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Il Risorgimento è donna IL RISORGIMENTO DELLE DONNE La donna da icona del patriottismo a patriota "L'amore di una madre per i figli non può nemmeno essere compreso dagli uomini ... Con donne simili una nazione non può morire." Giuseppe Garibaldi
“ Battaglie, moti rivoluzionari, Mazzini, Cavour, Garibaldi, la nascita dello stato italiano, del patriottismo e delle prime forme di democrazia.” Del Risorgimento conosciamo bene le figure maschili ma poco sappiamo delle donne che contribuirono alla nascita dell’Italia. Il Risorgimento  IL RISORGIMENTO
L'ITALIA PIANGENTE DI CANOVA Nella prima metà del 1800 la figura femminile iniziava già a rappresentare l’idea di patria e di sentimenti risorgimentali. Giuseppe Mazzini parlava nel  1840  dell’ ”Italia piangente” di Canova , realizzata per la tomba di Vittorio Alfieri in Santa Croce a Firenze. Sotto vesti ancora neoclassiche, rappresentava i valori e gli ideali di un  Romanticismo  che in Italia si farà portavoce del pensiero risorgimentale.  L’”Italia piangente” incarnava quindi  l’auspicio e la speranza  di una patria ritrovata nel ricordo di una patria perduta.
[object Object],[object Object],[object Object],IL ROMANTICISMO STORICO DI HAYEZ
[object Object]
Nel dipinto  “Un pensiero malinconico” , la malinconia è rappresentata da una giovane donna medievale:  proprio al  Medioevo  si rivolgeva l’attenzione degli Italiani, per ritrovare in quel periodo gli episodi che ne indicassero  l’orgoglio nazionale.
[object Object],[object Object],“… la patria vi è apparsa un giorno nei vostri sogni come una sorella disonorata dalla violenza, come una madre che perduto i suoi figli e che piange…”
Anche i  Macchiaioli , questa volta senza metafore o allegorie, si fecero cronisti degli eventi risorgimentali. Con pennellate veloci e macchie di colore, illustrarono sentimenti,eventi e battaglie. Le testimonianze Vincenzo Cabianca  - Le monachine   LE TESTIMONIANZE DAI MACCHIAIOLI
Giovanni Fattori  nel suo quadro  “La battaglia di Magenta”  rievoca uno degli  episodi della Seconda Guerra d’Indipendenza svoltasi a Magenta nel 4 giugno  1859 , fra gli eserciti franco-piemontese e austro-ungarico. Fu la battaglia più grande e sanguinosa del Risorgimento italiano. Pochi sanno che furono le donne dei paesi della zona a fare bende e legacci con le proprie lenzuola e con le strisce degli abiti per dare il  primo soccorso  ai migliaia di feriti, senza distinzione tra gli eserciti di appartenenza.
Henry Dunant, testimone diretto di quel massacro, impotente di fronte alle scene di dolore e di disperazione in seguito allo scontro, cercò invano medici, chirurghi e infermieri che potessero alleviare le sofferenze di tanti uomini.  Il numero dei feriti è così considerevole che è impossibile provvedervi. Bisognò ricorrere alla buona volontà degli abitanti del paese, radunando uomini e donne, procurando acqua, brodo, biancheria e bende, per soccorrere i feriti sui campi di battaglia.  Tornato a Ginevra, Dunant fondò  nel 1864 una Commissione di lavoro, il "Comitato ginevrino di soccorso dei militari feriti", prima cellula di quello che diventerà il Comitato Internazionale della Croce Rossa.   LA NASCITA DELLA CROCE ROSSA
Il fervore patriottico, le ansie, le aspettative, le speranze dei soldati al fronte sono condivisi da chi resta ad attenderli, le donne, i bambini, gli anziani. Sono i  protagonisti umili , illustrati da una pittura che scopre la nazione attraverso la natura,  l’esaltazione della famiglia , della casa, delle piccole grandi cose di ogni giorno. Cristiano Banti  – Riunione di contadine IL VALORE DELLA DONNA
La donna adesso rappresenta il  perno di un popolo che si risveglia . E’ al centro della famiglia ma lavora anche nei campi faticosamente, silenziosamente.        Silvestro Lega  - Il bindolo
[object Object],Telemaco Signorini  – Non potendo aspettare Filadelmo Simi  – La lavandaia
Alcune donne parteciparono alla lotta risorgimentale fin dai suoi primi tempi. Eleonora Fonseca Pimentel , scrittrice di poesie e componimenti, fu in primo piano nella Napoli repubblicana e giacobina del  1799  e fu tra le prime ad essere condannata a morte dai seguaci reazionari della monarchia una volta tornata al potere.  Salì sul patibolo con grande dignità pronunciando la frase di Virgilio:  “  Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo”. ELEONORA FONSECA  PIMENTEL
Domenico Battaglia - Perquisizione in casa di Eleonora Pimentel Fonseca Giuseppe Boschetto  - Eleonora Pimentel Fonseca condotta al patibolo
Negli anni della Restaurazione dopo il  1815  altre donne fecero parte della  Carboneria  nel ruolo di “ giardiniere ”.  Come l’analoga organizzazione maschile prevedeva due livelli: apprendista e maestra.  DONNE IN BATTAGLIA Bianca Milesi in Moyon   In seguito venne aggiunto un altro rango, quello di "sublime maestra". A quel punto, erano autorizzate a portarsi dietro, nascosto tra la calza e la giarrettiera, un piccolo pugnale. Le donne non si limitarono solo a sostenere e a diffondere le nuove idee, ma parteciparono attivamente alle lotte impugnando le armi. Quando non avevano i fucili adoperavano i forconi e i sassi. Teresa Casati
Giuseppe Sciuti - Le gioie della buona mamma La pittura ci rimanda immagini di donne in case umili o in ville fastose, ma ci sono donne intrepide di tutti i ceti pronte ad appoggiare l’azione risorgimentale:  le popolane  aiutando i loro uomini,  le borghesi  magari scrivendo e lottando per i diritti del genere femminile. Tra costoro molte mazziniane e liberali parteciparono ai  giornali  dell’epoca, o addirittura a qualche azione patriottica. Erano le pioniere di qualcosa che era già movimento per l’ emancipazione  che talvolta padri e mariti videro con sospetto.
La pittura ci offre soltanto qualche squarcio della partecipazione al processo risorgimentale, anche se molto indicativo. Si guardi ad esempio al quadro di  Odoardo Borrani, “Le cucitrici di camicie rosse”  datato  1863 , che illustra perfettamente questa idea: le camicie rosse e il ritratto di Garibaldi, anche se all’interno di un quieto salotto borghese. DI ODOARDO BORRANI LE CUCITRICI
Anche a Livorno gruppi di donne fecero bandiere per i circoli politici del 1849.  La moglie di Andrea Sgarallino , borghese patriota di Livorno, durante l’occupazione austriaca nascose indosso il tricolore cucito dalle donne di Reggio Emilia e donato ai Livornesi che combatterono a Curtatone nel 1848. Le donne erano escluse dai campi di battaglia anche se comparivano nell’assistenza ai feriti, ma non mancavano immagini di donne sulle barricate come nel famoso quadro sulle  Cinque Giornate di Milano di Carlo Stragliati . Mentre alcune come  Cristina di Belgioioso , furono nel cuore della battaglia nella repubblica romana, altre donne seppero rincuorare gli uomini in armi.
Alcune aristocratiche alto borghesi seppero trasformare il loro  salotto  in luoghi di formazione delle idee liberali. Nel salotto livornese di  Angelica Palli Bartolomei  passarono Bini, Guerrazzi, Ricci e tantissimi altri protagonisti del Risorgimento. Mentre a Firenze il salotto di  Emilia Toscanelli  fu il cuore dei liberali più avanzati,  a Milano erano attivi i salotti di  Teresa Berra Cramer , sostenitrice dei moti del 1821; quello di  Vittoria Cima , di educazione francese e di famiglia napoleonica; della contessa  Eugenia Tendolo Bolognini Litta , protettrice di Enrico Boito e della Scapigliatura.  I SALOTTI
Famoso fu il salotto della contessa  Clara Maffei , dove intorno al  1834  si ritrovarono Manzoni, Grossi, D’Azeglio, Rossini, Verdi, il pittore Hayez e la sua più cara amica, la poetessa Giulietta Pezzi. Dopo i moti rivoluzionari del 1848 Clara Maffei dette al suo salotto un forte  connotato politico .  Altre donne agirono così, come le sorelle  Lombroso  e la genovese  Bianca De Simone   Rebrizzo  che ospitò Mamiani, Bixio, Mameli oltre a tanti esuli politici. IL SALOTTO DI CLARA MAFFEI Francesco Hayez  - Ritratto di Clara Maffei
Francesco Hayez -  Cristina Trivulzio Belgiojoso   Tra tutte spiccò la principessa  Cristina Trivulzio di Belgioioso.  Anche il suo salotto fu un centro di propaganda italiana e liberale. La dissero eccentrica, avventuriera, narcisistica e filantropa. Costruì abitazioni per i contadini e gli artigiani, asili e scuole, distribuì l’assistenza sanitaria. Fu soprattutto una veterana della rivoluzione italiana del ' 48 . Iscritta alla  Giovine Italia  dovette fuggire a Nizza poi a Parigi, dove privata dei suoi beni in patria, fu costretta a vivere di pittura, ma parlò alla  Camera francese  per illustrare la penosa situazione italiana.  CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOIOSO
Sempre a Parigi fondò la “Gazzetta Italiana” che successivamente chiamò l ’”Ausonio” , diventando la prima donna fondatrice e direttrice di un giornale. Tornata a Napoli e informata che Milano era insorta nel marzo del '48, raccolse fondi con l‘aiuto di molte patriote napoletane, e si imbarcò con duecento volontari per portare  aiuto ai milanesi.   Quando nel  1849  la repubblica romana si difendeva dall’attacco francese e scriveva la Costituzione repubblicana difesa da Garibaldi e guidata da Mazzini, non esitò ad accorrere riorganizzando gli ospedali romani. Unica firma femminile sul numero uno della rivista “Nuova Antologia” scrisse il saggio  “Della presente condizione delle donne e del loro avvenire" . Henri Lehmann  - Cristina Trivulzio di Belgioioso
ROSALIA MONTMASSON Nel nostro paese  l’affermazione dei diritti delle donne  emerge con evidenza nel corso del periodo risorgimentale e molte di loro si formarono alla scuola della Giovine Italia e della cultura mazziniana, garibaldina e democratica.  La  disuguaglianza fra i sessi  e il disprezzo verso le donne si concretizzava anche sul campo di battaglia: quando venivano trovate morte i nemici le facevano a pezzi. Ma le donne non si facevano intimorire, si vestivano da uomo e andavano a combattere, proprio come fece  Rosalia Montmasson, moglie di Francesco Crispi , che partecipò alla spedizione dei Mille vestita da garibaldino. Pittore sconosciuto -  Partenza da Quarto
Un altro caso noto è quello di  Colomba Antonietti  che travestita da uomo si era battuta eroicamente nella  battaglia di Velletri . La sua vicenda fu al centro di un acceso dibattito che già pochi anni dopo il  1849  contrappose repubblicani e cattolici in un contenzioso per la giusta versione dell’accaduto. Combattente intrepida secondo i repubblicani, travestita da uomo per ricongiungersi al marito secondo i cattolici, che mettevano in dubbio anche il suo attivo coinvolgimento negli scontri, perché incompatibile con la  vocazione materna della donna . COLOMBA ANTONIETTI Pittore sconosciuto  - Battaglia a Velletri
Anita Garibaldi  fu l’esempio più luminoso e amato di donna combattente: seguì il marito sui campi di battaglia, e quando la Repubblica romana cadde, anche se incinta, volle essere con lui nella lunga fuga fino a morire per la stanchezza nella  pineta di Ravenna . Fu rimpianta da tutti gli amanti della libertà , che videro in lei un  simbolo . ANITA GARIBALDI
“ Sorridimi sempre, è il solo sorriso che mi venga dalla vita" GIUDITTA SIDOLI Così Mazzini scriveva di  Giuditta Sidoli , sua grande collaboratrice nella  Giovine Italia.  Nonostante  Mazzini  avesse avuto un infinità di relazioni sentimentali, fu lei il suo unico vero amore. Giuditta fu spiata e incarcerata, la polizia scrisse di lei:   “ Età 29 anni, statura piuttosto alta, capelli biondi. occhi grandi e scuri, bellissima e estremamente pericolosa".   Giuditta è ancora oggi un personaggio intrigante poco citato e studiato, ne moglie ne amante, il suo ruolo non è codificabile, se non nella  pari dignità di uomo e donna  che fu nel pensiero di Mazzini per il quale la  democrazia  prima ancora di un insieme di regole scritte deve essere il modo giusto di sentire e vivere i rapporti umani.
Da quello spirito si sviluppò il femminismo italiano interpretato da quelle donne che seppero interpretare i bisogni di tutte, anche di quelle che la condizione sociale confinava all’ ultimo gradinino della scala della società, ultime anche nelle famiglie di cui portavamo il peso più grande. Le italiane si videro così rappresentate in  giornali  che avevano pochi mezzi ma molta passione politica. IL FEMMINISMO ITALIANO
Nel 1868  Gualberta Alaide Beccari,  fondò il giornale  “La donna",  primo giornale femminile di impegno civile e politico. In esso le donne trovarono spazio speranze e idee, e fecero conoscere le loro poesie la loro letteratura, il loro desiderio di cambiamento. Su quelle pagine si parlò di  lotte per il divorzio, contro la pena di morte e per l’estensione del voto alle donne, ma anche dell’educazione dei figli.  Il giornale di Gualberta Alaide guidò le donne alla  scoperta dei propri diritti  e anche alla scoperta dei diritti dei lavoratori, uomini o donne che fossero.  GUALBERTA ALAIDE BECCARI Domenico Induno - L’analfabeta
“ Che cosa vuole la donna moderna? Diventare ragione senza perdere il sentimento, diventare diritto senza perdere il dovere, diventare lavoro senza perdere la poesia. Ecco perchè la mentalità a cui aspirano le donne contemporanee è uno dei grandi segni precursori dei tempi nuovi e sarà una delle più grandi potenze dell’ avvenire. "   Così scriveva Maria Pastore Mucchi in un articolo su La donna del 5 aprile 1909. Era la cultura più alta del risorgimento italiano che, così diffusa fra le donne, consentì loro un maggiore grado di condivisione rispetto alla politica maschile perchè indirizzata prima di tutto al principio di solidarietà . MARIA PASTORE MUCCHI
Anna Maria Mozzoni  fu la prima  emancipazionista  che identificò nella questione femminile la base per la formazione di una democrazia compiuta e lottò perchè le donne potessero votare. Nel 1871 fu chiamata da Mazzini a collaborare a “La Roma del popolo “, giornale dove scrisse in quattro puntate l’articolo  “Sulla questione dell’emancipazione della donna in Italia"  che rappresenta uno dei documenti fondamentali dell’emancipazionismo.  ANNA MARIA  MOZZONI
L’altro Risorgimento, quello ignorato o censurato dalla storia omologata, fu vissuto da donne istruite che non accettarono matrimoni imposti o infelici, che sacrificarono ricchezze o vite agiate, altre furono mogli e madri esemplari, donne intellettuali nobili, borghesi, ma anche donne del popolo, tutte accomunate dal  desiderio di riscatto , per conquistare il diritto alla cittadinanza.  Domenico Induno  - La vivandiera Filadelmo Simi  – Madre e figlio colpiti da una bomba
Lottarono per la democrazia contro tutti i poteri assoluti, per i loro figli e condivisero, prime e forse uniche in quegli anni, la prospettiva umanitaria mazziniana.  Silvestro Lega  - La maternità
Quelle donne furono le avanguardie più preziose di quella massiccia partecipazione che le vide impegnate nella lotta contro il fascismo nella resistenza fino a raggiungimento della costituzione la quale, scritta anche dalle donne, finalmente sanciva tutte le aspirazioni risorgimentali e il loro diritto di voto. Domenico Induno - La partenza del soldato
Un lavoro di: Eleonora Bompieri Michela Cerrone Alessandra Piccioni

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  • 4.
  • 5.
  • 6. Nel dipinto “Un pensiero malinconico” , la malinconia è rappresentata da una giovane donna medievale: proprio al Medioevo si rivolgeva l’attenzione degli Italiani, per ritrovare in quel periodo gli episodi che ne indicassero l’orgoglio nazionale.
  • 7.
  • 8. Anche i Macchiaioli , questa volta senza metafore o allegorie, si fecero cronisti degli eventi risorgimentali. Con pennellate veloci e macchie di colore, illustrarono sentimenti,eventi e battaglie. Le testimonianze Vincenzo Cabianca - Le monachine LE TESTIMONIANZE DAI MACCHIAIOLI
  • 9. Giovanni Fattori nel suo quadro “La battaglia di Magenta” rievoca uno degli episodi della Seconda Guerra d’Indipendenza svoltasi a Magenta nel 4 giugno 1859 , fra gli eserciti franco-piemontese e austro-ungarico. Fu la battaglia più grande e sanguinosa del Risorgimento italiano. Pochi sanno che furono le donne dei paesi della zona a fare bende e legacci con le proprie lenzuola e con le strisce degli abiti per dare il primo soccorso ai migliaia di feriti, senza distinzione tra gli eserciti di appartenenza.
  • 10. Henry Dunant, testimone diretto di quel massacro, impotente di fronte alle scene di dolore e di disperazione in seguito allo scontro, cercò invano medici, chirurghi e infermieri che potessero alleviare le sofferenze di tanti uomini. Il numero dei feriti è così considerevole che è impossibile provvedervi. Bisognò ricorrere alla buona volontà degli abitanti del paese, radunando uomini e donne, procurando acqua, brodo, biancheria e bende, per soccorrere i feriti sui campi di battaglia. Tornato a Ginevra, Dunant fondò nel 1864 una Commissione di lavoro, il "Comitato ginevrino di soccorso dei militari feriti", prima cellula di quello che diventerà il Comitato Internazionale della Croce Rossa. LA NASCITA DELLA CROCE ROSSA
  • 11. Il fervore patriottico, le ansie, le aspettative, le speranze dei soldati al fronte sono condivisi da chi resta ad attenderli, le donne, i bambini, gli anziani. Sono i protagonisti umili , illustrati da una pittura che scopre la nazione attraverso la natura, l’esaltazione della famiglia , della casa, delle piccole grandi cose di ogni giorno. Cristiano Banti – Riunione di contadine IL VALORE DELLA DONNA
  • 12. La donna adesso rappresenta il perno di un popolo che si risveglia . E’ al centro della famiglia ma lavora anche nei campi faticosamente, silenziosamente.        Silvestro Lega - Il bindolo
  • 13.
  • 14. Alcune donne parteciparono alla lotta risorgimentale fin dai suoi primi tempi. Eleonora Fonseca Pimentel , scrittrice di poesie e componimenti, fu in primo piano nella Napoli repubblicana e giacobina del 1799 e fu tra le prime ad essere condannata a morte dai seguaci reazionari della monarchia una volta tornata al potere. Salì sul patibolo con grande dignità pronunciando la frase di Virgilio: “ Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo”. ELEONORA FONSECA PIMENTEL
  • 15. Domenico Battaglia - Perquisizione in casa di Eleonora Pimentel Fonseca Giuseppe Boschetto - Eleonora Pimentel Fonseca condotta al patibolo
  • 16. Negli anni della Restaurazione dopo il 1815 altre donne fecero parte della Carboneria nel ruolo di “ giardiniere ”. Come l’analoga organizzazione maschile prevedeva due livelli: apprendista e maestra. DONNE IN BATTAGLIA Bianca Milesi in Moyon In seguito venne aggiunto un altro rango, quello di "sublime maestra". A quel punto, erano autorizzate a portarsi dietro, nascosto tra la calza e la giarrettiera, un piccolo pugnale. Le donne non si limitarono solo a sostenere e a diffondere le nuove idee, ma parteciparono attivamente alle lotte impugnando le armi. Quando non avevano i fucili adoperavano i forconi e i sassi. Teresa Casati
  • 17. Giuseppe Sciuti - Le gioie della buona mamma La pittura ci rimanda immagini di donne in case umili o in ville fastose, ma ci sono donne intrepide di tutti i ceti pronte ad appoggiare l’azione risorgimentale: le popolane aiutando i loro uomini, le borghesi magari scrivendo e lottando per i diritti del genere femminile. Tra costoro molte mazziniane e liberali parteciparono ai giornali dell’epoca, o addirittura a qualche azione patriottica. Erano le pioniere di qualcosa che era già movimento per l’ emancipazione che talvolta padri e mariti videro con sospetto.
  • 18. La pittura ci offre soltanto qualche squarcio della partecipazione al processo risorgimentale, anche se molto indicativo. Si guardi ad esempio al quadro di Odoardo Borrani, “Le cucitrici di camicie rosse” datato 1863 , che illustra perfettamente questa idea: le camicie rosse e il ritratto di Garibaldi, anche se all’interno di un quieto salotto borghese. DI ODOARDO BORRANI LE CUCITRICI
  • 19. Anche a Livorno gruppi di donne fecero bandiere per i circoli politici del 1849. La moglie di Andrea Sgarallino , borghese patriota di Livorno, durante l’occupazione austriaca nascose indosso il tricolore cucito dalle donne di Reggio Emilia e donato ai Livornesi che combatterono a Curtatone nel 1848. Le donne erano escluse dai campi di battaglia anche se comparivano nell’assistenza ai feriti, ma non mancavano immagini di donne sulle barricate come nel famoso quadro sulle Cinque Giornate di Milano di Carlo Stragliati . Mentre alcune come Cristina di Belgioioso , furono nel cuore della battaglia nella repubblica romana, altre donne seppero rincuorare gli uomini in armi.
  • 20. Alcune aristocratiche alto borghesi seppero trasformare il loro salotto in luoghi di formazione delle idee liberali. Nel salotto livornese di Angelica Palli Bartolomei passarono Bini, Guerrazzi, Ricci e tantissimi altri protagonisti del Risorgimento. Mentre a Firenze il salotto di Emilia Toscanelli fu il cuore dei liberali più avanzati, a Milano erano attivi i salotti di Teresa Berra Cramer , sostenitrice dei moti del 1821; quello di Vittoria Cima , di educazione francese e di famiglia napoleonica; della contessa Eugenia Tendolo Bolognini Litta , protettrice di Enrico Boito e della Scapigliatura. I SALOTTI
  • 21. Famoso fu il salotto della contessa Clara Maffei , dove intorno al 1834 si ritrovarono Manzoni, Grossi, D’Azeglio, Rossini, Verdi, il pittore Hayez e la sua più cara amica, la poetessa Giulietta Pezzi. Dopo i moti rivoluzionari del 1848 Clara Maffei dette al suo salotto un forte connotato politico . Altre donne agirono così, come le sorelle Lombroso e la genovese Bianca De Simone Rebrizzo che ospitò Mamiani, Bixio, Mameli oltre a tanti esuli politici. IL SALOTTO DI CLARA MAFFEI Francesco Hayez - Ritratto di Clara Maffei
  • 22. Francesco Hayez - Cristina Trivulzio Belgiojoso Tra tutte spiccò la principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso. Anche il suo salotto fu un centro di propaganda italiana e liberale. La dissero eccentrica, avventuriera, narcisistica e filantropa. Costruì abitazioni per i contadini e gli artigiani, asili e scuole, distribuì l’assistenza sanitaria. Fu soprattutto una veterana della rivoluzione italiana del ' 48 . Iscritta alla Giovine Italia dovette fuggire a Nizza poi a Parigi, dove privata dei suoi beni in patria, fu costretta a vivere di pittura, ma parlò alla Camera francese per illustrare la penosa situazione italiana. CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOIOSO
  • 23. Sempre a Parigi fondò la “Gazzetta Italiana” che successivamente chiamò l ’”Ausonio” , diventando la prima donna fondatrice e direttrice di un giornale. Tornata a Napoli e informata che Milano era insorta nel marzo del '48, raccolse fondi con l‘aiuto di molte patriote napoletane, e si imbarcò con duecento volontari per portare aiuto ai milanesi. Quando nel 1849 la repubblica romana si difendeva dall’attacco francese e scriveva la Costituzione repubblicana difesa da Garibaldi e guidata da Mazzini, non esitò ad accorrere riorganizzando gli ospedali romani. Unica firma femminile sul numero uno della rivista “Nuova Antologia” scrisse il saggio “Della presente condizione delle donne e del loro avvenire" . Henri Lehmann - Cristina Trivulzio di Belgioioso
  • 24. ROSALIA MONTMASSON Nel nostro paese l’affermazione dei diritti delle donne emerge con evidenza nel corso del periodo risorgimentale e molte di loro si formarono alla scuola della Giovine Italia e della cultura mazziniana, garibaldina e democratica. La disuguaglianza fra i sessi e il disprezzo verso le donne si concretizzava anche sul campo di battaglia: quando venivano trovate morte i nemici le facevano a pezzi. Ma le donne non si facevano intimorire, si vestivano da uomo e andavano a combattere, proprio come fece Rosalia Montmasson, moglie di Francesco Crispi , che partecipò alla spedizione dei Mille vestita da garibaldino. Pittore sconosciuto - Partenza da Quarto
  • 25. Un altro caso noto è quello di Colomba Antonietti che travestita da uomo si era battuta eroicamente nella battaglia di Velletri . La sua vicenda fu al centro di un acceso dibattito che già pochi anni dopo il 1849 contrappose repubblicani e cattolici in un contenzioso per la giusta versione dell’accaduto. Combattente intrepida secondo i repubblicani, travestita da uomo per ricongiungersi al marito secondo i cattolici, che mettevano in dubbio anche il suo attivo coinvolgimento negli scontri, perché incompatibile con la vocazione materna della donna . COLOMBA ANTONIETTI Pittore sconosciuto - Battaglia a Velletri
  • 26. Anita Garibaldi fu l’esempio più luminoso e amato di donna combattente: seguì il marito sui campi di battaglia, e quando la Repubblica romana cadde, anche se incinta, volle essere con lui nella lunga fuga fino a morire per la stanchezza nella pineta di Ravenna . Fu rimpianta da tutti gli amanti della libertà , che videro in lei un simbolo . ANITA GARIBALDI
  • 27. “ Sorridimi sempre, è il solo sorriso che mi venga dalla vita" GIUDITTA SIDOLI Così Mazzini scriveva di Giuditta Sidoli , sua grande collaboratrice nella Giovine Italia. Nonostante Mazzini avesse avuto un infinità di relazioni sentimentali, fu lei il suo unico vero amore. Giuditta fu spiata e incarcerata, la polizia scrisse di lei: “ Età 29 anni, statura piuttosto alta, capelli biondi. occhi grandi e scuri, bellissima e estremamente pericolosa". Giuditta è ancora oggi un personaggio intrigante poco citato e studiato, ne moglie ne amante, il suo ruolo non è codificabile, se non nella pari dignità di uomo e donna che fu nel pensiero di Mazzini per il quale la democrazia prima ancora di un insieme di regole scritte deve essere il modo giusto di sentire e vivere i rapporti umani.
  • 28. Da quello spirito si sviluppò il femminismo italiano interpretato da quelle donne che seppero interpretare i bisogni di tutte, anche di quelle che la condizione sociale confinava all’ ultimo gradinino della scala della società, ultime anche nelle famiglie di cui portavamo il peso più grande. Le italiane si videro così rappresentate in giornali che avevano pochi mezzi ma molta passione politica. IL FEMMINISMO ITALIANO
  • 29. Nel 1868 Gualberta Alaide Beccari, fondò il giornale “La donna", primo giornale femminile di impegno civile e politico. In esso le donne trovarono spazio speranze e idee, e fecero conoscere le loro poesie la loro letteratura, il loro desiderio di cambiamento. Su quelle pagine si parlò di lotte per il divorzio, contro la pena di morte e per l’estensione del voto alle donne, ma anche dell’educazione dei figli. Il giornale di Gualberta Alaide guidò le donne alla scoperta dei propri diritti e anche alla scoperta dei diritti dei lavoratori, uomini o donne che fossero. GUALBERTA ALAIDE BECCARI Domenico Induno - L’analfabeta
  • 30. “ Che cosa vuole la donna moderna? Diventare ragione senza perdere il sentimento, diventare diritto senza perdere il dovere, diventare lavoro senza perdere la poesia. Ecco perchè la mentalità a cui aspirano le donne contemporanee è uno dei grandi segni precursori dei tempi nuovi e sarà una delle più grandi potenze dell’ avvenire. " Così scriveva Maria Pastore Mucchi in un articolo su La donna del 5 aprile 1909. Era la cultura più alta del risorgimento italiano che, così diffusa fra le donne, consentì loro un maggiore grado di condivisione rispetto alla politica maschile perchè indirizzata prima di tutto al principio di solidarietà . MARIA PASTORE MUCCHI
  • 31. Anna Maria Mozzoni fu la prima emancipazionista che identificò nella questione femminile la base per la formazione di una democrazia compiuta e lottò perchè le donne potessero votare. Nel 1871 fu chiamata da Mazzini a collaborare a “La Roma del popolo “, giornale dove scrisse in quattro puntate l’articolo “Sulla questione dell’emancipazione della donna in Italia" che rappresenta uno dei documenti fondamentali dell’emancipazionismo. ANNA MARIA MOZZONI
  • 32. L’altro Risorgimento, quello ignorato o censurato dalla storia omologata, fu vissuto da donne istruite che non accettarono matrimoni imposti o infelici, che sacrificarono ricchezze o vite agiate, altre furono mogli e madri esemplari, donne intellettuali nobili, borghesi, ma anche donne del popolo, tutte accomunate dal desiderio di riscatto , per conquistare il diritto alla cittadinanza. Domenico Induno - La vivandiera Filadelmo Simi – Madre e figlio colpiti da una bomba
  • 33. Lottarono per la democrazia contro tutti i poteri assoluti, per i loro figli e condivisero, prime e forse uniche in quegli anni, la prospettiva umanitaria mazziniana. Silvestro Lega - La maternità
  • 34. Quelle donne furono le avanguardie più preziose di quella massiccia partecipazione che le vide impegnate nella lotta contro il fascismo nella resistenza fino a raggiungimento della costituzione la quale, scritta anche dalle donne, finalmente sanciva tutte le aspirazioni risorgimentali e il loro diritto di voto. Domenico Induno - La partenza del soldato
  • 35. Un lavoro di: Eleonora Bompieri Michela Cerrone Alessandra Piccioni