2. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento2
L’eredità di Hegel
Feuerbach: il “soggetto” del reale non è l’infinito (Dio, lo Spirito), bensì il finito (la natura, l’uomo).
Marx: l’uomo concreto è il “soggetto” del reale, e questa realtà (materiale) è inserita in determinati
schemi di produzione e distribuzione delle ricchezze.
Schopenhauer: la realtà non è una manifestazione necessaria della Ragione, bensì l’espressione di
una volontà di vivere che non ha né ragione, né scopo (pessimismo).
Kierkegaard: il “soggetto” del reale è l’individuo singolo, che non si “risolve” nell’infinito (Dio), ma sta
solo di fronte ad esso nella sua concretezza esistenziale.
Hegel
Feuerbach
Marx
Schopenhauer
Kierkegaard
critici
avversari
capovolgimento
demistificazione
rifiuto
rottura
idealismo
3. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento3
“Alienazione” in Hegel
Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817)
I TRE MOMENTI STRUTTURALI DELL’ASSOLUTO
TESI
l’Idea in sé
ANTITESI
l’Idea fuori di sé
SINTESI
l’Idea che torna in sé
Alienazione dell’idea nelle realtà
spazio-temporali del mondo (natura);
disciplina corrispondente:
la Filosofia della Natura
disciplina corrispondente:
la Logica
disciplina corrispondente:
la Filosofia dello Spirito
Momento
necessario e
pertanto
POSITIVO
4. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento4
“Alienazione” in Feuerbach
L’essenza del cristianesimo (1841)
Non esiste alcun essere divino dotato di esistenza autonoma: l’idea di Dio deriva dal
fatto che l’uomo proietta fuori di sé le sue qualità più elevate e le oggettiva in un
essere dotato di ogni perfezione, a cui si sottomette.
Non è Dio a creare l’uomo a propria immagine e somiglianza, ma piuttosto l’inverso.
In realtà, ciò da cui l’uomo dipende veramente è la natura, sia quella esterna (la vita,
la morte, gli eventi atmosferici), sia quella interna (desideri, impulsi, istinti).
La religione (l’assegnazione a Dio delle qualità umane e la sottomissione alla sua
potenza) comporta pertanto una scissione, un impoverimento, una falsificazione della
natura umana (ridotta a peccato, male, imperfezione).
L’uomo aliena la propria essenza, la pone “fuori di sé” in un essere trascendente,
dimenticando che tale entità superiore è la proiezione dei suoi stessi attributi positivi.
L’abbattimento della religione diventa un vero e proprio compito morale, e l’ateismo
(conquistato grazie alla ragione filosofica) diviene il presupposto dell’emancipazione
dell’umanità e del recupero della sua integrità psicofisica aldilà di ogni scissione.
5. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento5
Feuerbach: il “capovolgimento”
L’idealismo hegeliano viene “rivoltato” come un guanto...
DIO
lo Spirito
l’Idea in sé
l’Assoluto
L’INFINITO
perfetto
Hegel
l’UOMO
naturale
reale
vivente
FINITO
(vero)
Feuerbach
l’UOMO
naturale
FINITO
imperfetto
(l’idea di)
DIO
INFINITO
(“falso”)
proietta fuori di sé
proietta fuori di sé
6. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento6
“Alienazione” in Marx
Manoscritti economico-filosofici del 1844
L’alienazione non è un fenomeno “spirituale”, ma un fatto concreto, l’espressione storica della
“disumanizzazione” che caratterizza i rapporti lavorativi nella società capitalistica. Per uscirne, non
basta esercitare una funzione critica, occorre piuttosto modificare la base materiale della società.
L’operaio è alienato
1) rispetto al
prodotto del
suo lavoro
2) rispetto
alla sua
attività
3) rispetto
alla sua
essenza
4) rispetto
ai suoi
simili
produce oggetti
che non gli
appartengono e
che si ergono di
fronte a lui come
una “potenza
estranea”
la sua
forza-lavoro è
proprietà del
capitalista
vende la propria
capacità
lavorativa e
dunque è ridotto
ad una cosa
(abbrutimento
progressivo)
è escluso dai
rapporti sociali e
si relaziona
soltanto col
capitalista
7. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento7
“Alienazione” nel linguaggio attuale
1) In ambito giuridico, si parla di “alienare un bene”, nel senso della vendita
o comunque perdita del possesso su quel bene.
2) In psichiatria, l’alienazione denota la condizione del malato mentale,
ossia la perdita delle “normali” facoltà psichiche.
8. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento8
Marx: la “demistificazione” (1)
Secondo la dottrina marxiana le forze motrici della storia non sono di carattere
spirituale, o comunque ideale, bensì materiale.
Per Marx (come per Hegel):
a) il compito della filosofia è comprendere il movimento della storia
b) la storia è un processo dialettico
Ma (contrariamente a Hegel) la storia è vista come un processo che evolve e si trasforma
sotto la spinta di dinamiche concrete di natura socio-economica.
La base materiale della storia coincide con i modi di produzione che caratterizzano le
varie epoche storiche; essi consistono di due elementi:
• le forze produttive
– forza-lavoro (= la capacità produttiva degli operai)
– mezzi produttivi (macchine, utensili, materie prime, ecc.)
– conoscenze tecniche e scientifiche
• i rapporti di produzione
– rapporto di proprietà (= relazione tra capitalista e operai; il primo possiede tutte le forze
produttive, compreso l’operaio, dunque detta le condizioni
del rapporto)
K. Marx, F. Engels, L’ideologia tedesca, 1845-46 (inedita fino al 1932)
9. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento9
Marx: la “demistificazione” (2)
IDEOLOGIA SCIENZA “REALE E POSITIVA”
“falsa rappresentazione” della realtà
prodotta dalla classe dominante
allo scopo di giustificare e mantenere
il proprio status e predominio sociale
“maschera” e “mistifica”
i reali rapporti tra gli uomini
esempi:
la filosofia della storia di Hegel
la religione (“oppio del popolo”)
analisi “scientifica”
dell’uomo, della società e della storia
ricostruzione “oggettiva”
dei presupposti “reali” dell’evoluzione storica
“smaschera” i rapporti
di potere e di proprietà
distruzione della “vecchia” filosofia
idealistica
inaugurazione di una “nuova” scienza
(di cui la filosofia offre una sintesi dei
risultati)
contrapposizione fra:
NB: Lenin e i marxisti russi, protagonisti della rivoluzione socialista del 1917, non conobbero
gli scritti giovanili di Marx (L’ideologia tedesca rimase inedita fino al 1932); pertanto, non
usarono il termine “ideologia” in senso negativo, ma come semplice sinonimo di “sistema di
idee”, e parlarono quindi di “ideologia marxista”, “ideologia proletaria”, “ideologia borghese”,
ecc.
Questa doppia accezione (una negativa, e l’altra neutra) caratterizza ancora oggi il termine
“ideologia”: bisogna capire dal contesto quale valore gli viene attribuito di volta in volta.
10. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento10
LA STRUTTURA
= l’ossatura economica
della società
Marx: MATERIALISMO STORICO
LA SOVRASTRUTTURA
o “ideologia”
determina
cioè, i
MODI
DI PRODUZIONE
consistenti in
FORZE
PRODUTTIVE
RAPPORTI DI
PRODUZIONE
cioè, l’insieme delle
PRODUZIONI
CULTURALI
(teorie etiche,
scientifiche, artistiche,
istituzioni giuridiche e
religiose...
base
materiale
della
storia
aspetti
ideologici
della storia
Cambiando la base materiale della storia, cioè le condizioni di vita
degli individui, cambiano le visioni del mondo e i comportamenti sia sociali, sia privati
11. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento11
L’eredità di Marx: il marxismo
Una caratteristica del pensiero di Marx è la sua irriducibilità alla dimensione puramente
filosofica, sociologica o economica: egli ha prodotto un’analisi globale della società e
della storia (in particolare, un’analisi della civiltà borghese, del capitalismo e del liberalismo
nelle età moderna e contemporanea) che ha influenzato e continua ad influenzare un ampio
settore di discipline: è un “classico” della cultura, il cui pensiero riveste portata universale.
Fra i vari ambiti da lui influenzati, ne sottolineiamo tre:
• è stato il “filosofo del comunismo”
(K. Marx, F. Engels, Manifesto del partito comunista, 1848)
– impegno di trasformazione rivoluzionaria della società
– eliminazione delle disuguaglianze fra gli uomini (abolizione proprietà privata)
– realizzazione di una democrazia comunista (superamento dialettico dell’alienazione, sintesi)
• è stato il fondatore ideale di un nuovo approccio in economia
(K. Marx, Il Capitale: critica dell’economia politica, 1867-1885-1894)
– analisi dei modi e dei rapporti di produzione (nozioni di merce, valore, plusvalore)
– ancora oggi utilizzata dagli economisti (anche quelli non “marxisti” in senso politico)
• ha inaugurato un nuovo approccio storiografico
(storia, storia della filosofia, storia dell’arte, storia della letteratura, ecc..)
– individuazione dei legami causali tra struttura economica e produzioni culturali
– “temperata”, nel Novecento, dalla “scuola delle Annales” (dal 1929 agli anni ’70), che ha
riconosciuto pienamente la “retroazione” (feedback) delle culture e delle mentalità sulle azioni
storiche e dunque sulla stessa base materiale della storia
12. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento12
Schopenhauer: il “rifiuto” dell’idealismo
Schopenhauer
Il mondo come volontà
e come rappresentazione
1818
Illuminismo
(materialismo: la vita
psichica dipende dalla
fisiologia del sistema
nervoso)
Kant
(distinzione fra
fenomeno e noumeno)
Romanticismo
(temi dell’infinito, del
dolore, dell’importanza
dell’arte e della musica)
Upanishad indiane
e buddismo
(immagini e precetti)
diffondere “la verità sul
mondo vile e meschino”
della filosofia tedesca
dimostrare che la
compatta visione
razionalistica del mondo
offerta da Hegel e dalla
filosofia accademica
è ILLUSORIA
sviluppare la
consapevolezza del
carattere effimero
dell’esistenza
asserire l’esigenza della
libertà della filosofia
(contro il dogma hegeliano)
13. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento13
Schopenhauer: che cos’è il mondo?
Ci sono due prospettive:
la prospettiva della scienza la prospettiva della filosofia
il mondo come
RAPPRESENTAZIONE
il mondo come
VOLONTA’
“Il mondo è una mia
rappresentazione.”
tutte le cose sono
FENOMENI
(rappresentazioni elaborate dal
soggetto conoscente in base ai
propri organi di senso e alle
proprie facoltà conoscitive)
l’intera rappresentazione
umana dell’universo è
un’illusione, un sogno:
IL VELO DI MAYA
il mondo è
VOLONTA’ DI VIVERE
ogni cosa non è altro che
la manifestazione di un
CIECO IMPULSO
(irrazionale) ad esistere ed
ad agire
la volontà è
il NOUMENO,
la cosa in sé, l’essenza
nascosta della realtà
il CORPO
(oggetto tra
gli oggetti) è
espressione
della
VOLONTA’
14. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento14
Il velo di Maya (la rappresentazione)
In sanscrito maya significa “illusione”, “magia”; mayavin è detto l’”illusionista”, il
“prestigiatore”.
Riprendendo un’immagine che ricorre spessissimo negli scritti sacri dell’induismo,
Schopenhauer dice che:
Maya è il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un
mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella
rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il
pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a
terra, che egli prende per un serpente.
In altre parole, i fenomeni, con cui ci rappresentiamo le cose del mondo, in realtà non sono altro
che una “maschera” dietro la quale si cela il noumeno (che, però, non è accessibile alla mente
umana). Le forme apriori con cui la mente ‘costruisce’ i fenomeni sono, secondo Schopenhauer,
come dei vetri sfaccettati attraverso cui la visione si deforma, diventando fantasmagoria
ingannevole, sogno.
Precedenti “illustri” citati da Schopenhauer:
• i filosofi Veda (l’esistenza comune è una sorta di illusione ottica)
• Platone (gli uomini vivono come in sogno)
• Shakespeare (“noi siamo di tale stoffa, come quella di cui son fatti i sogni”)
• Calderón de la Barca (La vida es sueño)
15. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento15
Oltre il velo di Maya (la volontà)
Ma aldilà del sogno esiste la realtà vera: il filosofo che è nell’uomo è portato a interrogarsi (in misura
proporzionale alla sua intelligenza) sulla propria esistenza e sull’essenza ultima della vita.
Compito della filosofia è dunque “squarciare il velo di Maya”, trovare il passaggio segreto, la
via d’accesso alla cosa in sé.
Se fossimo soltanto conoscenza e rappresentazione, o una “testa d’angelo alata senza corpo”, non
potremmo mai uscire dal mondo fenomenico, ossia da una rappresentazione puramente “esteriore” di
noi e delle cose. Ma noi non ci limitiamo a “vederci” dal di fuori, bensì ci “viviamo” anche dal di
dentro del nostro corpo, con gioie e sofferenze.
Ripiegandoci su noi stessi, “ascoltando” il nostro corpo, ci rendiamo conto che la nostra essenza (la
cosa in sé, di cui partecipiamo come esseri viventi) altro non è che “volontà di vivere” (Wille zum
leben), un impulso prepotente e irresistibile che ci spinge ad esistere e ad agire.
Più che intelletto o conoscenza, noi siamo vita e volontà di vivere. Il nostro stesso corpo fenomenico
(ossia, quale viene descritto dalla scienza) non è che la manifestazione esteriore delle nostre brame
interiori: l’apparato digerente non è altro che l’aspetto “oggettivato” della volontà di nutrirsi; l’apparato
sessuale è l’aspetto “oggettivato” della volontà di accoppiarsi e riprodursi; e così via.
Il rapporto fra la volontà e l’intelletto (il fenomeno) è lo stesso che vi è fra padrone e servo, fra cavaliere e
cavallo, fra fabbro e martello: l’intero mondo fenomenico non è altro che il modo in cui la volontà di vivere
(la radice “noumenica” di tutte le cose) si manifesta e si rende visibile a se stessa nella rappresentazione
spazio-temporale.
16. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento16
Caratteri e manifestazioni della volontà di vivere
L’individuo ( = il finito) è una manifestazione passeggera della volontà di vivere ( = l’infinito).
volontà di vivere
essenza segreta del
mondo
oggettivazione
della volontà di
vivere
inconscia ( = impulso inconsapevole)
unica ( = non suddivisa in “oggetti”)
eterna ( = aldilà del tempo)
incausata ( = aldilà della causalità)
senza scopo ( = forza “cieca”)
realtà naturali (spazio-temporali):
le forze naturali, gli animali, l’uomo
Energia
alogica
e
irrazionale
17. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento17
Il pessimismo
Vita = manifestazione di una volontà infinita
equivale a
Vita = dolore per essenza
Volere = desiderare = trovarsi in uno stato di mancanza, di bisogno, di tensione = DOLORE
Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole ... bensì
rassomiglia soltanto all’elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la sua vita
per continuare domani il suo tormento.
(Il mondo come volontà e come rappresentazione, paragrafo 38)
Il PIACERE è soltanto una funzione derivata del dolore: esso ha natura negativa, ossia è
momentanea assenza di dolore. Ma “il possesso disperde l’attrazione”, e, una volta
soddisfatto il desiderio, subentra la terza condizione base dell’esistenza, cioè la NOIA.
volontà
piacere
il pendolo
della vita
= desiderio = mancanza = dolore
= cessazione momentanea del dolore
desiderio e dolore
sazietà e noia
oscilla fra
Esistere
è
soffrire
18. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento18
Critica delle varie forme d’ottimismo
- Rifiuto dell’ottimismo cosmico (ossia, delle “menzogne” filosofiche o religiose
circa il mondo in cui viviamo)
- il mondo, anziché essere il regno della logica e dell’armonia, è il teatro dell’illogicità e della
sopraffazione
- le religioni sono “metafisiche per il popolo” (ateismo filosofico che verrà ripreso da Nietzsche)
- Rifiuto dell’ottimismo sociale (ossia, della tesi della “bontà” e “socievolezza”
dell’uomo)
- la regola di fatto dei rapporti umani è il conflitto e il tentativo di sopraffazione reciproca:
Come l’uomo si comporti con l’uomo, è mostrato, ad esempio, dalla schiavitù dei negri [...]
Ma non v’è bisogno di andare così lontani: entrare nelle filande o in altre fabbriche all’età di
cinque anni, e d’allora in poi sedervi prima per dieci, poi per dodici, infine per quattordici ore
al giorno, ed eseguire lo stesso lavoro meccanico, significa pagar caro il piacere di
respirare. Eppure questo è il destino di milioni, e molti altri milioni ne hanno uno analogo.
- Rifiuto dell’ottimismo storico (cioè, della principale tendenza della sua epoca:
lo storicismo = la fiducia nel progresso illimitato dell’uomo, condivisa da
idealismo, materialismo storico e positivismo)
- la storia è solo il fatale ripetersi di uno stesso, monotono dramma, battuta per battuta, all’infinito:
Mentre la storia ci insegna che in ogni tempo avviene qualcosa di diverso, la filosofia si
sforza di innalzarci alla concezione che in ogni tempo fu, è e sarà sempre la stessa cosa.
19. Catenacci-FILOSOFIA-Ottocento19
Le vie di liberazione dal dolore
L’unica soluzione al dolore è liberarsi della stessa volontà di vivere :
“spezzare le catene della volontà”.
Schopenhauer individua TRE “VIE”:
L’esperienza estetica
L’etica della pietà
L’ASCESI
Tutte le forme d’arte – musica,
scultura, pittura, poesia –
hanno funzione CATARTICA
(liberatoria): mettono l’uomo in
grado di contemplare la vita in
modo disinteressato, al di
sopra del tempo e della volontà
La “con-passione”, il sentimento
tramite cui sentiamo come nostre le
sofferenze degli altri, che consente di
andare oltre il velo di Maya e la
molteplicità dei fenomeni,
sperimentando l’unità di tutti gli esseri
Il “Nirvana” buddista, ossia la negazione del mondo stesso,
l’esperienza del “nulla”: attraverso la mortificazione del
corpo (castità, digiuno, povertà) raggiungere uno stato di
quiete assoluta in cui si dissolve la stessa nozione di “io”