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GLI APPUNTI DELMISTER

- Numero 2

INDICE
Articolo n°1
di Angelo Iervolino
Come ottimizzare gli attacchi ad una difesa schierata
attraverso 4 esercitazioni tattiche.
Articolo n°2
di Alessandro Gelmi
Skip: come e perché lo si esegue
Articolo n°3
di Angelo Iervolino
Come allenare e quali suggerimenti dare alla nostra
squadra se il prossimo avversario gioca con il 4-3-1-2 o
il 5-3-2
Articolo n°4
di Jonathan Proietto
L’insorgenza della fatica nel calcio
Articolo n° 1 – Gli appunti del mister

Come ottimizzare gli attacchi ad una difesa
schierata attraverso 4 esercitazioni tattiche.
di Angelo Iervolino
INTRODUZIONE
Ogni
azione
offensiva
deve
essere
ben
organizzata al fine di renderla pericolosa ed
efficace .
In qualsiasi stato di organizzazione si trovi la
difesa avversaria , la nostra azione offensiva deve
sempre avere dei movimenti coordinati tra tutti i
reparti e tra i singoli giocatori che entrano a far
parte dell’azione.
Contro un qualsiasi numero di difensori, la nostra
azione offensiva deve già sapere cosa fare in
precedenza, in rapporto alla situazione.
Anche se ci troviamo di fronte difese con tre
giocatori o addirittura se ci troviamo in superiorità
numerica in fase offensiva, la nostra azione deve
essere organizzata ed efficace, avendo l’intento in
ogni occasione di mettere in difficoltà la difesa
avversaria. A maggior ragione questo vale se ci
troviamo di fronte ad una difesa schierata.
Ogni azione offensiva deve essere talmente
organizzata e effettuata con i tempi giusti , in
modo che ognuno degli interpreti che la svolgono
, effettuino il proprio ruolo in maniera veloce e
decisa. Per arrivare a questo tipo di giocate, c’è
bisogno di allenare la fase offensiva contro tutte
le possibili situazioni che si vengono a creare in
partita, in modo da non trovarci impreparati di
fronte ad una situazioni mai vista, o almeno di
riuscire ad adattarci nel minor tempo possibile
senza così vanificare un’azione offensiva.
PRINCIPI E SOLUZIONI
Ogni
azione
offensiva
è
frutto
dell’idea
dell’allenatore, ed ognuna ricerca degli obbiettivi
perseguiti in allenamento, anche se ogni azione
non può prescindere da quelli che sono i principi
cardine di una buona fase offensiva:
•
•
•
•

La ricerca della profondità
La creazione di spazi
Un gioco d’ampiezza
Movimenti
coordinati
come
sovrapposizione in fase offensiva

la

A prescindere dalla difesa avversaria, se si riesce
a portare avanti uno dei precedenti principi con
efficacia, la nostra azione può diventare
pericolosa.
Sfruttare la profondità
Un gioco d’attacco in profondità prevede
l’inserimento in direzione
della porta di un
giocatore, con una corsa in avanzamento
sfruttando tagli d’avanti o da dietro al difensore
avversario, fig.1.
Fig.1
Oltre che una profondità degli attaccanti, è bene
ricercare una profondità di un giocatore che si
inserisce dalle retrovie, al fine di cogliere
impreparata la difesa avversaria, fig.2 .

Fig.2
Quindi un gioco atto alla ricerca della profondità
deve necessariamente:
• Sfruttare gli spazi liberi che si vengono a
creare
• Portare uno o più giocatori in zona luce
• Evitare il fuorigioco
• Sfruttare gli inserimenti dalle retrovie
Creare spazi di giocata
Il calcio è fatto soprattutto di movimenti senza
palla.
Effettuando movimenti giusti con i tempi giusti , è
possibile creare molte difficoltà alla difesa
avversaria.
La creazione degli spazi è spesso affidata al
singolo giocatore che , con movimenti appropriati,
attirerà l’attenzione su di se della difesa
avversaria, per favorire l’inserimento di un
compagno
nello
spazio
liberato
dal
suo
movimento. Questo può avvenire in ogni zona del
campo, sia laterale che centrale , al fine di
trovarci più facilmente nella zona di campo dove
vogliamo creare difficoltà, fig.3.

Fig.3
Quindi ogni azione finalizzata alla creazione degli
spazi, con movimenti senza palla deve :
• Portare un o più giocatori in uno spazio
meno occupato da maglie avversarie
• Portare un giocatore in uno spazio dive può
essere pericoloso
• Poter far inserire un giocatore nello spazio
dove potrà avere una facile gestione della
palla
• Deve riuscire a creare disagio nella difesa
avversaria
Giocare in ampiezza
Se la nostra azione prevede la ricerca
dell’ampiezza avremo buone possibilità di creare
disagio alla fase difensiva dei nostri avversari.
Il gioco d’ampiezza prevede lo svolgimento
dell’azione su un lato del campo per poi con uno
scorrimento di palla arrivare ad affondare l’attacco
sul lato opposto , dove ci sarà un giocatore esente
da marcatura, fig.1.

Fig.2
I giocatori esterni dovranno, in una transizione da
fase difensiva a fase offensiva, stare molto larghi
sulla linea laterale così da far inevitabilmente
allargare la difesa avversaria, visto che in fase
offensiva sarà ovviamente raccolta a difesa della
porta.
Cercare di giocare in ampiezza costituisce anche
un modo per aggirare la difesa, appunto con
azioni che partono da un lato del campo per poi
terminare dall’altro.
Sfruttare la sovrapposizione
La sovrapposizione è uno dei movimenti per
creare anche una superiorità in fascia e quindi
liberare un uomo dalla marcatura avversaria.
Nella sovrapposizione un giocatore sovrappone la
corsa del compagno sul lato più esterno ad esso:
è importante che il passaggio venga eseguito con
tempi coordinati alla corsa del giocatore in
sovrapposizione. Teoricamente il momento giusto
per effettuare il passaggio , è quando il giocatore
si trova alla medesima altezza del giocatore in
possesso palla, Fig.3 .

Fig.3
Esercitazioni
N°1 - Profondità

Con difesa schierata e palla al centrocampista
centrale, si effettua un’azione offensiva dove il
centrale appoggia palla alla punta la quale scarica
verso l’esterno che serve il taglio in profondità su
corsa
incrociata
l’altro
attaccante.
Contemporaneamente dal lato opposto si inserisce
anche l’altro esterno.
In questa esercitazioni bisogna far si che ogni
giocatore effettui il proprio compito con tempi
coordinati ai compagni, e evitare che gli attaccanti
si trovino in fuorigioco.
N°2 – Creazione spazi

In questa esercitazione , sempre con difesa
schierata, alleniamo la creazione di uno spazio
utile per l’inserimento di un compagno.
Palla all’esterno sinistro, l’attaccante di zona
effettua un movimento fuori-dentro per liberare
uno spazio centrale per l’inserimento del
centrocampista centrale. L’altro attaccante va in
profondità. L’esterno sinistro , una volta liberatosi
lo spazio , servirà nello spazio il centrocampista
centrale che si inserisce in area, questo sarà
libero di calciare o servire l’attaccante.
Tutto deve essere fatto con la massima sincronia
e velocità, e l’attaccante che crea lo spazio deve
muoversi molto rapidamente senza ostacolare la
corsa dell’altro attaccante.
N°3 – Ampiezza

Come da principio della ricerca dell’ampiezza,
sviluppiamo l’azione su un lato del campo per poi
cambiare velocemente fronte d’azione.
L’esterno destro punta il difensore e scarica
all’indietro verso il centrocampista centrale il
quale con un cambio di gioco serve il difensore
esterno opposto sulla corsa senza palla che andrà
al cross per l’inserimento degli attaccanti o del
centrocampista centrale che si inserisce.
Il cambio di gioco deve avvenire molto
velocemente e solo quando il difensore esterno è
libero di gestire la palla-
N°4 - Sovrapposizione in fase offensiva

Con la difesa schierata più un centrocampista
difensivo, l’esterno di centrocampo punta il
rispettivo marcatore per poi all’improvviso servire
il difensore esterno in sovrapposizione .
Contemporaneamente i due attaccanti incrociano
la propria corsa per mettere in difficoltà i rispettivi
marcatori.
Assicurasi che il momento del passaggio, sia
quando il giocatore in sovrapposizione si trova alla
medesima altezza del giocatore in possesso palla.
Articolo n° 2 – Gli appunti del mister

Lo skip: come e perché lo si esegue
di Alessandro Gelmi

COS’è LO SKIP: lo skip, la corsa a ginocchia alte,
è un’andatura che allena e migliora la tecnica di
corsa, l’appoggio del piede, la posizione del
baricentro e il movimento coordinato tra arti
superiori ed arti inferiori durante la corsa.
COSA CURARE QUANDO SI ESEGUE LO SKIP
- contatto del piede col terreno: è fondamentale
che l’appoggio avvenga con l’avampiede e non
con la pianta o il tallone; è importante che i
nostri atleti, soprattutto se si parla di settore
giovanile, imparino a sentirsi e a conoscere il
proprio corpo. Per fare questo un aiuto può
essere quello di proporre queste andature (oltre
allo skip c’è la corsa calciata, il doppio impulso
ecc..) scalzi, ad occhi chiusi ecc, al fine di
favorire la presa di coscienza da parte del
soggetto.
- posizione del baricentro: si trova circa a livello
della quinta vertebra lombare, e nel momento
dell’appoggio dell’avampiede a terra, la sua
proiezione deve cadere esattamente al centro
della base d’appoggio.
- Movimento degli arti superiori e dei
segmenti non direttamente coinvolti:
o Arti superiori: devono oscillare in maniera
opposta rispetto agli arti inferiori; pertanto
l’avanzamento di un arto inferiore avviene
contemporaneamente all’avanzamento dell’arto
superiore contro laterale.
o Il capo:
deve mantenere un prolungamento
sull’asse longitudinale in linea con quello del
tronco.
o Il tronco: deve essere in linea con la gamba di
spinta che si trova estesa per la spinta.
PER COSA PROPORRE LO SKIP
Premessa: le proposte variano e devono essere
adattate alla categoria con cui ci si trova a
lavorare, rispettando le fasi sensibili dei nostri
giocatori e rispettando gli obiettivi e le necessità
che esse richiedono.
- Lo si può proporre a scopo coordinativo: in
questo caso si propongono delle andature, tra le
quali lo skip, sulla distanza di 5-10 mt nelle quali
si curano i particolari detti sopra che mirano ad
uno sviluppo della tecnica di corsa;
- Lo si può proporre a scopo reattivo:
nell’esecuzione di percorsi e/o stazioni di rapidità
e reattività neuro muscolare è importante
stimolare gli atleti a dei gesti molto rapidi, e uno
di questi è proprio l’esecuzione
di skip alto,
basso, laterale per mantenere sempre il piede
“reattivo”;
- Lo si può anche proporre come lavoro di forza:
o Sia come trasformazione, alla massima intensità
post esercizio di sviluppo di qualsiasi forma di
forza per i muscoli della parte anteriore della
coscia (pressa, leg extension, balzi ecc…);
o Sia come andatura con piccolo sovraccarico
(cavigliera, traino), su una distanza di 20-25 mt
per
rinforzare
i
muscoli
coinvolti
nella
biomeccanica della corsa.
Articolo n° 3 – Gli appunti del mister
Quali suggerimenti impartire in settimana alla
nostra squadra se il prossimo avversario da
incontrare gioca con il 4-3-1-2 o con il 5-3-2.
di Angelo Iervolino
LA FASE DIFENSIVA NEL 4-4-2
Il 4-4-2 è il sistema di gioco più utilizzato dagli
allenatori di calcio. Questo prevede l’utilizzo di
quattro difensori , quattro centrocampisti e due
attaccanti.
La difesa è composta da due difensori centrali e
due esterni difensivi con compiti anche di
offendere. Il centrocampo è organizzato da due
centrocampisti centrali e due esterni con compiti
offensivi. L’attacco prevede l’utilizzo di due punte,
fig.1.

Fig.1
Solitamente la difesa è organizzata per una
marcatura a zona .Questa prevede la copertura di
una determinata zona del campo da parte di
ciascun giocatore a prescindere dal modulo
adottato.
In fase di non possesso ogni giocatore dovrà
andare a contrastare esclusivamente nella sua
zona di competenza e cercare di coprire quelle
adiacenti.
Giocando a zona si ha il vantaggio di giocare nella
zona del campo più congeniale ad ogni giocatore,
a uomo questo non può succedere visto che
bisogna seguire l’avversario da marcare in tutte le
zone del campo.
Probabilmente il 4-4-2 dal punto di vista didattico
risulta il sistema più semplice da insegnare, ma
forse anche il più efficace.
In fase difensiva il concetto che tutti i componenti
della squadra devono apprendere è quello della
copertura reciproca tra compagni, o il così detto
attacco e copertura, fig.2.

Fig.2
Ad esempio se la palla è
sinistro avversario , il
destro andrà in attacco
centrocampista centrale
esterno destro, fig.3.

in possesso dell’esterno
nostro centrocampista
comunque coperto dal
destro e dal difensore

Fig.3
Ogni allenatore , rispetto al suo pensiero di gioco,
schiera la difesa come meglio crede: su attacco
laterale è possibile schierare la difesa su due o tre
linee.
Schierando la difesa su due linee daremo meno
profondità al gioco avversario, con la difesa su tre
linee avremo un giocatore più staccato dai
compagni per una repentina chiusura, fig. 4-5.

Fig.4

Fig.5
Se il gioco si svolge in zona centrale ci sono
diverse considerazioni da fare. Innanzitutto su
palla in zona centrale sia la difesa che il
centrocampo si disporrà su una sola linea in
attesa di leggere la giocata dell’avversario, con
ovviamente il giocatore di zona in pressione
sull’avversario, e con i compagni in copertura, fig.
6

Fig.6
Altre due considerazioni da fare sono: capire se la
palla si trova in situazione di palla scoperta
( l’avversario ha spazio di giocata senza essere
contrastato) o se si trova in situazione di palla
coperta (l’avversario non ha spazio e tempo di
giocata, spalle alla porta avversaria).
Se, sempre in posizione centrale , ci troviamo in
situazione di palla scoperta , tutta le linee
difensive arretrano stringendosi a protezione della
porta ,fig.7.

Fig.7
Se il giocatore in posizione centrale è spalle alla
nostra porta, allora tutta la squadra sale in blocco
in ampiezza accorciando lo spazio tra linea e
palla, fig. 8.

Fig.8
In ogni caso in fase di non possesso, la squadra
deve rimanere stretta trai reparti e tra i singoli
giocatori , a protezione della porta, ed ovviamente
in transizione da fase difensiva ad offensiva la
squadra dovrà cercare di allargare gli spazi
cercando ampiezza per far allagare le maglie
avversarie.
Nel caso l’azione avversaria si sviluppi in fascia
con l’utilizzo di una sovrapposizione , il giocatore
in
pressione
scalerà
sul
giocatore
in
sovrapposizione, e quello in copertura andrà
velocemente sul portatore, con ovviamente una
diagonale collettiva di tutti i membri restanti della
difesa, fig. 9-10-11.

Fig.9

Fig.10

Fig.11
Un discorso a parte ma analogo al resto della
squadra è da effettuarsi per i due attaccanti.
Per entrambi valgono gli stessi principi degli altri
componenti del 4-4-2, ossia attacco e copertura.
Se la palla è gestita dal portiere che si appresta
ad un rinvio in avanti la loro posizione deve
essere in linea tra di loro ed ovviamente dietro la
linea della palla, fig.12.

Fig.12
Se la palla invece è in possesso del difensore
centrale, allora un attaccante va in attacco al
portatore e l’altro va in sua copertura, fig.13.

Fig.13
Nel caso in cui il portiere giocasse palla a terra
per un difensore esterno, in quel caso il
centrocampista esterno di riferimento andrà in
pressione con il raddoppio effettuato da un
attaccante, e con l’altro attaccante pronto su una
traiettoria all’indietro per il portiere,fig.14.

Fig.14
Quindi in generale gli accorgimenti le direttive sa
sottolineare alla squadra in fase difensiva sono :
• Con palla al portiere per un rinvio dal fondo
, le punte si dispongono in linea tra di loro
dietro la linea della palla , su cerchi o di
centrocampo
• In ogni situazione di non possesso vale
sempre il principio di attacco e copertura
• Essere rapidi nell’andare in pressione in
posizione laterale e altrettanto rapidi nel
dare copertura ed effettuare la diagonale
• Se decidiamo di effettuare un pressing ,
anche offensivo, è necessario che tutta la
squadra sia corta, in una lunghezza
massima tra tutti i reparti di 30 metri
• Con palla scoperta ci stringiamo a
protezione della porta in una larghezza
massima di 20 metri
• Con palla coperta ci allarghiamo e riduciamo
gli spazi tra la palla e il nostro blocco
difensivo
• Su ogni pressione cercare di temporeggiare
l’avversario in modo da non essere saltati
facilmente e da ritardare l’azione avversaria
portando i compagni di squadra nelle
posizioni corrette di copertura
• Se l’avversario effettua un retropassaggio
accorciamo gli spazi in modo da tenerli
sempre lontani dalla nostra porta.
I SUGGERIMENTI DA IMPARTIRE ALLA NOSTRA
SQUADRA SE IL PROSSIMO AVVERSARIO GIOCA
CON IL 4-3-1-2.
Il 4-3-1-2 prevede , a differenza del 4-4-2, una
diversa disposizione del centrocampo. Solitamente
i due centrocampisti centrali sono alternati uno in
copertura e uno in posizione più avanzata, che
può fingere da trequartista in fase offensiva,
fig.15.

Fig.15
Le situazione in cui la nostra squadra schierata
con un 4-4-2 potrebbe andare in sofferenza sono
:
1. In posizione centrale in un attacco delle loro
due punte contro i nostri due difensori
centrali, potremmo soffrire l’inserimento del
trequartista che porterà il numero dei
giocatori a favore degli avversari creando
così una situazione di 3c2
2. La posizione del trequartista tra le nostre
linee , può creare problemi in fase di
interdizione. Questo giocatore avrà molte
situazioni di libertà e di facili giocate se non
contrastato da un nostro centrocampista
3. Il
centrocampista
arretrato,
in
fase
offensiva, godrà di una discreta libertà
venendosi spesso a trovare in un 1c1 con un
nostro centrocampista, dato che l’altro
centrocampista
è
impegnato
nella
marcatura del trequartista
Le soluzioni a tali problemi possono essere:
1. Una rapida copertura dei difensori esterni a
copertura della coppia centrale contro punte
e trequartista
2. Il trequartista può essere marcato da un
nostro centrocampista con il compito di non
fargli impostare gioco verso le punte
3. Il loro centrocampista arretrato può essere
contrastato dalle nostre punte, in modo da
avere sempre i quattro centrocampisti
schierati
Vediamo ora la nostra disposizione nelle diverse
posizioni della palla in possesso avversario.
Se la palla è in possesso di un difensore centrale ,
una punta andrà in pressione, l’altra in copertura.
Il nostro esterno di centrocampo accorcerà lo
spazio sul loro esterno difensivo, i nostri due
centrocampisti centrali uno si occuperà del loro
trequartista e uno del centrocampista arretrato. Il
nostro esterno difensivo prenderà spazio sul loro
esterno di centrocampo,fig.16.

Fig.16
Con questa disposizione loro avranno pochi spazi
di giocata e soprattutto poche possibilità di
passaggio. Importante è la corretta marcatura del
loro centrocampista arretrato.
È importante che tutti questi movimenti presa
degli spazi nei confronti degli avversari vengano
eseguiti il più rapidamente possibile e nella
maniera più coordinata possibile.
La punta che va in pressione è il direttore di
questi movimenti: appena l’attaccante va in
pressione gli altri giocatori devono occupare gli
spazi come visto in precedenza.
Se la palla è in possesso del loro esterno difensivo
, il giocatore che andrà in pressione è il nostro
esterno di centrocampo, le nostre due punte
prenderanno posizione sui loro centrali di difesa, il
nostro esterno
difensivo si occuperà del loro
esterno di centrocampo.
I nostri due centrocampisti centrali sono
rispettivamente posizionati sul centrocampista
arretrato e il trequartista.
Se il passaggio è diretto al
centrocampista
arretrato , il nostro marcatore lo seguirà cercando
di obbligarlo a scaricare verso il loro centrale di
difesa, così da far prendere alla nostra squadra le
posizioni viste in precedenza, fig. 17.
Tutta la difesa , ovviamente scivolerà verso il lato
di svolgimento dell’azione in modo da diminuire
gli spazi .

Fig.17
Come abbiamo detto in precedenza quando in
possesso palla è il loro centrocampista arretrato ,
il compito di attaccarlo è dato agl’attaccanti, ma
se loro vengono saltati , il compito di aggredire il
centrocampista arretrato passa ad un nostro
centrocampista centrale. Questo deve impedirgli
la manovra in avanti , farlo scaricare verso i
difensori o verso un esterno, oppure obbligarlo al
lancio lungo se tutto questo non fosse possibile,
dato che il lancio lungo è una traiettoria di facile
lettura per i nostri difensori sugli attaccanti,
fig.18.

Fig.18

I SUGGERIMENTI DA IMPARTIRE ALLA NOSTRA
SQUADRA SE IL PROSSIMO AVVERSARIO GIOCA
CON IL 5-3-2
Se il nostro avversario gioca con un 5-3-2,
significa che in fase difensiva vuole più copertura,
ma è anche vero che in fase offensiva attaccherà
con più uomini visto che parteciperanno alla fase
offensiva anche i loro esterni difensivi.
In fase offensiva a centrocampo avremo sempre
un uomo in più , anche se daranno una mano alla
squadra anche le loro punte, ma noi avremo i
nostri esterni difensivi che a turno porteranno
superiorità numerica a centrocampo, fig. 19. I
loro tre centrocampisti sono prettamente centrali ,
con compiti di effettuare anche giocate sugli
esterni.

Fig.19
In fase difensiva dovremo chiedere spesso l’aiuto
di uno dei nostri attaccanti a centrocampo perché
loro avranno cinque uomini posizionati sulla linea
mediana e noi solamente quattro.
Il 5-3-2, è un modulo che permette di creare
diverse soluzioni di triangoli tra i giocatori, per
questo in fase difensiva dovremo occupare al
meglio gli spazi per evitare che ci taglino fuori
facilmente, fig.20.

Fig.20
I problemi che potremmo avere contro un 5-3-2
in fase difensiva sono:
1. Il loro numero a centrocampo che sale a
cinque , avendo così maggiori soluzioni di
passaggio
2. Attaccheranno sempre con minimo cinque
persone , quindi i cambi di gioco possono
essere una loro arma in più
3. Effettueranno numerose sovrapposizioni per
sfruttare al meglio il 2c1 in fascia
Le soluzioni a tali problemi possono essere:
1. A centrocampo verrà in aiuto un attaccante
che andrà in pressione del portatore di
palla, così i nostri quattro centrocampisti
sono in apri numero contro i loro
centrocampisti
2. Essere pronti con le diagonali e cambiare
fronte di gioco rapidamente, mantenendo la
marcatura sul giocatore sul lato opposto
3. Rispettare alla perfezione i principi di
attacco e copertura e effettuare una
massiccia collaborazione tra le coppie
esterne di centrocampo e difesa.
Vediamo ora la nostra disposizione nelle diverse
posizioni della palla in possesso avversario.
Se la palla è in possesso di uno dei loro tre
centrali difensivi, una punta attacca il portatore e
l’altra accorcia lo spazio sull’altro centrale più
vicino. Il nostro esterno di centrocampo toglie
spazio al loro esterno di difesa e i restanti tre
centrocampisti prendono posizione sui loro tre
centrocampisti.
La difesa sale accorciando gli spazi e mantenendo
la distanza iniziale prefissata tra i reparti.
Seconda questa disposizione restano un centrale
difensivo e un esterno difensivo senza marcatura,
ma nel caso loro ricevessero palla, noi dovremmo
essere pronti a cambiare disposizione e
posizionarci sul fronte opposto, fig.21.
Fig.21
Se palla è in possesso di uno dei tre
centrocampisti centrali, coloro che sono adibiti
all’intercettamento della palla sono le due punte.
Un attaccante andrà in pressione sul portatore,
l’altro prenderà posizione su centrocampista più
vicino al portatore, e l’altro centrocampista verrà
preso in consegna dal nostro esterno di
centrocampo. L’esterno difensivo di riferimento
bloccherà la discesa del loro esterno difensivo.
La difesa si disporrà sempre su una linea, con
attenzione ai loro attaccanti, fig. 22.

Fig.22
Nel caso gli attaccanti vengano saltati e la palla è
in possesso del loro centrocampista di centro
destra per esempio, colui che andrà in attacco
sarà il nostro centrocampista sinistro, i centrali di
centrocampo prenderanno in marcatura gli altri
due centrocampisti e l’esterno di destra prenderà
posizione sul loro esterno difensivo sinistro che
accompagnerà l’azione d’attacco.
Il nostro difensore sinistro prenderà in consegna
l’esterno
difensivo
destro
avversario
che
sovrapporrà al suo compagno centrocampista di
centro destra.
La linea difensiva si disporrà su due linee per non
dare profondità agli attaccanti, fig. 23.

Fig.23
Articolo n° 4 – Gli appunti del mister

L’insorgenza della fatica nel calcio
di Jonathan Proietto

La fatica è un fenomeno multifattoriale complesso
E’ causata da numerosi fattori a diversi livelli
Si possono suddividere in due principali
classificazioni
Una prima suddivisione: fatica di tipo periferico
Una seconda suddivisione: fatica di tipo centrale
Essa può permanere o transitare durante una
partita
Coinvolge varie strutture nervose e muscolari
Essa può essere facilmente studiata analizzando
le risposte del muscolo a stimolazioni elettriche
dei nervi periferici (muscolo quadricipite a stimoli
elettrici del nervo femorale
Essa è determinata da fattori di tipo nervoso o da
fattori meccanico, oppure combinata da entrambi
I fattori di tipo nervoso sono fondamentalmente
legati alla ridotta eccitabilità del muscolo causata
da alterazioni metaboliche che si determinano a
seguito di esercizi svolti ad alta intensità
(accumulo di ioni, abbassamento Ph muscolare)
I fattori di tipo meccanico sono legati al numero di
fibre muscolari funzionanti nel momento in cui si
testa l’efficienza periferica.
Nel calcio possiamo suddividere due diversi tipi di
fatica specifica: la fatica di tipo transitoria, che si
presenta durante la partita a causa di brevi fasi
(alcuni minuti) svolte ad intensità alta, e una
fatica permanenDurante le fasi di alta intensità il
meccanismo
anaerobico
risulta
essere
marcatamente attivato.
Altro possibili candidati a giustificare l’insorgenza
della fatica di tipo transitorio potrebbero essere :
la temporanea riduzione della concentrazione di
fosfocreatina (CP) nel muscolo.
Oppure l’accumulo di potassio nello spazio
interstiziale.
Ovviamente sono numerose le situazioni in cui la
fatica non è determinata da uno solo di questi
elementi ma da una combinazione degli stessi.
te, che insorge nella fase finale del match.

FISIOLOGIA: "Percepisco lo sforzo, classifico
la fatica"
Nel calcio la resistenza organica è la capacità di
mantenere il più possibile costante la prestazione
dal punto di vista atletico, tecnico e tattico,
nonostante si sia già compiuto una grande
quantità di lavoro. La prestazione del calciatore e
l’allenamento si basano attraverso la resistenza
generale organica. L’allenamento aerobico e di
soglia anaerobica influenza positivamente la
prestazione di gara di un calciatore, e supporta
quello anaerobico e di forza. Inoltre, favorisce il
controllo del tessuto adiposo corporeo.
Per parlare di resistenza organica, è necessario
definire alcuni parametri:
la soglia aerobica, raggiunta quando la
concentrazione ematica di lattato raggiunge i
2mmol/L (S2)
la soglia anaerobica, raggiunta quando la
concentrazione ematica di lattato è pari a
4mmol/L (S4)
Da alcuni anni, mi sono dedicato e ho seguito
attentamente la metodologia di uno dei più bravi
preparatori atletici in circolo nel calcio italiano,
studiando la percezione soggettiva dello sforzo da
parte di un calciatore. Questo mio interesse deriva
più che da una buona metodologia di valutazione
fisica, anche per un miglioramento del feedback
comunicativo con l’atleta stesso.
Infatti il preparatore atletico somministra il carico
esterno a cui corrisponde quello interno, diverso
per ciascun atleta, che provoca adattamenti
specifici. La percezione dello sforzo qualifica e
quantifica lo stato di fatica dell’atleta.
Dalla scorsa stagione, appunto per questo scopo,
sfrutto la Scala di Borg. Si tratta di una scelta che
si è rilevata un’esperienza assai importante
proprio per capire l’atteggiamento del calciatore
nell’espressione fisico-atletica del suo lavoro. A
ogni giocatore, dopo una determinata seduta di
allenamento, viene chiesto: “come hai percepito
lo sforzo?”
Generalmente la valutazione Borg va interpretata
e presenta tre tipi di risposte da parte dei
giocatori:
calciatore che enfatizza il Borg e tende a
dare i valori più elevati
calciatore che sminuisce il Borg e tende
a dare valori più bassi
calciatore affidabile che riesce a dare un
risultato reale
Inoltre, nel rapporto personale con l’atleta, si può
capire quale tipologia di calciatore abbiamo di
fronte. Un atleta sospettoso tende a pilotare le
proprie
risposte,
quello
influenzabile
è
condizionato dal clima o dall’umore personale. Di
particolare interesse è l’analisi del valore di Borg
che otteniamo alla fine della partita, cosa che
ormai è diventata, come anticipato, una sorpresa
e che mi ha fornito importanti indicazioni sullo
stato psico-fisico ed emozionale dell’atleta. Per
concludere, la valutazione soggettiva dello stato
di fatica con la scala di Borg mi ha insegnato ad
ascoltare e soprattutto a capire l’atleta,
costruendo con lui un rapporto di collaborazione.
Con questa metodica ho notato che si sente
assistito e cerca di collaborare, arrivando a
condividere le proposte metodologiche dello staff
tecnico
FISIOLOGIA: " Alleno l'aerobico, serve ?
cosa scaturisce? "
Dalle molte teorie dettate dalla fisiologia, dai molti
autori che si sono susseguiti negli anni, e
soprattutto dopo gli innumerevoli cambiamente
che il calcio ha prodotto negli ultimi 60 anni,
possiamo comunque e sempre stabilire che
l’allenamento aerobico, induce per esempio un
miglioramento della circolazione del sangue
centrale e periferica, migliora la resistenza
cardiorespiratoria,
aumenta
la
performance
dell’atleta. I benifici e i parametri che
l’allenamento aerobico però, induce nel corpo non
sono solo questi. E in questo primo dei due
capitoli centrali del mio testo, ho elencato alcuni
dei lavori sul campo che mi hanno portato a
toccare con pratica e sui dati di valutazione
funzionale, questi miglioramenti. Alcuni non
documentabili per mancanza di strumentale
adatta.
Personalmente, seguito anche in base alla fascia
di età che alleno da anni, ho sempre inserito il
lavoro aerobico all’inizio del microciclo della
settimana (quella della gara di campionato),
oppure nella fase di preparazione alla stagione.
Ho sempre pensato che il lavoro deve partire da
determinate valutazioni funzionali, andando a
scannerizzare bene il materiale che si ha a
disposizione e ponendo un lavoro, attento e
dettagliato, ma soprattutto individualizzato, per
estrapolare in ogni atleta le prerogative e i
parametri allenanti, da cui iniziare ed avere
miglioramenti.
Ma seguendo con ordine, voglio iniziare a parlare
degli
adattamenti
che
vengono
indotti
dall’allenamento aerobico, che oggi giorno induce
un preparatore atletico, a sceglierlo includendo o
meno, l’utilizzo della palla.
Il miglioramento della resistenza che accompagna
l’allenamento aerobico in un microciclo, è il
risultato di una serie di adattamenti agli stimoli
allenanti; alcuni interessano i muscoli, molti altri i
sistemi energici.
I cambiamenti primari che si possono stabilire
grazie all’utilizzo del lavoro aerobico, sono
l’aumento della capacità di sostenere una
prestazione,
ovviamente
non
massimale,
prolungata e andando ad incrementare la
massima capacità aerobica (Vo2max).
E’ da sottolineare il fatto che in un lavoro
effettuato ad inizio stagione, la “situazione”
organica del gruppo non potrà mai risultare
omogenea, quindi l’aumento della potenza
aerobica sarà minore nei soggetti che sono già in
una buona condizione fisica, rispetto a quell’atleta
sedentario, o comunque con un forma fisica
arretrata.
Gli
adattamenti
inclusi
nell’utilizzo
dell’allenamento aerobico, che a seconda della
fascia di età allenata, varia sia nel suo incremento
che nella sua metabolizzazione, riflette e
estrapola degli adattamenti che principalmente si
racchiudono:
nei muscoli
nelle fornti energetiche ( brevi cenni)
Quello che succede nel nostro muscolo quando
scegliamo di attuare un lavoro aerobico durante
un microciclo di allenamento, ci deve essere ben
chiaro, perché è il momento in cui l’attività
organica dell’atleta viene messo oltre che a dura
prova, portato a volte anche allo sforzo
massimale. Ed essendo un parametro allenante
che risponde ad un esercizio fisico prolungato,
deve essere dosato bene e con particolare
attenzione a quello che succede a livello
muscolare.
Innanzitutto la stimolazione ripetuta delle fibre
muscolari,
induce
delle
modificazioni
sia
strutturale
che
funzionali
delle
stesse.
L’allenamento aerobico influenza quindi:
a)
la tipologia della fibra muscolare
b)
il numero di capillari
c)
il contenuto di mioglobina
d)
la funzione motocondriale e gli enzimi
ossidativi
Come da studi effettuati da notevoli fisiologi,
l’entità delle modificazioni della tipologia della
fibra muscolare, dipende, dall’intensità e dalla
durata di ciascuna sessione di allenamento e dalla
durata della programmazione dell’allenamento. E’
pur vero che molti studi iniziali avevano
categoricamente
smentito
la
modificazione
fibrotica in base all’utilizzo dell’allenamento
aerobico.
Quello che invece gli studi hanno affermato, e con
grande
importanza,
è
il
vero
primario
adattamento che avviene a livello muscolare in
seguito all’allenamento aerobico, quale l’aumento
del numero di capillari in ciascuna fibra
muscolare.
Questo incremento dovuto ad un lavoro aerobico
prolungato, implica un aumento sostanziale di
scambi di gas, calore, di scorie e di sostanze
nutrienti tra il sangue e le fibre muscolari, che a
sua volta, oltre che dare splendore alla forma
fisica dell’atleta, ne migliora anche la salute.
Questo processo è potenzialmente, tra le
modificazioni
più
significative,
indotte
dall’allenamento, che favoriscono l’aumento del
Vo2max.
Il periodo che raccoglie un incremento sostanziale
dei capillari nei muscoli, si verifica già nelle prima
settimane o mesi di allenamento.
Appena l’ossigeno penetra nella fibra muscolare,
si lega alla mioglobina, che non altro che un
composto simile all’emoglobina, contenente del
ferro e che trasporta le molecole di ossigeno dalla
membrana cellulare ai mitocondri. Le fibre
muscolari ST (slow twich) contengono grande
quantità di mioglobina, dalla quale deriva
prevalentemente la loro caratteristica colorazione
rossa.
Le fibre FT (fast twich), sono invece altamente
glicolitiche e richiedono poca mioglobina e
possedendone appunto poca, appaiono di un
colore più bianco.

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Gli appunti del mister numero 2

  • 1.
  • 2.
  • 3. GLI APPUNTI DELMISTER - Numero 2 INDICE Articolo n°1 di Angelo Iervolino Come ottimizzare gli attacchi ad una difesa schierata attraverso 4 esercitazioni tattiche. Articolo n°2 di Alessandro Gelmi Skip: come e perché lo si esegue Articolo n°3 di Angelo Iervolino Come allenare e quali suggerimenti dare alla nostra squadra se il prossimo avversario gioca con il 4-3-1-2 o il 5-3-2 Articolo n°4 di Jonathan Proietto L’insorgenza della fatica nel calcio
  • 4. Articolo n° 1 – Gli appunti del mister Come ottimizzare gli attacchi ad una difesa schierata attraverso 4 esercitazioni tattiche. di Angelo Iervolino INTRODUZIONE Ogni azione offensiva deve essere ben organizzata al fine di renderla pericolosa ed efficace . In qualsiasi stato di organizzazione si trovi la difesa avversaria , la nostra azione offensiva deve sempre avere dei movimenti coordinati tra tutti i reparti e tra i singoli giocatori che entrano a far parte dell’azione. Contro un qualsiasi numero di difensori, la nostra azione offensiva deve già sapere cosa fare in precedenza, in rapporto alla situazione. Anche se ci troviamo di fronte difese con tre giocatori o addirittura se ci troviamo in superiorità numerica in fase offensiva, la nostra azione deve essere organizzata ed efficace, avendo l’intento in ogni occasione di mettere in difficoltà la difesa avversaria. A maggior ragione questo vale se ci troviamo di fronte ad una difesa schierata. Ogni azione offensiva deve essere talmente organizzata e effettuata con i tempi giusti , in modo che ognuno degli interpreti che la svolgono , effettuino il proprio ruolo in maniera veloce e decisa. Per arrivare a questo tipo di giocate, c’è bisogno di allenare la fase offensiva contro tutte le possibili situazioni che si vengono a creare in
  • 5. partita, in modo da non trovarci impreparati di fronte ad una situazioni mai vista, o almeno di riuscire ad adattarci nel minor tempo possibile senza così vanificare un’azione offensiva. PRINCIPI E SOLUZIONI Ogni azione offensiva è frutto dell’idea dell’allenatore, ed ognuna ricerca degli obbiettivi perseguiti in allenamento, anche se ogni azione non può prescindere da quelli che sono i principi cardine di una buona fase offensiva: • • • • La ricerca della profondità La creazione di spazi Un gioco d’ampiezza Movimenti coordinati come sovrapposizione in fase offensiva la A prescindere dalla difesa avversaria, se si riesce a portare avanti uno dei precedenti principi con efficacia, la nostra azione può diventare pericolosa. Sfruttare la profondità Un gioco d’attacco in profondità prevede l’inserimento in direzione della porta di un giocatore, con una corsa in avanzamento sfruttando tagli d’avanti o da dietro al difensore avversario, fig.1.
  • 6. Fig.1 Oltre che una profondità degli attaccanti, è bene ricercare una profondità di un giocatore che si inserisce dalle retrovie, al fine di cogliere impreparata la difesa avversaria, fig.2 . Fig.2 Quindi un gioco atto alla ricerca della profondità deve necessariamente: • Sfruttare gli spazi liberi che si vengono a creare • Portare uno o più giocatori in zona luce • Evitare il fuorigioco
  • 7. • Sfruttare gli inserimenti dalle retrovie Creare spazi di giocata Il calcio è fatto soprattutto di movimenti senza palla. Effettuando movimenti giusti con i tempi giusti , è possibile creare molte difficoltà alla difesa avversaria. La creazione degli spazi è spesso affidata al singolo giocatore che , con movimenti appropriati, attirerà l’attenzione su di se della difesa avversaria, per favorire l’inserimento di un compagno nello spazio liberato dal suo movimento. Questo può avvenire in ogni zona del campo, sia laterale che centrale , al fine di trovarci più facilmente nella zona di campo dove vogliamo creare difficoltà, fig.3. Fig.3 Quindi ogni azione finalizzata alla creazione degli spazi, con movimenti senza palla deve : • Portare un o più giocatori in uno spazio meno occupato da maglie avversarie
  • 8. • Portare un giocatore in uno spazio dive può essere pericoloso • Poter far inserire un giocatore nello spazio dove potrà avere una facile gestione della palla • Deve riuscire a creare disagio nella difesa avversaria Giocare in ampiezza Se la nostra azione prevede la ricerca dell’ampiezza avremo buone possibilità di creare disagio alla fase difensiva dei nostri avversari. Il gioco d’ampiezza prevede lo svolgimento dell’azione su un lato del campo per poi con uno scorrimento di palla arrivare ad affondare l’attacco sul lato opposto , dove ci sarà un giocatore esente da marcatura, fig.1. Fig.2 I giocatori esterni dovranno, in una transizione da fase difensiva a fase offensiva, stare molto larghi sulla linea laterale così da far inevitabilmente allargare la difesa avversaria, visto che in fase offensiva sarà ovviamente raccolta a difesa della porta.
  • 9. Cercare di giocare in ampiezza costituisce anche un modo per aggirare la difesa, appunto con azioni che partono da un lato del campo per poi terminare dall’altro. Sfruttare la sovrapposizione La sovrapposizione è uno dei movimenti per creare anche una superiorità in fascia e quindi liberare un uomo dalla marcatura avversaria. Nella sovrapposizione un giocatore sovrappone la corsa del compagno sul lato più esterno ad esso: è importante che il passaggio venga eseguito con tempi coordinati alla corsa del giocatore in sovrapposizione. Teoricamente il momento giusto per effettuare il passaggio , è quando il giocatore si trova alla medesima altezza del giocatore in possesso palla, Fig.3 . Fig.3
  • 10. Esercitazioni N°1 - Profondità Con difesa schierata e palla al centrocampista centrale, si effettua un’azione offensiva dove il centrale appoggia palla alla punta la quale scarica verso l’esterno che serve il taglio in profondità su corsa incrociata l’altro attaccante. Contemporaneamente dal lato opposto si inserisce anche l’altro esterno. In questa esercitazioni bisogna far si che ogni giocatore effettui il proprio compito con tempi coordinati ai compagni, e evitare che gli attaccanti si trovino in fuorigioco.
  • 11. N°2 – Creazione spazi In questa esercitazione , sempre con difesa schierata, alleniamo la creazione di uno spazio utile per l’inserimento di un compagno. Palla all’esterno sinistro, l’attaccante di zona effettua un movimento fuori-dentro per liberare uno spazio centrale per l’inserimento del centrocampista centrale. L’altro attaccante va in profondità. L’esterno sinistro , una volta liberatosi lo spazio , servirà nello spazio il centrocampista centrale che si inserisce in area, questo sarà libero di calciare o servire l’attaccante. Tutto deve essere fatto con la massima sincronia e velocità, e l’attaccante che crea lo spazio deve muoversi molto rapidamente senza ostacolare la corsa dell’altro attaccante.
  • 12. N°3 – Ampiezza Come da principio della ricerca dell’ampiezza, sviluppiamo l’azione su un lato del campo per poi cambiare velocemente fronte d’azione. L’esterno destro punta il difensore e scarica all’indietro verso il centrocampista centrale il quale con un cambio di gioco serve il difensore esterno opposto sulla corsa senza palla che andrà al cross per l’inserimento degli attaccanti o del centrocampista centrale che si inserisce. Il cambio di gioco deve avvenire molto velocemente e solo quando il difensore esterno è libero di gestire la palla-
  • 13. N°4 - Sovrapposizione in fase offensiva Con la difesa schierata più un centrocampista difensivo, l’esterno di centrocampo punta il rispettivo marcatore per poi all’improvviso servire il difensore esterno in sovrapposizione . Contemporaneamente i due attaccanti incrociano la propria corsa per mettere in difficoltà i rispettivi marcatori. Assicurasi che il momento del passaggio, sia quando il giocatore in sovrapposizione si trova alla medesima altezza del giocatore in possesso palla.
  • 14. Articolo n° 2 – Gli appunti del mister Lo skip: come e perché lo si esegue di Alessandro Gelmi COS’è LO SKIP: lo skip, la corsa a ginocchia alte, è un’andatura che allena e migliora la tecnica di corsa, l’appoggio del piede, la posizione del baricentro e il movimento coordinato tra arti superiori ed arti inferiori durante la corsa. COSA CURARE QUANDO SI ESEGUE LO SKIP - contatto del piede col terreno: è fondamentale che l’appoggio avvenga con l’avampiede e non con la pianta o il tallone; è importante che i nostri atleti, soprattutto se si parla di settore giovanile, imparino a sentirsi e a conoscere il proprio corpo. Per fare questo un aiuto può essere quello di proporre queste andature (oltre allo skip c’è la corsa calciata, il doppio impulso ecc..) scalzi, ad occhi chiusi ecc, al fine di favorire la presa di coscienza da parte del soggetto. - posizione del baricentro: si trova circa a livello della quinta vertebra lombare, e nel momento dell’appoggio dell’avampiede a terra, la sua proiezione deve cadere esattamente al centro della base d’appoggio.
  • 15. - Movimento degli arti superiori e dei segmenti non direttamente coinvolti: o Arti superiori: devono oscillare in maniera opposta rispetto agli arti inferiori; pertanto l’avanzamento di un arto inferiore avviene contemporaneamente all’avanzamento dell’arto superiore contro laterale. o Il capo: deve mantenere un prolungamento sull’asse longitudinale in linea con quello del tronco. o Il tronco: deve essere in linea con la gamba di spinta che si trova estesa per la spinta. PER COSA PROPORRE LO SKIP Premessa: le proposte variano e devono essere adattate alla categoria con cui ci si trova a lavorare, rispettando le fasi sensibili dei nostri giocatori e rispettando gli obiettivi e le necessità che esse richiedono. - Lo si può proporre a scopo coordinativo: in questo caso si propongono delle andature, tra le quali lo skip, sulla distanza di 5-10 mt nelle quali si curano i particolari detti sopra che mirano ad uno sviluppo della tecnica di corsa; - Lo si può proporre a scopo reattivo: nell’esecuzione di percorsi e/o stazioni di rapidità e reattività neuro muscolare è importante stimolare gli atleti a dei gesti molto rapidi, e uno di questi è proprio l’esecuzione di skip alto, basso, laterale per mantenere sempre il piede “reattivo”; - Lo si può anche proporre come lavoro di forza: o Sia come trasformazione, alla massima intensità post esercizio di sviluppo di qualsiasi forma di forza per i muscoli della parte anteriore della coscia (pressa, leg extension, balzi ecc…); o Sia come andatura con piccolo sovraccarico (cavigliera, traino), su una distanza di 20-25 mt per rinforzare i muscoli coinvolti nella biomeccanica della corsa.
  • 16. Articolo n° 3 – Gli appunti del mister Quali suggerimenti impartire in settimana alla nostra squadra se il prossimo avversario da incontrare gioca con il 4-3-1-2 o con il 5-3-2. di Angelo Iervolino LA FASE DIFENSIVA NEL 4-4-2 Il 4-4-2 è il sistema di gioco più utilizzato dagli allenatori di calcio. Questo prevede l’utilizzo di quattro difensori , quattro centrocampisti e due attaccanti. La difesa è composta da due difensori centrali e due esterni difensivi con compiti anche di offendere. Il centrocampo è organizzato da due centrocampisti centrali e due esterni con compiti offensivi. L’attacco prevede l’utilizzo di due punte, fig.1. Fig.1 Solitamente la difesa è organizzata per una marcatura a zona .Questa prevede la copertura di una determinata zona del campo da parte di ciascun giocatore a prescindere dal modulo adottato.
  • 17. In fase di non possesso ogni giocatore dovrà andare a contrastare esclusivamente nella sua zona di competenza e cercare di coprire quelle adiacenti. Giocando a zona si ha il vantaggio di giocare nella zona del campo più congeniale ad ogni giocatore, a uomo questo non può succedere visto che bisogna seguire l’avversario da marcare in tutte le zone del campo. Probabilmente il 4-4-2 dal punto di vista didattico risulta il sistema più semplice da insegnare, ma forse anche il più efficace. In fase difensiva il concetto che tutti i componenti della squadra devono apprendere è quello della copertura reciproca tra compagni, o il così detto attacco e copertura, fig.2. Fig.2 Ad esempio se la palla è sinistro avversario , il destro andrà in attacco centrocampista centrale esterno destro, fig.3. in possesso dell’esterno nostro centrocampista comunque coperto dal destro e dal difensore Fig.3 Ogni allenatore , rispetto al suo pensiero di gioco, schiera la difesa come meglio crede: su attacco
  • 18. laterale è possibile schierare la difesa su due o tre linee. Schierando la difesa su due linee daremo meno profondità al gioco avversario, con la difesa su tre linee avremo un giocatore più staccato dai compagni per una repentina chiusura, fig. 4-5. Fig.4 Fig.5 Se il gioco si svolge in zona centrale ci sono diverse considerazioni da fare. Innanzitutto su palla in zona centrale sia la difesa che il centrocampo si disporrà su una sola linea in attesa di leggere la giocata dell’avversario, con ovviamente il giocatore di zona in pressione sull’avversario, e con i compagni in copertura, fig. 6 Fig.6
  • 19. Altre due considerazioni da fare sono: capire se la palla si trova in situazione di palla scoperta ( l’avversario ha spazio di giocata senza essere contrastato) o se si trova in situazione di palla coperta (l’avversario non ha spazio e tempo di giocata, spalle alla porta avversaria). Se, sempre in posizione centrale , ci troviamo in situazione di palla scoperta , tutta le linee difensive arretrano stringendosi a protezione della porta ,fig.7. Fig.7 Se il giocatore in posizione centrale è spalle alla nostra porta, allora tutta la squadra sale in blocco in ampiezza accorciando lo spazio tra linea e palla, fig. 8. Fig.8 In ogni caso in fase di non possesso, la squadra deve rimanere stretta trai reparti e tra i singoli giocatori , a protezione della porta, ed ovviamente in transizione da fase difensiva ad offensiva la squadra dovrà cercare di allargare gli spazi
  • 20. cercando ampiezza per far allagare le maglie avversarie. Nel caso l’azione avversaria si sviluppi in fascia con l’utilizzo di una sovrapposizione , il giocatore in pressione scalerà sul giocatore in sovrapposizione, e quello in copertura andrà velocemente sul portatore, con ovviamente una diagonale collettiva di tutti i membri restanti della difesa, fig. 9-10-11. Fig.9 Fig.10 Fig.11 Un discorso a parte ma analogo al resto della squadra è da effettuarsi per i due attaccanti. Per entrambi valgono gli stessi principi degli altri componenti del 4-4-2, ossia attacco e copertura.
  • 21. Se la palla è gestita dal portiere che si appresta ad un rinvio in avanti la loro posizione deve essere in linea tra di loro ed ovviamente dietro la linea della palla, fig.12. Fig.12 Se la palla invece è in possesso del difensore centrale, allora un attaccante va in attacco al portatore e l’altro va in sua copertura, fig.13. Fig.13 Nel caso in cui il portiere giocasse palla a terra per un difensore esterno, in quel caso il centrocampista esterno di riferimento andrà in pressione con il raddoppio effettuato da un attaccante, e con l’altro attaccante pronto su una traiettoria all’indietro per il portiere,fig.14. Fig.14
  • 22. Quindi in generale gli accorgimenti le direttive sa sottolineare alla squadra in fase difensiva sono : • Con palla al portiere per un rinvio dal fondo , le punte si dispongono in linea tra di loro dietro la linea della palla , su cerchi o di centrocampo • In ogni situazione di non possesso vale sempre il principio di attacco e copertura • Essere rapidi nell’andare in pressione in posizione laterale e altrettanto rapidi nel dare copertura ed effettuare la diagonale • Se decidiamo di effettuare un pressing , anche offensivo, è necessario che tutta la squadra sia corta, in una lunghezza massima tra tutti i reparti di 30 metri • Con palla scoperta ci stringiamo a protezione della porta in una larghezza massima di 20 metri • Con palla coperta ci allarghiamo e riduciamo gli spazi tra la palla e il nostro blocco difensivo • Su ogni pressione cercare di temporeggiare l’avversario in modo da non essere saltati facilmente e da ritardare l’azione avversaria portando i compagni di squadra nelle posizioni corrette di copertura • Se l’avversario effettua un retropassaggio accorciamo gli spazi in modo da tenerli sempre lontani dalla nostra porta. I SUGGERIMENTI DA IMPARTIRE ALLA NOSTRA SQUADRA SE IL PROSSIMO AVVERSARIO GIOCA CON IL 4-3-1-2.
  • 23. Il 4-3-1-2 prevede , a differenza del 4-4-2, una diversa disposizione del centrocampo. Solitamente i due centrocampisti centrali sono alternati uno in copertura e uno in posizione più avanzata, che può fingere da trequartista in fase offensiva, fig.15. Fig.15 Le situazione in cui la nostra squadra schierata con un 4-4-2 potrebbe andare in sofferenza sono : 1. In posizione centrale in un attacco delle loro due punte contro i nostri due difensori centrali, potremmo soffrire l’inserimento del trequartista che porterà il numero dei giocatori a favore degli avversari creando così una situazione di 3c2 2. La posizione del trequartista tra le nostre linee , può creare problemi in fase di interdizione. Questo giocatore avrà molte situazioni di libertà e di facili giocate se non contrastato da un nostro centrocampista 3. Il centrocampista arretrato, in fase offensiva, godrà di una discreta libertà venendosi spesso a trovare in un 1c1 con un nostro centrocampista, dato che l’altro centrocampista è impegnato nella marcatura del trequartista
  • 24. Le soluzioni a tali problemi possono essere: 1. Una rapida copertura dei difensori esterni a copertura della coppia centrale contro punte e trequartista 2. Il trequartista può essere marcato da un nostro centrocampista con il compito di non fargli impostare gioco verso le punte 3. Il loro centrocampista arretrato può essere contrastato dalle nostre punte, in modo da avere sempre i quattro centrocampisti schierati Vediamo ora la nostra disposizione nelle diverse posizioni della palla in possesso avversario. Se la palla è in possesso di un difensore centrale , una punta andrà in pressione, l’altra in copertura. Il nostro esterno di centrocampo accorcerà lo spazio sul loro esterno difensivo, i nostri due centrocampisti centrali uno si occuperà del loro trequartista e uno del centrocampista arretrato. Il nostro esterno difensivo prenderà spazio sul loro esterno di centrocampo,fig.16. Fig.16 Con questa disposizione loro avranno pochi spazi di giocata e soprattutto poche possibilità di passaggio. Importante è la corretta marcatura del loro centrocampista arretrato.
  • 25. È importante che tutti questi movimenti presa degli spazi nei confronti degli avversari vengano eseguiti il più rapidamente possibile e nella maniera più coordinata possibile. La punta che va in pressione è il direttore di questi movimenti: appena l’attaccante va in pressione gli altri giocatori devono occupare gli spazi come visto in precedenza. Se la palla è in possesso del loro esterno difensivo , il giocatore che andrà in pressione è il nostro esterno di centrocampo, le nostre due punte prenderanno posizione sui loro centrali di difesa, il nostro esterno difensivo si occuperà del loro esterno di centrocampo. I nostri due centrocampisti centrali sono rispettivamente posizionati sul centrocampista arretrato e il trequartista. Se il passaggio è diretto al centrocampista arretrato , il nostro marcatore lo seguirà cercando di obbligarlo a scaricare verso il loro centrale di difesa, così da far prendere alla nostra squadra le posizioni viste in precedenza, fig. 17. Tutta la difesa , ovviamente scivolerà verso il lato di svolgimento dell’azione in modo da diminuire gli spazi . Fig.17 Come abbiamo detto in precedenza quando in possesso palla è il loro centrocampista arretrato ,
  • 26. il compito di attaccarlo è dato agl’attaccanti, ma se loro vengono saltati , il compito di aggredire il centrocampista arretrato passa ad un nostro centrocampista centrale. Questo deve impedirgli la manovra in avanti , farlo scaricare verso i difensori o verso un esterno, oppure obbligarlo al lancio lungo se tutto questo non fosse possibile, dato che il lancio lungo è una traiettoria di facile lettura per i nostri difensori sugli attaccanti, fig.18. Fig.18 I SUGGERIMENTI DA IMPARTIRE ALLA NOSTRA SQUADRA SE IL PROSSIMO AVVERSARIO GIOCA CON IL 5-3-2 Se il nostro avversario gioca con un 5-3-2, significa che in fase difensiva vuole più copertura, ma è anche vero che in fase offensiva attaccherà con più uomini visto che parteciperanno alla fase offensiva anche i loro esterni difensivi. In fase offensiva a centrocampo avremo sempre un uomo in più , anche se daranno una mano alla squadra anche le loro punte, ma noi avremo i nostri esterni difensivi che a turno porteranno superiorità numerica a centrocampo, fig. 19. I loro tre centrocampisti sono prettamente centrali ,
  • 27. con compiti di effettuare anche giocate sugli esterni. Fig.19 In fase difensiva dovremo chiedere spesso l’aiuto di uno dei nostri attaccanti a centrocampo perché loro avranno cinque uomini posizionati sulla linea mediana e noi solamente quattro. Il 5-3-2, è un modulo che permette di creare diverse soluzioni di triangoli tra i giocatori, per questo in fase difensiva dovremo occupare al meglio gli spazi per evitare che ci taglino fuori facilmente, fig.20. Fig.20 I problemi che potremmo avere contro un 5-3-2 in fase difensiva sono: 1. Il loro numero a centrocampo che sale a cinque , avendo così maggiori soluzioni di passaggio 2. Attaccheranno sempre con minimo cinque persone , quindi i cambi di gioco possono essere una loro arma in più
  • 28. 3. Effettueranno numerose sovrapposizioni per sfruttare al meglio il 2c1 in fascia Le soluzioni a tali problemi possono essere: 1. A centrocampo verrà in aiuto un attaccante che andrà in pressione del portatore di palla, così i nostri quattro centrocampisti sono in apri numero contro i loro centrocampisti 2. Essere pronti con le diagonali e cambiare fronte di gioco rapidamente, mantenendo la marcatura sul giocatore sul lato opposto 3. Rispettare alla perfezione i principi di attacco e copertura e effettuare una massiccia collaborazione tra le coppie esterne di centrocampo e difesa. Vediamo ora la nostra disposizione nelle diverse posizioni della palla in possesso avversario. Se la palla è in possesso di uno dei loro tre centrali difensivi, una punta attacca il portatore e l’altra accorcia lo spazio sull’altro centrale più vicino. Il nostro esterno di centrocampo toglie spazio al loro esterno di difesa e i restanti tre centrocampisti prendono posizione sui loro tre centrocampisti. La difesa sale accorciando gli spazi e mantenendo la distanza iniziale prefissata tra i reparti. Seconda questa disposizione restano un centrale difensivo e un esterno difensivo senza marcatura, ma nel caso loro ricevessero palla, noi dovremmo essere pronti a cambiare disposizione e posizionarci sul fronte opposto, fig.21.
  • 29. Fig.21 Se palla è in possesso di uno dei tre centrocampisti centrali, coloro che sono adibiti all’intercettamento della palla sono le due punte. Un attaccante andrà in pressione sul portatore, l’altro prenderà posizione su centrocampista più vicino al portatore, e l’altro centrocampista verrà preso in consegna dal nostro esterno di centrocampo. L’esterno difensivo di riferimento bloccherà la discesa del loro esterno difensivo. La difesa si disporrà sempre su una linea, con attenzione ai loro attaccanti, fig. 22. Fig.22 Nel caso gli attaccanti vengano saltati e la palla è in possesso del loro centrocampista di centro destra per esempio, colui che andrà in attacco sarà il nostro centrocampista sinistro, i centrali di centrocampo prenderanno in marcatura gli altri due centrocampisti e l’esterno di destra prenderà posizione sul loro esterno difensivo sinistro che accompagnerà l’azione d’attacco.
  • 30. Il nostro difensore sinistro prenderà in consegna l’esterno difensivo destro avversario che sovrapporrà al suo compagno centrocampista di centro destra. La linea difensiva si disporrà su due linee per non dare profondità agli attaccanti, fig. 23. Fig.23
  • 31. Articolo n° 4 – Gli appunti del mister L’insorgenza della fatica nel calcio di Jonathan Proietto La fatica è un fenomeno multifattoriale complesso E’ causata da numerosi fattori a diversi livelli Si possono suddividere in due principali classificazioni Una prima suddivisione: fatica di tipo periferico Una seconda suddivisione: fatica di tipo centrale Essa può permanere o transitare durante una partita Coinvolge varie strutture nervose e muscolari Essa può essere facilmente studiata analizzando le risposte del muscolo a stimolazioni elettriche dei nervi periferici (muscolo quadricipite a stimoli elettrici del nervo femorale Essa è determinata da fattori di tipo nervoso o da fattori meccanico, oppure combinata da entrambi I fattori di tipo nervoso sono fondamentalmente legati alla ridotta eccitabilità del muscolo causata da alterazioni metaboliche che si determinano a seguito di esercizi svolti ad alta intensità (accumulo di ioni, abbassamento Ph muscolare) I fattori di tipo meccanico sono legati al numero di fibre muscolari funzionanti nel momento in cui si testa l’efficienza periferica. Nel calcio possiamo suddividere due diversi tipi di fatica specifica: la fatica di tipo transitoria, che si presenta durante la partita a causa di brevi fasi (alcuni minuti) svolte ad intensità alta, e una fatica permanenDurante le fasi di alta intensità il meccanismo anaerobico risulta essere marcatamente attivato.
  • 32. Altro possibili candidati a giustificare l’insorgenza della fatica di tipo transitorio potrebbero essere : la temporanea riduzione della concentrazione di fosfocreatina (CP) nel muscolo. Oppure l’accumulo di potassio nello spazio interstiziale. Ovviamente sono numerose le situazioni in cui la fatica non è determinata da uno solo di questi elementi ma da una combinazione degli stessi. te, che insorge nella fase finale del match. FISIOLOGIA: "Percepisco lo sforzo, classifico la fatica" Nel calcio la resistenza organica è la capacità di mantenere il più possibile costante la prestazione dal punto di vista atletico, tecnico e tattico, nonostante si sia già compiuto una grande quantità di lavoro. La prestazione del calciatore e l’allenamento si basano attraverso la resistenza generale organica. L’allenamento aerobico e di soglia anaerobica influenza positivamente la prestazione di gara di un calciatore, e supporta quello anaerobico e di forza. Inoltre, favorisce il controllo del tessuto adiposo corporeo. Per parlare di resistenza organica, è necessario definire alcuni parametri: la soglia aerobica, raggiunta quando la concentrazione ematica di lattato raggiunge i 2mmol/L (S2) la soglia anaerobica, raggiunta quando la concentrazione ematica di lattato è pari a 4mmol/L (S4) Da alcuni anni, mi sono dedicato e ho seguito attentamente la metodologia di uno dei più bravi preparatori atletici in circolo nel calcio italiano, studiando la percezione soggettiva dello sforzo da parte di un calciatore. Questo mio interesse deriva più che da una buona metodologia di valutazione
  • 33. fisica, anche per un miglioramento del feedback comunicativo con l’atleta stesso. Infatti il preparatore atletico somministra il carico esterno a cui corrisponde quello interno, diverso per ciascun atleta, che provoca adattamenti specifici. La percezione dello sforzo qualifica e quantifica lo stato di fatica dell’atleta. Dalla scorsa stagione, appunto per questo scopo, sfrutto la Scala di Borg. Si tratta di una scelta che si è rilevata un’esperienza assai importante proprio per capire l’atteggiamento del calciatore nell’espressione fisico-atletica del suo lavoro. A ogni giocatore, dopo una determinata seduta di allenamento, viene chiesto: “come hai percepito lo sforzo?” Generalmente la valutazione Borg va interpretata e presenta tre tipi di risposte da parte dei giocatori: calciatore che enfatizza il Borg e tende a dare i valori più elevati calciatore che sminuisce il Borg e tende a dare valori più bassi calciatore affidabile che riesce a dare un risultato reale Inoltre, nel rapporto personale con l’atleta, si può capire quale tipologia di calciatore abbiamo di fronte. Un atleta sospettoso tende a pilotare le proprie risposte, quello influenzabile è condizionato dal clima o dall’umore personale. Di particolare interesse è l’analisi del valore di Borg che otteniamo alla fine della partita, cosa che ormai è diventata, come anticipato, una sorpresa e che mi ha fornito importanti indicazioni sullo stato psico-fisico ed emozionale dell’atleta. Per concludere, la valutazione soggettiva dello stato di fatica con la scala di Borg mi ha insegnato ad ascoltare e soprattutto a capire l’atleta, costruendo con lui un rapporto di collaborazione.
  • 34. Con questa metodica ho notato che si sente assistito e cerca di collaborare, arrivando a condividere le proposte metodologiche dello staff tecnico FISIOLOGIA: " Alleno l'aerobico, serve ? cosa scaturisce? " Dalle molte teorie dettate dalla fisiologia, dai molti autori che si sono susseguiti negli anni, e soprattutto dopo gli innumerevoli cambiamente che il calcio ha prodotto negli ultimi 60 anni, possiamo comunque e sempre stabilire che l’allenamento aerobico, induce per esempio un miglioramento della circolazione del sangue centrale e periferica, migliora la resistenza cardiorespiratoria, aumenta la performance dell’atleta. I benifici e i parametri che l’allenamento aerobico però, induce nel corpo non sono solo questi. E in questo primo dei due capitoli centrali del mio testo, ho elencato alcuni dei lavori sul campo che mi hanno portato a toccare con pratica e sui dati di valutazione funzionale, questi miglioramenti. Alcuni non documentabili per mancanza di strumentale adatta. Personalmente, seguito anche in base alla fascia di età che alleno da anni, ho sempre inserito il lavoro aerobico all’inizio del microciclo della settimana (quella della gara di campionato), oppure nella fase di preparazione alla stagione. Ho sempre pensato che il lavoro deve partire da determinate valutazioni funzionali, andando a scannerizzare bene il materiale che si ha a disposizione e ponendo un lavoro, attento e dettagliato, ma soprattutto individualizzato, per estrapolare in ogni atleta le prerogative e i parametri allenanti, da cui iniziare ed avere miglioramenti.
  • 35. Ma seguendo con ordine, voglio iniziare a parlare degli adattamenti che vengono indotti dall’allenamento aerobico, che oggi giorno induce un preparatore atletico, a sceglierlo includendo o meno, l’utilizzo della palla. Il miglioramento della resistenza che accompagna l’allenamento aerobico in un microciclo, è il risultato di una serie di adattamenti agli stimoli allenanti; alcuni interessano i muscoli, molti altri i sistemi energici. I cambiamenti primari che si possono stabilire grazie all’utilizzo del lavoro aerobico, sono l’aumento della capacità di sostenere una prestazione, ovviamente non massimale, prolungata e andando ad incrementare la massima capacità aerobica (Vo2max). E’ da sottolineare il fatto che in un lavoro effettuato ad inizio stagione, la “situazione” organica del gruppo non potrà mai risultare omogenea, quindi l’aumento della potenza aerobica sarà minore nei soggetti che sono già in una buona condizione fisica, rispetto a quell’atleta sedentario, o comunque con un forma fisica arretrata. Gli adattamenti inclusi nell’utilizzo dell’allenamento aerobico, che a seconda della fascia di età allenata, varia sia nel suo incremento che nella sua metabolizzazione, riflette e estrapola degli adattamenti che principalmente si racchiudono: nei muscoli nelle fornti energetiche ( brevi cenni) Quello che succede nel nostro muscolo quando scegliamo di attuare un lavoro aerobico durante un microciclo di allenamento, ci deve essere ben chiaro, perché è il momento in cui l’attività organica dell’atleta viene messo oltre che a dura prova, portato a volte anche allo sforzo massimale. Ed essendo un parametro allenante che risponde ad un esercizio fisico prolungato,
  • 36. deve essere dosato bene e con particolare attenzione a quello che succede a livello muscolare. Innanzitutto la stimolazione ripetuta delle fibre muscolari, induce delle modificazioni sia strutturale che funzionali delle stesse. L’allenamento aerobico influenza quindi: a) la tipologia della fibra muscolare b) il numero di capillari c) il contenuto di mioglobina d) la funzione motocondriale e gli enzimi ossidativi Come da studi effettuati da notevoli fisiologi, l’entità delle modificazioni della tipologia della fibra muscolare, dipende, dall’intensità e dalla durata di ciascuna sessione di allenamento e dalla durata della programmazione dell’allenamento. E’ pur vero che molti studi iniziali avevano categoricamente smentito la modificazione fibrotica in base all’utilizzo dell’allenamento aerobico. Quello che invece gli studi hanno affermato, e con grande importanza, è il vero primario adattamento che avviene a livello muscolare in seguito all’allenamento aerobico, quale l’aumento del numero di capillari in ciascuna fibra muscolare. Questo incremento dovuto ad un lavoro aerobico prolungato, implica un aumento sostanziale di scambi di gas, calore, di scorie e di sostanze nutrienti tra il sangue e le fibre muscolari, che a sua volta, oltre che dare splendore alla forma fisica dell’atleta, ne migliora anche la salute. Questo processo è potenzialmente, tra le modificazioni più significative, indotte dall’allenamento, che favoriscono l’aumento del Vo2max. Il periodo che raccoglie un incremento sostanziale dei capillari nei muscoli, si verifica già nelle prima settimane o mesi di allenamento.
  • 37. Appena l’ossigeno penetra nella fibra muscolare, si lega alla mioglobina, che non altro che un composto simile all’emoglobina, contenente del ferro e che trasporta le molecole di ossigeno dalla membrana cellulare ai mitocondri. Le fibre muscolari ST (slow twich) contengono grande quantità di mioglobina, dalla quale deriva prevalentemente la loro caratteristica colorazione rossa. Le fibre FT (fast twich), sono invece altamente glicolitiche e richiedono poca mioglobina e possedendone appunto poca, appaiono di un colore più bianco.