
1. AUTORIZZAZIONE AGLI SCARICHI DI
ACQUE REFLUE
2. COMUNICAZIONE PREVENTIVA PER
L’UTILIZZAZIONE AGRONOMICA
DEGLI EFFLUENTI DI ALLEVAMENTO,
DELLE ACQUE DI VEGETAZIONE DEI
FRANTOI OLEARI E DELLE ACQUE REFLUE
PROVENIENTI DALLE AZIENDE IVI PREVISTE
3. AUTORIZZAZIONE ALLE EMISSIONI IN
ATMOSFERA
4. AUTORIZZAZIONE DI CARATTERE
GENERALE ALLE EMISSIONI IN
ATMOSFERA
5. DOCUMENTAZIONE PREVISIONALE DI
IMPATTO ACUSTICO
6. AUTORIZZAZIONE ALL’UTILIZZO DEI
FANGHI DERIVANTI DAL PROCESSO DI
DEPURAZIONE IN AGRICOLTURA
7. COMUNICAZIONI IN MATERIA DI
RIFIUTI: AUTOSMALTIMENTO RIFIUTI ED
ESERCIZIO DI OPERAZIONI DI RECUPERO
DI RIFIUTI (PERICOLOSI E NON)
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Varese affianca le imprese
per la compilazione e l’invio
al Suap dell’Aua.
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Sede di Varese
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Sede di Gallarate
Viale Milano, 69
Sede di Busto Arsizio
Via F. Baracca, 5
Sede di Saronno
Via Sampietro, 112
Sede di Luino
Viale Dante, 49
Sede di Tradate
Via Del Carso, 35
Sede di Gemonio
Via Verdi, 24
a cura di: confartigianato imprese varese
servizio ambiente, sicurezza, medicina del lavoro
Finito di stampare novembre 2013
Stampa a cura di: grafica lavenese - laveno mombello (va)