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TERZA SETTIMANA
il passaggio da una Pedagogia intesa come disciplina unica, generale di impianto soprattutto
filosofico
alle scienze dell’educazione
è stato indicato come la svolta centrale ed irreversibile del sapere pedagogico, svolta che
caratterizza il 900, e a partire dalla quale tale sapere si va configurando come costitutivamente
interdisciplinare.
E’ sul 900, il c.d. ‘secolo breve’,
(è di Hobsbawm questa definizione che ne delimita il corso dal 1917=1° guerra mondiale, al 1989
= caduta del muro di Berlino)
che finora abbiamo focalizzato la nostra indagine
per affrontare l’immagine problematica del sapere pedagogico nel nostro tempo e per riconfigurare
il suo statuto epistemologico e ridelineare il suo ruolo sociale e politico .
Il 900 è un secolo di ampie e sensibili rotture sociali , che son venute a trasformare l’insieme
stesso della vita sociale sia nel quotidiano che nell’istituzionale” (p.7) dice Cambi, per sottolineare
al di là delle antinomie che lo hanno caratterizzato
Tradizione/modernizzazione,
reazione rivoluzione,
conservazione/emancipazione;
per sottolineare, dicevo, la comparsa di nuovi soggetti sociali quali le masse, i ceti subalterni, le
donne, i giovani, e per soffermarsi su quell’evento di rottura radicale che è rappresentato dalla
globalizzazione economica comunicativa informatica.
(L’impatto delle N.T. dell’informazione e della comunicazione ovvero la complessità degli effetti
della diffusione di Internet rappresenta un fenomeno di rilevante importanza ai fini
dell’individuazione di principi dell’azione educativa, secondo l’autore).
Nell’ambito strettamente pedagogico, le innovazioni più significative - che possiamo considerare
effetto di questa storia articolata e complessa - sono state:

1.L’affermarsi delle scienze dell’educazione e lo sviluppo dell’epistemologia pedagogica;

2.il costituirsi di un modello di pedagogia critica,(che nel suo percorso di rielaborazione mantiene
uno stretto legame con la filosofia intesa non come quadro metafisico bensì come forma di pensiero
critico –radicale )
2

3. lo sviluppo di una pedagogia sociale (in concomitanza con la trasformazione sociale e l’emergere
di nuovi bisogni educativi)

Sul piano delle pratiche educative (dove la pedagogia è preposta all’ organizzazione di tali pratiche)
l’educazione si è al contempo andata rimodulando intorno a tre modelli:
1. l’alfabetizzazione (strumento essenziale di conoscenza e di cittadinanza)
2. la cultura di massa (i media e la funzione di promozione ma anche rischio di conformazione)
3.
l’educazione continua ( intesa come nuova frontiera del pedagogico)
E la sua ridefinizione in senso scientifico (come a dire il suo nuovo statuto epistemologico)
ridefinizione cui si è pervenuti attivando una riflessione intorno al suo carattere di specificità è da
considerarsi l’evento chiave della Pedagogia nel corso del 900
Quale scientificità per la Pedagogia? è l’interrogativo infatti che permea il 900, interrogativo che
assegna alla Pedagogia una costante e preliminare riflessione epistemologica (riflessione critica
sull’immagine della scienza); attraverso cui salvaguardare la complessità, la specificità e
l’autonomia della disciplina, la quale si è andata via via delineando come
“un sapere plurale, intenzionale, teorico pratico, antropologico ed etico –politico”, secondo
un’epistemologia ‘comprendente’ vale a dire critico-ermeneutica.”
Fu – all’inizio del 900 - il dibattito sul rinnovamento della scuola oltre che la maturazione di
prospettive culturali radicalmente innovatrici rispetto alla visione tradizionale del problema
pedagogico (parlo delle correnti spiritualistiche e positivistiche tradizionali) a produrre sia una
revisione profonda del sapere pedagogico sia la formazione di nuove teorie capaci di ripensare
l’identità e il ruolo culturale e politico della pedagogia.
(quando parlo del dibattito sul rinnovamento della scuola mi riferisco all’attivismo, quel
movimento internazionale che ebbe una continuità di sviluppo di almeno 50 anni (dall’ultimo
decennio dell’800 fino all’inizio degli anni 60 del 900), e che operò una rottura radicale con il
passato influenzando notevolmente le pratiche quotidiane dell’educazione a partire dalla
considerazione
1. della centralità del bambino
2. della preminenza del fare sul conoscere
3. della influenza dell’ambiente sull’apprendimento
4.dell’antiautoritarismo
5. della socializzazione come bisogno primario.
3

L’esperimento di attivismo più illustre fu proposto da Dewey (Scuola e città 1899) a Chicago
“la scuola deve integrarsi nella società e riorganizzarsi secondo le continue trasformazioni sociali”
Tre modelli incisero profondamente sulla necessità di ripensare l’identità teorico-filosofica della
Pedagogia:
1.L’attualismo
2.il marxismo
3. il pragmatismo (o strumentalismo come lo stesso Dewey ebbe a definire il suo indirizzo)
Se in Italia, il secolo nasce con la
critica di Gentile al positivismo,
ovvero la critica ad ogni tipo di pedagogia scientifica che trascuri l’identità (soltanto filosofica)
della Pedagogia come ‘scienza dello spirito’;
In Europa la voce autenticamente innovativa è il marxismo attraverso cui si andrà formando un
nuovo modello di pedagogia come sapere storico-critico, scientifico e politico insieme, e un nuovo
modello di educazione emancipativa ed egualitaria che influenzeranno l’intero secolo.
Ma è in America con Dewey, teorico di un nuovo modello di pedagogia nutrito dalle diverse
scienze dell’educazione,
che prende corpo il modello pedagogico
più ricco e durevole del secolo, la cui influenza – anche dopo il declino del pragmatismo – inciderà
profondamente sulla storia educativa del nostro paese.
“Spostare l’accento dagli oggetti del mondo all’esperienza, senza la quale il mondo e i suoi oggetti non
sono, comporta un riorientamento epistemologico non di poco conto; non solo il soggetto rientra
prepotentemente nel mondo della conoscenza, ma con esso vi fanno irruzione i significati e le interpretazioni,
i punti di vista e le scelte.”
“il pragmatismo rinnova il rapporto tra mente, prassi e società, mettendo in rilievo che ogni pensiero è
anche pratico (orienta all’azione, struttura l’azione, dipende da un fascio di azioni storiche), che proprio
questo nesso teoria-prassi va posto al centro della riflessione nella società attuale – industriale, democratica,
legata allo sviluppo della scienza – e, quindi, alla formazione del cittadino, che deve farsi sempre più
individuo capace di integrarsi in quei sistemi complessi che sono le società moderne, attraverso un habitus di
partecipazione, un ruolo responsabile, un comportamento strutturato intorno ai processi di
razionalizzazione.”(Cambi, 2000, p. 70)

Nasce dunque la pedagogia sperimentale attorno alla quale crescono discipline nuove (la
psicopedagogia, la sociologia dell’educazione , l’indagine scientifica sul bambino, le ricerche
sull’apprendimento a partire dall’innesto di Freud, Piaget, Vigotskij,) discipline nuove che
ridisegnano l’orizzonte del sapere educativo avviando quel passaggio alle scienze dell’educazione
che sarà assunto come punto di non ritorno nel corso della seconda metà del secolo.
4

La ricerca scientifica si configura come il nuovo asse intorno a cui ruota il sapere pedagogico,
sicché la stessa
riflessione epistemologica
si va facendo centrale per trovare il suo pieno riconoscimento solo negli anni ‘60.
Si va delineando cioè una nuova immagine della Pedagogia:
•

sia regolata dai criteri metodologici della ricerca scientifica

•

sia nutrita dalle diverse scienze , nonché articolata in un pluralismo di ambiti regolati da una
comune coscienza epistemologica che ne mette in rilievo l’unità di metodo e la funzione
pratico-operativa.

Nella seconda metà del 900 infatti si può considerare compiuta la radicale trasformazione della
pedagogia: da sapere unitario e in sé conchiuso a sapere plurale e aperto, dal primato della
filosofia al primato delle scienze “passaggio avvenuto per ragioni non solo epistemologiche bensì
soprattutto storico-sociali con l’avvento di una società più dinamica che reclama la formazione di
uomini capaci di far fronte alle innovazioni sociali, culturali, tecniche”.

Il sapere pedagogico ormai pluralizzato in una serie di competenze settoriali diventa “sapere
ipercomplesso da sottoporre ad un coordinamento riflessivo e capace di sviluppare anche una
radicale autoriflessione, che ne controlli statuti e finalità”.
Laddove i problemi educativi – peraltro - vanno pensati nei sapere empirici, nelle scienze
dell’educazione, per coglierne la specificità, per sottoporli a procedure di analisi e di intervento che
permettano soluzioni verificabili ispirate alla logica della sperimentazione e del controllo scientifico
facendo uscire l’intervento pedagogico dalla condizione dei buoni propositi.

Il passaggio dalla pedagogia alle scienze dell’educazione è dunque l’evento epocale della
pedagogia contemporanea, che ne ha mutato l’identità, che ne ha caratterizzato la crescita e
l’autocomprensione come sapere e come prassi individuandola come
scienza a carattere storico ermeneutico.
La pedagogia si è fatta “un’altra cosa” rispetto al suo modello passato; si è ridescritta in termini
empirici, si è articolata su varie scienze, ponendo tuttavia a se stessa il tema della sua unità di sapere
come problema, sapere certamente più efficace perché pensato a partire dall’esperienza e per
l’esperienza, per guidarla, per modificarla, per pianificarla.
La nuova identità della pedagogia ha provocato un ampio riassestamento di tutto il suo fronte
teoretico.
5

E’ nata una pedagogia caratterizzata in modo assai diverso rispetto al passato e che vive ora
attraverso il filtro scientifico-tecnico il suo stretto rapporto con la pratica. Ed è con questo modello
di pedagogia che la ricerca educativa attuale deve lavorare, assumendolo come propria guida.
Le ragioni storiche di questo passaggio sono da ascriversi allo sviluppo sociale, industriale, tecnologico che
ha caratterizzato il 900
Il ’68, ad esempio potrebbe essere considerata cifra di quel profondo mutamento culturale che determinò un
clima di revisione radicale dei processi educativi e del sapere pedagogico incidendo in profondità
sull’identità della pedagogia
1) richiamandola alla sua fondamentale politicità
2) imponendole la necessità di una rivisitazione critica
3) e la messa a fuoco di nuovi modelli formativi caratterizzati in senso antiautoritario;
4) caratterizzandola come atteggiamento critico-radicale.

La pedagogia oggi come teoria critica come sapere dell’uomo e per l’uomo
è scienza «scienza di processi, (…)
ma è anche filosofia, riflessività e interpretazione, interrogazione costante su fini e modelli,
è meta-riflessione sull’intenzionalità, è anche relativizzazione storica»
La Pedagogia come riflessività e interpretazione, vale a dire colta nel suo carattere di
specificità,
•

da un lato si concentra sull’analisi del processo formativo e riflette sulla
formazione e sulla sua storia (la paideia e la Bildung).

•

dall’altro, necessariamente ripensa le condizioni nuove che contrassegnano la
formazione oggi. Condizioni di erranza, di nomadismo, di meticciato, di
pluralismo, ma anche di incertezza

considerato che
«L’atto educativo come pure ogni modello pedagogico (…) sono sempre legati a
contesti, dai quali traggono senso (orientamento, spessore valoriale, funzione
deontologica) e nei quali devono agire (veicolando “senso”, ovvero orientamento ecc.);
dandosi sempre una curvatura intenzionale (indicando cioè valori, orientamenti …)»
(Cambi, 2000, p. 172)

Nel senso che
6

L’educazione è orientata alla formazione e regolata dalla formazione, come processo di
costruzione di un sé autonomo dentro il contesto-di-senso del soggetto (storico,
culturale, sociale), e di un sé attivo in quel contesto.
da questo punto di vista
«l’educazione retta dall’intenzione formativa, implica costruzione-di-forma (struttura
organica autoregolata) e orientamento-di-sé (direzione, senso, valore).
6

L’educazione è orientata alla formazione e regolata dalla formazione, come processo di
costruzione di un sé autonomo dentro il contesto-di-senso del soggetto (storico,
culturale, sociale), e di un sé attivo in quel contesto.
da questo punto di vista
«l’educazione retta dall’intenzione formativa, implica costruzione-di-forma (struttura
organica autoregolata) e orientamento-di-sé (direzione, senso, valore).

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  • 1. 1 TERZA SETTIMANA il passaggio da una Pedagogia intesa come disciplina unica, generale di impianto soprattutto filosofico alle scienze dell’educazione è stato indicato come la svolta centrale ed irreversibile del sapere pedagogico, svolta che caratterizza il 900, e a partire dalla quale tale sapere si va configurando come costitutivamente interdisciplinare. E’ sul 900, il c.d. ‘secolo breve’, (è di Hobsbawm questa definizione che ne delimita il corso dal 1917=1° guerra mondiale, al 1989 = caduta del muro di Berlino) che finora abbiamo focalizzato la nostra indagine per affrontare l’immagine problematica del sapere pedagogico nel nostro tempo e per riconfigurare il suo statuto epistemologico e ridelineare il suo ruolo sociale e politico . Il 900 è un secolo di ampie e sensibili rotture sociali , che son venute a trasformare l’insieme stesso della vita sociale sia nel quotidiano che nell’istituzionale” (p.7) dice Cambi, per sottolineare al di là delle antinomie che lo hanno caratterizzato Tradizione/modernizzazione, reazione rivoluzione, conservazione/emancipazione; per sottolineare, dicevo, la comparsa di nuovi soggetti sociali quali le masse, i ceti subalterni, le donne, i giovani, e per soffermarsi su quell’evento di rottura radicale che è rappresentato dalla globalizzazione economica comunicativa informatica. (L’impatto delle N.T. dell’informazione e della comunicazione ovvero la complessità degli effetti della diffusione di Internet rappresenta un fenomeno di rilevante importanza ai fini dell’individuazione di principi dell’azione educativa, secondo l’autore). Nell’ambito strettamente pedagogico, le innovazioni più significative - che possiamo considerare effetto di questa storia articolata e complessa - sono state: 1.L’affermarsi delle scienze dell’educazione e lo sviluppo dell’epistemologia pedagogica; 2.il costituirsi di un modello di pedagogia critica,(che nel suo percorso di rielaborazione mantiene uno stretto legame con la filosofia intesa non come quadro metafisico bensì come forma di pensiero critico –radicale )
  • 2. 2 3. lo sviluppo di una pedagogia sociale (in concomitanza con la trasformazione sociale e l’emergere di nuovi bisogni educativi) Sul piano delle pratiche educative (dove la pedagogia è preposta all’ organizzazione di tali pratiche) l’educazione si è al contempo andata rimodulando intorno a tre modelli: 1. l’alfabetizzazione (strumento essenziale di conoscenza e di cittadinanza) 2. la cultura di massa (i media e la funzione di promozione ma anche rischio di conformazione) 3. l’educazione continua ( intesa come nuova frontiera del pedagogico) E la sua ridefinizione in senso scientifico (come a dire il suo nuovo statuto epistemologico) ridefinizione cui si è pervenuti attivando una riflessione intorno al suo carattere di specificità è da considerarsi l’evento chiave della Pedagogia nel corso del 900 Quale scientificità per la Pedagogia? è l’interrogativo infatti che permea il 900, interrogativo che assegna alla Pedagogia una costante e preliminare riflessione epistemologica (riflessione critica sull’immagine della scienza); attraverso cui salvaguardare la complessità, la specificità e l’autonomia della disciplina, la quale si è andata via via delineando come “un sapere plurale, intenzionale, teorico pratico, antropologico ed etico –politico”, secondo un’epistemologia ‘comprendente’ vale a dire critico-ermeneutica.” Fu – all’inizio del 900 - il dibattito sul rinnovamento della scuola oltre che la maturazione di prospettive culturali radicalmente innovatrici rispetto alla visione tradizionale del problema pedagogico (parlo delle correnti spiritualistiche e positivistiche tradizionali) a produrre sia una revisione profonda del sapere pedagogico sia la formazione di nuove teorie capaci di ripensare l’identità e il ruolo culturale e politico della pedagogia. (quando parlo del dibattito sul rinnovamento della scuola mi riferisco all’attivismo, quel movimento internazionale che ebbe una continuità di sviluppo di almeno 50 anni (dall’ultimo decennio dell’800 fino all’inizio degli anni 60 del 900), e che operò una rottura radicale con il passato influenzando notevolmente le pratiche quotidiane dell’educazione a partire dalla considerazione 1. della centralità del bambino 2. della preminenza del fare sul conoscere 3. della influenza dell’ambiente sull’apprendimento 4.dell’antiautoritarismo 5. della socializzazione come bisogno primario.
  • 3. 3 L’esperimento di attivismo più illustre fu proposto da Dewey (Scuola e città 1899) a Chicago “la scuola deve integrarsi nella società e riorganizzarsi secondo le continue trasformazioni sociali” Tre modelli incisero profondamente sulla necessità di ripensare l’identità teorico-filosofica della Pedagogia: 1.L’attualismo 2.il marxismo 3. il pragmatismo (o strumentalismo come lo stesso Dewey ebbe a definire il suo indirizzo) Se in Italia, il secolo nasce con la critica di Gentile al positivismo, ovvero la critica ad ogni tipo di pedagogia scientifica che trascuri l’identità (soltanto filosofica) della Pedagogia come ‘scienza dello spirito’; In Europa la voce autenticamente innovativa è il marxismo attraverso cui si andrà formando un nuovo modello di pedagogia come sapere storico-critico, scientifico e politico insieme, e un nuovo modello di educazione emancipativa ed egualitaria che influenzeranno l’intero secolo. Ma è in America con Dewey, teorico di un nuovo modello di pedagogia nutrito dalle diverse scienze dell’educazione, che prende corpo il modello pedagogico più ricco e durevole del secolo, la cui influenza – anche dopo il declino del pragmatismo – inciderà profondamente sulla storia educativa del nostro paese. “Spostare l’accento dagli oggetti del mondo all’esperienza, senza la quale il mondo e i suoi oggetti non sono, comporta un riorientamento epistemologico non di poco conto; non solo il soggetto rientra prepotentemente nel mondo della conoscenza, ma con esso vi fanno irruzione i significati e le interpretazioni, i punti di vista e le scelte.” “il pragmatismo rinnova il rapporto tra mente, prassi e società, mettendo in rilievo che ogni pensiero è anche pratico (orienta all’azione, struttura l’azione, dipende da un fascio di azioni storiche), che proprio questo nesso teoria-prassi va posto al centro della riflessione nella società attuale – industriale, democratica, legata allo sviluppo della scienza – e, quindi, alla formazione del cittadino, che deve farsi sempre più individuo capace di integrarsi in quei sistemi complessi che sono le società moderne, attraverso un habitus di partecipazione, un ruolo responsabile, un comportamento strutturato intorno ai processi di razionalizzazione.”(Cambi, 2000, p. 70) Nasce dunque la pedagogia sperimentale attorno alla quale crescono discipline nuove (la psicopedagogia, la sociologia dell’educazione , l’indagine scientifica sul bambino, le ricerche sull’apprendimento a partire dall’innesto di Freud, Piaget, Vigotskij,) discipline nuove che ridisegnano l’orizzonte del sapere educativo avviando quel passaggio alle scienze dell’educazione che sarà assunto come punto di non ritorno nel corso della seconda metà del secolo.
  • 4. 4 La ricerca scientifica si configura come il nuovo asse intorno a cui ruota il sapere pedagogico, sicché la stessa riflessione epistemologica si va facendo centrale per trovare il suo pieno riconoscimento solo negli anni ‘60. Si va delineando cioè una nuova immagine della Pedagogia: • sia regolata dai criteri metodologici della ricerca scientifica • sia nutrita dalle diverse scienze , nonché articolata in un pluralismo di ambiti regolati da una comune coscienza epistemologica che ne mette in rilievo l’unità di metodo e la funzione pratico-operativa. Nella seconda metà del 900 infatti si può considerare compiuta la radicale trasformazione della pedagogia: da sapere unitario e in sé conchiuso a sapere plurale e aperto, dal primato della filosofia al primato delle scienze “passaggio avvenuto per ragioni non solo epistemologiche bensì soprattutto storico-sociali con l’avvento di una società più dinamica che reclama la formazione di uomini capaci di far fronte alle innovazioni sociali, culturali, tecniche”. Il sapere pedagogico ormai pluralizzato in una serie di competenze settoriali diventa “sapere ipercomplesso da sottoporre ad un coordinamento riflessivo e capace di sviluppare anche una radicale autoriflessione, che ne controlli statuti e finalità”. Laddove i problemi educativi – peraltro - vanno pensati nei sapere empirici, nelle scienze dell’educazione, per coglierne la specificità, per sottoporli a procedure di analisi e di intervento che permettano soluzioni verificabili ispirate alla logica della sperimentazione e del controllo scientifico facendo uscire l’intervento pedagogico dalla condizione dei buoni propositi. Il passaggio dalla pedagogia alle scienze dell’educazione è dunque l’evento epocale della pedagogia contemporanea, che ne ha mutato l’identità, che ne ha caratterizzato la crescita e l’autocomprensione come sapere e come prassi individuandola come scienza a carattere storico ermeneutico. La pedagogia si è fatta “un’altra cosa” rispetto al suo modello passato; si è ridescritta in termini empirici, si è articolata su varie scienze, ponendo tuttavia a se stessa il tema della sua unità di sapere come problema, sapere certamente più efficace perché pensato a partire dall’esperienza e per l’esperienza, per guidarla, per modificarla, per pianificarla. La nuova identità della pedagogia ha provocato un ampio riassestamento di tutto il suo fronte teoretico.
  • 5. 5 E’ nata una pedagogia caratterizzata in modo assai diverso rispetto al passato e che vive ora attraverso il filtro scientifico-tecnico il suo stretto rapporto con la pratica. Ed è con questo modello di pedagogia che la ricerca educativa attuale deve lavorare, assumendolo come propria guida. Le ragioni storiche di questo passaggio sono da ascriversi allo sviluppo sociale, industriale, tecnologico che ha caratterizzato il 900 Il ’68, ad esempio potrebbe essere considerata cifra di quel profondo mutamento culturale che determinò un clima di revisione radicale dei processi educativi e del sapere pedagogico incidendo in profondità sull’identità della pedagogia 1) richiamandola alla sua fondamentale politicità 2) imponendole la necessità di una rivisitazione critica 3) e la messa a fuoco di nuovi modelli formativi caratterizzati in senso antiautoritario; 4) caratterizzandola come atteggiamento critico-radicale. La pedagogia oggi come teoria critica come sapere dell’uomo e per l’uomo è scienza «scienza di processi, (…) ma è anche filosofia, riflessività e interpretazione, interrogazione costante su fini e modelli, è meta-riflessione sull’intenzionalità, è anche relativizzazione storica» La Pedagogia come riflessività e interpretazione, vale a dire colta nel suo carattere di specificità, • da un lato si concentra sull’analisi del processo formativo e riflette sulla formazione e sulla sua storia (la paideia e la Bildung). • dall’altro, necessariamente ripensa le condizioni nuove che contrassegnano la formazione oggi. Condizioni di erranza, di nomadismo, di meticciato, di pluralismo, ma anche di incertezza considerato che «L’atto educativo come pure ogni modello pedagogico (…) sono sempre legati a contesti, dai quali traggono senso (orientamento, spessore valoriale, funzione deontologica) e nei quali devono agire (veicolando “senso”, ovvero orientamento ecc.); dandosi sempre una curvatura intenzionale (indicando cioè valori, orientamenti …)» (Cambi, 2000, p. 172) Nel senso che
  • 6. 6 L’educazione è orientata alla formazione e regolata dalla formazione, come processo di costruzione di un sé autonomo dentro il contesto-di-senso del soggetto (storico, culturale, sociale), e di un sé attivo in quel contesto. da questo punto di vista «l’educazione retta dall’intenzione formativa, implica costruzione-di-forma (struttura organica autoregolata) e orientamento-di-sé (direzione, senso, valore).
  • 7. 6 L’educazione è orientata alla formazione e regolata dalla formazione, come processo di costruzione di un sé autonomo dentro il contesto-di-senso del soggetto (storico, culturale, sociale), e di un sé attivo in quel contesto. da questo punto di vista «l’educazione retta dall’intenzione formativa, implica costruzione-di-forma (struttura organica autoregolata) e orientamento-di-sé (direzione, senso, valore).