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L’identità al tempo della Rete
Identità: premesse
“il nostro essere presenti a noi stessi e agli altri, il nostro riconoscerci quotidiano,
il tratto più distintivo, unico e profondo, la nostra specifica particolarità, la nostra
specifica biografia. Ma è anche il nostro essere dentro il gruppo, il nostro modo
di sentire il legame che ci unisce ad altri, le nostre abitudini, le nostre tradizioni:
vincoli e solidarietà, memoria e storia. E’ ciò che ci distingue dagli altri, è
l’evidenza della nostra diversità” (Colombo 2005:11)
“The first time a graduate student teaches a college class, for example, the
student often feels like an imposter. But if the performance is “carried off” well,
especially over several semesters, the person may feel “Yes, I am a teacher!”
(Meyrowitz 1985:31)
“The self, in late modern societies, is expressed as fluid abstraction, reified
through the individual’s association with a reality that may be equally flexible.
The process of self-presentation becomes an ever-evolving cycle through which
individual identity is presented, compared, adjusted, or defended against a
constellation of social, cultural, economic, or political realities” (Papacharissi
2011:304)
Identità: qualche definizione
- Identità personale: la componente unica ed esclusivamente individuale del Sé
(Jenkins 2008:102).
- Identità sociale: “quella parte dell’immagine che un individuo si fa di se
stesso, derivante dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo (o a gruppi)
sociale, unita al valore e al significato emotivo attribuito a tale appartenenza”
(Tajfel 1985:384).
- Identità collettive: le identità culturali caratteristiche di una collettività umana
(Hall, du Gay 1996), come ad esempio un gruppo etnico (Barth 1969). Con il
termine “collettività” intendiamo: “similarity among and between a plurality of
persons – according to whatever criteria” (Jenkins 2008:103).
- Presentazione del self: l’identità “in pratica”, per come viene esibita
contestualmente e strategicamente sui “palcoscenici” dell’interazione sociale
(Goffman 1959). Le presentazioni del self che esibiamo nella nostra quotidianità
(online e offline) sono potenzialmente tante e diverse quanto i contesti sociali in
cui ci troviamo a interagire (Stryker 2008; Meyrowitz 1985; Goffman 1959).
Identità e società
X lavora in una compagnia assicurativa, ha studiato legge ma odia gli avvocati,
è single, suona la chitarra, è un antipolitico di sinistra ma detesta i fricchettoni,
tifa Inter moderatamente ed è cresciuto guardando Beverly Hills, non ama i preti
ma nemmeno i gay e a maggior ragione i preti gay, gli piace Ligabue ma in
certe situazioni preferisce lodare i Kings of Leon, non sopporta l’odore del cibo
cinese in via Paolo Sarpi e prova un’estrema soddisfazione nel parlare di “How I
met your mother” quando si imbatte in un altro fan.
L’identità non è una proprietà stabile dell’individuo, ma un processo, un
equilibrio transitorio tra simile e diverso, tra personale e sociale
“identities are never unified and, in late modern times, increasingly fragmented
and fractured” (Hall, du Gay 1996:4)
L’identità online
Il “digital dualism”
Online l’interazione sociale si svolge in modo diverso rispetto alla “realtà” offline,
e anche le identità esibite dalle persone sono più libere e fantasiose
Web 1.0: l’identità virtuale
“L’identità, una volta immersa nel contesto sociale e spaziale della rete, cambia:
diviene più “libera e flessibile, oltre che mutevole, situazionale e proteiforme.
L’assenza del corpo e della comunicazione non verbale è significativa, da un
lato perché libera da pregiudizi proprio e degli altri, dall’altro perché facilità i
comportamenti disinibiti. […] Il superamento del limite geografico, corporeo, ma
anche e soprattutto identitario, apre la possibilità di simulazione dell’identità che
può condurre alla produzione di un falso Sé” (Pravettoni 2002)
“Le Comunità virtuali sono aggregati sociali che emergono dal Web nel
momento in cui le persone ingaggiano discussioni pubbliche sufficientemente
lunghe e con un coinvolgimento emotivo sufficiente per formare delle reti di
relazioni personali nel cyberspazio” (Rheingold 1993: 3)
Web 2.0: il “networked self”
“New media, such as the World Wide Web, allow people the opportunity to
present various forms of themselves to others at a distance. People are able to
post only that information which presents a desired image. While people are
purportedly presenting themselves, they are presenting a highly selective
version of themselves. Social network sites (SNSs) present the latest networked
platform enabling self-presentation to a variety of interconnected audiences.”
(Papacharissi 2011:252)
“Social relationships are multiplied, creating the potential for multiple
performances of the self occurring in a variety of different stages. This
multiplication of social audience does not imply a lost sense of place, but it does
necessitate performances that are more aware, so as to make sense to a variety
of audiences” (Papacharissi 2012:210)
Social media e identità: esempi
Hipster su Instagram
Hipster su Instagram - 2
Studenti Erasmus su Facebook
“Allora: questa volta ho superato me stessa.[…]…… Ho fatto fare un giro in
lavatrice alla mia carta bancomat, così, non si sa mai, giusto per vivere al
meglio il mio ultimo mese di erasmus!”
“Studiandoci tutto a quest’ora con raggaeton a tottu pompa nelle cuffie…dite
che mi sta facendo male questo erasmus??”
“non si può essere invitati a sei feste in una
settimana!!! io dovrei studiare………..e sono
anche debole di carattere, cedo facilmente ai
vizi. E’ dura la vita in erasmus”
“E’ semplicemente NUTRIENTE conoscere
nuove culture, persone, lingue…IMPARARE/
LERNEN…”
Studenti Erasmus su Facebook - 2
Mamme sui forum
Bright side of motherhood:
“A volte mi viene l'idea di riempirmi di cose perché è il primo figlio e
l'entusiasmo mi fa viaggiare molto con la testa. Sono così felice da voler
comprare tutto l'universo per il mio bambino”
Dark side of motherhood:
“Oggi giornata da schifo, mio cognato che abita a Padova ha pensato di invitare
mio marito ad una grigliata, ma non me, ci son rimasta malissimo. Mio marito
non se l'è fatto ripetere due volte,mentre io qui chiusa in casa con una bimba
malata e un bimbo piccolo. Penso che ormai sono arrivata al capolinea, non lo
reggo più e non reggo più questa situazione,escludendo i miei figli che sono la
mia vita, per il resto sono infelice”
Mamme sui forum - 2
Consumatori su Twitter
“Se non puoi permetterti una louis vuitton non ripiegare sulla luigi vittone”
“Il bauletto Vuitton by Sofia Coppola è il mio sogno impossibile! E’
meraviglioso!”
“RT @Mr_GianBo: Io non compro nulla che sia Louis Vuitton ce l'hanno tutti e
io NON sono tutti.... #nonseguoilgregge”
“RT @davidebenzi: ...te l'han detto che accessoriarsi di Prada, LouisVuitton e
Fendi, non risolve il problema del non lavarsi e deodorarsi?! Mi sa di NO!”
“RT @withjawaad: Il sorriso è il miglior accessorio che una donna possa
indossare. E’ meglio di una borsa Louis Vuitton o una giacca Burberry”
“Vedere il mio amore che mi regala, per le vacanze,una valigia #louisvuitton
con dentro un paio di scarpe #miumiu, non ha prezzo..ihihih”
“Odio usare borse di marca, ma se mi regalassero una Louis Vuitton o una
Chanel , francamente non la rifiuterei #20FactsAboutMe”
Consumatori su Twitter - 2
La community Sciechimiche.org
“noi di sciechimiche.org, preferendo la serietà e la correttezza alle puerili beghe
da ostaria tra strakeriani e debunker, preferiamo postare ARGOMENTI e non
passare il tempo a sbeffeggiare e deridere il presunto ‘nemico’.
l'unico nemico che abbiamo qui è l'IGNORANZA e la MALAFEDE.
e non ce ne frega nulla delle decine di decine di blog che passano il tempo a
commentarsi tra di loro, ammantandosi di una superiorità scientifica o morale
che esiste solo nelle loro teste. a noi interessa solo una cosa: riavere un cielo
pulito
PS: evidenzio infine che gli sperimentatori dell'energia orgonica sono solo una
piccola parte dei nostri iscritti. fermo restando che, noi della "sacra setta degli
orgoni" (ed io ne faccio parte) siamo FIERI ed ORGOGLIOSI di studiare nuove
strade che non siano mortifere come quelle già battute sinora da questa società
in metastasi”
Teenager su Netlog
Il mito dell’identità virtuale
Critiche al dualismo digitale: letteratura
“A phone conversation, for example, is roughly analogous to the situation that
occurs when four people go to a lecture or a play together and sit side by side in
one row of seats” (Meyrowitz 1985:38)
“quando i critici dei media elettronici affermano che il nuovo ambiente simbolico
non rappresenta la realtà, si riferiscono implicitamente a una nozione
assurdamente primitiva di esperienza reale ‘non codificata’ che non è mai
esistita” (Castells 2002:431).
“We propagate the myth of identity as being natural, authentic, and spontaneous
and forget what thinkers like Erving Goffman and Judith Butler have
painstakingly illustrated: Identity, on and offline, is a performance” (Jurgenson
2012)
Critica al dualismo digitale: anonimità
“Sul web si sperimentano identità diverse, in quanto le interazioni sociali
sono anonime”
NO!!
Con la diffusione di Facebook e altri social network l’ambiente sociale online è
diventato perlopiù “nonimo” (Zhao et al. 2008).
La Rete non può essere considerata come un unico spazio sociale, ma come
tanti luoghi contraddistinti da caratteristiche socio-strutturali diverse (Whitty
2008).
Oggi che gli utenti presentano quotidianamente il loro self su Facebook con tanto
di nome, cognome, libri preferiti e titolo di studio, a suonare “virtuale” sembra
piuttosto l’anonimato di molte interazioni offline.
Critica al dualismo digitale: audience invisibile
“Sul web l’audience delle comunicazioni è invisibile, non so chi assisterà
alla mia presentazione del self ”
NO!!
La studiosa di social media Danah Boyd sostiene che la comunicazione online si
differenzi da quella offline per il fatto che sul Web l’audience sia invisibile (2008).
Osservando e praticando in prima persona le interazioni sociali sulla Rete però
l’audience, più che invisibile, sembra sempre “immaginabile” a partire dalle
informazioni reperibili nel contesto della “situazione sociale”, esattamente come
avviene offline (Goffman 1959) o usando media elettronici più “tradizionali” come
il telefono (Meyrowitz 1985).
Online e offline, somiglianze e differenze
La rete è composta da una molteplicità di “spazi” (Whitty 2008), i quali danno
vita a “situazioni sociali” (Meyrowitz 1985) diverse in termini di accesso alle
informazioni sui destinatari della comunicazione (Yahoo Answers! ≠ Chat
Facebook) – informazioni necessarie per confezionare la presentazione del self
più strategicamente adatta al contesto (trovare un posto di lavoro su Linkedin ≠
flirtare su Netlog)
= OFFLINE
L’architettura della rete esclude dall’interazione il corpo: per esistere, la fisicità
deve essere mediata da fotografie, video, testo; questa mediazione è un’azione
volontaria dell’attore, soggetta alla riflessività dello stesso e che – pertanto –
entra di diritto nella sfera della presentazione del self (Goffman 1959)
≠ OFFLINE
La realtà sociale aumentata
Quella che osserviamo sui social network non è una realtà sociale virtuale, ma
LA realtà sociale, sempre la stessa, soltanto terribilmente più veloce rispetto a
qualche anno fa.
Massimo Airoldi
Centro Studi di Etnografia Digitale
www.etnografiadigitale.it

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Slides identity Massimo Airoldi x bertram niessen

  • 2. Identità: premesse “il nostro essere presenti a noi stessi e agli altri, il nostro riconoscerci quotidiano, il tratto più distintivo, unico e profondo, la nostra specifica particolarità, la nostra specifica biografia. Ma è anche il nostro essere dentro il gruppo, il nostro modo di sentire il legame che ci unisce ad altri, le nostre abitudini, le nostre tradizioni: vincoli e solidarietà, memoria e storia. E’ ciò che ci distingue dagli altri, è l’evidenza della nostra diversità” (Colombo 2005:11) “The first time a graduate student teaches a college class, for example, the student often feels like an imposter. But if the performance is “carried off” well, especially over several semesters, the person may feel “Yes, I am a teacher!” (Meyrowitz 1985:31) “The self, in late modern societies, is expressed as fluid abstraction, reified through the individual’s association with a reality that may be equally flexible. The process of self-presentation becomes an ever-evolving cycle through which individual identity is presented, compared, adjusted, or defended against a constellation of social, cultural, economic, or political realities” (Papacharissi 2011:304)
  • 3. Identità: qualche definizione - Identità personale: la componente unica ed esclusivamente individuale del Sé (Jenkins 2008:102). - Identità sociale: “quella parte dell’immagine che un individuo si fa di se stesso, derivante dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo (o a gruppi) sociale, unita al valore e al significato emotivo attribuito a tale appartenenza” (Tajfel 1985:384). - Identità collettive: le identità culturali caratteristiche di una collettività umana (Hall, du Gay 1996), come ad esempio un gruppo etnico (Barth 1969). Con il termine “collettività” intendiamo: “similarity among and between a plurality of persons – according to whatever criteria” (Jenkins 2008:103). - Presentazione del self: l’identità “in pratica”, per come viene esibita contestualmente e strategicamente sui “palcoscenici” dell’interazione sociale (Goffman 1959). Le presentazioni del self che esibiamo nella nostra quotidianità (online e offline) sono potenzialmente tante e diverse quanto i contesti sociali in cui ci troviamo a interagire (Stryker 2008; Meyrowitz 1985; Goffman 1959).
  • 4. Identità e società X lavora in una compagnia assicurativa, ha studiato legge ma odia gli avvocati, è single, suona la chitarra, è un antipolitico di sinistra ma detesta i fricchettoni, tifa Inter moderatamente ed è cresciuto guardando Beverly Hills, non ama i preti ma nemmeno i gay e a maggior ragione i preti gay, gli piace Ligabue ma in certe situazioni preferisce lodare i Kings of Leon, non sopporta l’odore del cibo cinese in via Paolo Sarpi e prova un’estrema soddisfazione nel parlare di “How I met your mother” quando si imbatte in un altro fan. L’identità non è una proprietà stabile dell’individuo, ma un processo, un equilibrio transitorio tra simile e diverso, tra personale e sociale “identities are never unified and, in late modern times, increasingly fragmented and fractured” (Hall, du Gay 1996:4)
  • 6. Il “digital dualism” Online l’interazione sociale si svolge in modo diverso rispetto alla “realtà” offline, e anche le identità esibite dalle persone sono più libere e fantasiose
  • 7. Web 1.0: l’identità virtuale “L’identità, una volta immersa nel contesto sociale e spaziale della rete, cambia: diviene più “libera e flessibile, oltre che mutevole, situazionale e proteiforme. L’assenza del corpo e della comunicazione non verbale è significativa, da un lato perché libera da pregiudizi proprio e degli altri, dall’altro perché facilità i comportamenti disinibiti. […] Il superamento del limite geografico, corporeo, ma anche e soprattutto identitario, apre la possibilità di simulazione dell’identità che può condurre alla produzione di un falso Sé” (Pravettoni 2002) “Le Comunità virtuali sono aggregati sociali che emergono dal Web nel momento in cui le persone ingaggiano discussioni pubbliche sufficientemente lunghe e con un coinvolgimento emotivo sufficiente per formare delle reti di relazioni personali nel cyberspazio” (Rheingold 1993: 3)
  • 8. Web 2.0: il “networked self” “New media, such as the World Wide Web, allow people the opportunity to present various forms of themselves to others at a distance. People are able to post only that information which presents a desired image. While people are purportedly presenting themselves, they are presenting a highly selective version of themselves. Social network sites (SNSs) present the latest networked platform enabling self-presentation to a variety of interconnected audiences.” (Papacharissi 2011:252) “Social relationships are multiplied, creating the potential for multiple performances of the self occurring in a variety of different stages. This multiplication of social audience does not imply a lost sense of place, but it does necessitate performances that are more aware, so as to make sense to a variety of audiences” (Papacharissi 2012:210)
  • 9. Social media e identità: esempi
  • 12. Studenti Erasmus su Facebook “Allora: questa volta ho superato me stessa.[…]…… Ho fatto fare un giro in lavatrice alla mia carta bancomat, così, non si sa mai, giusto per vivere al meglio il mio ultimo mese di erasmus!” “Studiandoci tutto a quest’ora con raggaeton a tottu pompa nelle cuffie…dite che mi sta facendo male questo erasmus??” “non si può essere invitati a sei feste in una settimana!!! io dovrei studiare………..e sono anche debole di carattere, cedo facilmente ai vizi. E’ dura la vita in erasmus” “E’ semplicemente NUTRIENTE conoscere nuove culture, persone, lingue…IMPARARE/ LERNEN…”
  • 13. Studenti Erasmus su Facebook - 2
  • 14. Mamme sui forum Bright side of motherhood: “A volte mi viene l'idea di riempirmi di cose perché è il primo figlio e l'entusiasmo mi fa viaggiare molto con la testa. Sono così felice da voler comprare tutto l'universo per il mio bambino” Dark side of motherhood: “Oggi giornata da schifo, mio cognato che abita a Padova ha pensato di invitare mio marito ad una grigliata, ma non me, ci son rimasta malissimo. Mio marito non se l'è fatto ripetere due volte,mentre io qui chiusa in casa con una bimba malata e un bimbo piccolo. Penso che ormai sono arrivata al capolinea, non lo reggo più e non reggo più questa situazione,escludendo i miei figli che sono la mia vita, per il resto sono infelice”
  • 16. Consumatori su Twitter “Se non puoi permetterti una louis vuitton non ripiegare sulla luigi vittone” “Il bauletto Vuitton by Sofia Coppola è il mio sogno impossibile! E’ meraviglioso!” “RT @Mr_GianBo: Io non compro nulla che sia Louis Vuitton ce l'hanno tutti e io NON sono tutti.... #nonseguoilgregge” “RT @davidebenzi: ...te l'han detto che accessoriarsi di Prada, LouisVuitton e Fendi, non risolve il problema del non lavarsi e deodorarsi?! Mi sa di NO!” “RT @withjawaad: Il sorriso è il miglior accessorio che una donna possa indossare. E’ meglio di una borsa Louis Vuitton o una giacca Burberry” “Vedere il mio amore che mi regala, per le vacanze,una valigia #louisvuitton con dentro un paio di scarpe #miumiu, non ha prezzo..ihihih” “Odio usare borse di marca, ma se mi regalassero una Louis Vuitton o una Chanel , francamente non la rifiuterei #20FactsAboutMe”
  • 18. La community Sciechimiche.org “noi di sciechimiche.org, preferendo la serietà e la correttezza alle puerili beghe da ostaria tra strakeriani e debunker, preferiamo postare ARGOMENTI e non passare il tempo a sbeffeggiare e deridere il presunto ‘nemico’. l'unico nemico che abbiamo qui è l'IGNORANZA e la MALAFEDE. e non ce ne frega nulla delle decine di decine di blog che passano il tempo a commentarsi tra di loro, ammantandosi di una superiorità scientifica o morale che esiste solo nelle loro teste. a noi interessa solo una cosa: riavere un cielo pulito PS: evidenzio infine che gli sperimentatori dell'energia orgonica sono solo una piccola parte dei nostri iscritti. fermo restando che, noi della "sacra setta degli orgoni" (ed io ne faccio parte) siamo FIERI ed ORGOGLIOSI di studiare nuove strade che non siano mortifere come quelle già battute sinora da questa società in metastasi”
  • 21. Critiche al dualismo digitale: letteratura “A phone conversation, for example, is roughly analogous to the situation that occurs when four people go to a lecture or a play together and sit side by side in one row of seats” (Meyrowitz 1985:38) “quando i critici dei media elettronici affermano che il nuovo ambiente simbolico non rappresenta la realtà, si riferiscono implicitamente a una nozione assurdamente primitiva di esperienza reale ‘non codificata’ che non è mai esistita” (Castells 2002:431). “We propagate the myth of identity as being natural, authentic, and spontaneous and forget what thinkers like Erving Goffman and Judith Butler have painstakingly illustrated: Identity, on and offline, is a performance” (Jurgenson 2012)
  • 22. Critica al dualismo digitale: anonimità “Sul web si sperimentano identità diverse, in quanto le interazioni sociali sono anonime” NO!! Con la diffusione di Facebook e altri social network l’ambiente sociale online è diventato perlopiù “nonimo” (Zhao et al. 2008). La Rete non può essere considerata come un unico spazio sociale, ma come tanti luoghi contraddistinti da caratteristiche socio-strutturali diverse (Whitty 2008). Oggi che gli utenti presentano quotidianamente il loro self su Facebook con tanto di nome, cognome, libri preferiti e titolo di studio, a suonare “virtuale” sembra piuttosto l’anonimato di molte interazioni offline.
  • 23. Critica al dualismo digitale: audience invisibile “Sul web l’audience delle comunicazioni è invisibile, non so chi assisterà alla mia presentazione del self ” NO!! La studiosa di social media Danah Boyd sostiene che la comunicazione online si differenzi da quella offline per il fatto che sul Web l’audience sia invisibile (2008). Osservando e praticando in prima persona le interazioni sociali sulla Rete però l’audience, più che invisibile, sembra sempre “immaginabile” a partire dalle informazioni reperibili nel contesto della “situazione sociale”, esattamente come avviene offline (Goffman 1959) o usando media elettronici più “tradizionali” come il telefono (Meyrowitz 1985).
  • 24. Online e offline, somiglianze e differenze La rete è composta da una molteplicità di “spazi” (Whitty 2008), i quali danno vita a “situazioni sociali” (Meyrowitz 1985) diverse in termini di accesso alle informazioni sui destinatari della comunicazione (Yahoo Answers! ≠ Chat Facebook) – informazioni necessarie per confezionare la presentazione del self più strategicamente adatta al contesto (trovare un posto di lavoro su Linkedin ≠ flirtare su Netlog) = OFFLINE L’architettura della rete esclude dall’interazione il corpo: per esistere, la fisicità deve essere mediata da fotografie, video, testo; questa mediazione è un’azione volontaria dell’attore, soggetta alla riflessività dello stesso e che – pertanto – entra di diritto nella sfera della presentazione del self (Goffman 1959) ≠ OFFLINE
  • 25. La realtà sociale aumentata Quella che osserviamo sui social network non è una realtà sociale virtuale, ma LA realtà sociale, sempre la stessa, soltanto terribilmente più veloce rispetto a qualche anno fa.
  • 26. Massimo Airoldi Centro Studi di Etnografia Digitale www.etnografiadigitale.it