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Natale 2012, ogni ragazzo della nostra età
festeggia il Natale aspettando doni o pacchi
regalo.
Vi siete mai chiesti se le persone di una volta
lo vivevano così ?
Scopritelo con noi leggendo il paper
seguente...
Per tutti i nostri nonni il Natale significava
grande attesa che iniziava molto tempo
prima della vera festa.
A scuola si leggevano molti racconti ma i
preparativi più impegnativi si facevano a
casa.
In famiglia ognuno svolgeva compiti
importanti che iniziavano in anticipo: si
preparava sia l’albero che il presepe.
Se l’albero non c’era si andava nel bosco a
prendere un grosso ramo e si decorava con
mandarini, carrube, caramelle e
straccaganasce (castagne secche).
Il presepe era di legno intagliato e dipinto ma
a volte ogni personaggio veniva fatto dalla
mamma con il pane; per la capanna ci si
procurava un grosso pezzo di corteccia e i
bambini, al ritorno dalla scuola
raccoglievano del muschio; inoltre con
l’aiuto delle mamme preparavano una dolce
letterina in cui scrivevano dei buoni
propositi: chiedevano a Gesù di aiutarli ad
essere più buoni, più ubbidienti, più
impegnati a scuola e meno capricciosi.
Nelle stalle si uccideva il maiale per
insaccarne la carne; si sceglievano anatre,
faraone e galline per l’arrosto e per il brodo
del giorno della festa.
I forni delle contrade venivano tenuti accesi
anche un giorno intero per cuocere il pan
biscotto di molte famiglie.
Due o tre giorni prima, in cucina, si
preparavano i tortellini o i cappelletti: si
cuoceva la carne per il ripieno chiamato
batù, si faceva la sfoglia che veniva poi
tagliata, riempita e ripiegata. Insieme ai
cappelletti normali ne venivano preparati
due o tre molto più grandi e conditi con del
pepe… era uno scherzo che si faceva agli
uomini di casa…
insomma tutti contribuivano perché quel
giorno e quel pranzo di Natale fossero
davvero indimenticabili.
La Vigilia di Natale erano tutti indaffarati, ai
bambini toccava il bagno: venivano immersi
dentro una grande tinozza e poi profumati
con la polvere di borotalco.
I più fortunati ricevevano dei vestitini nuovi
da indossare il giorno dopo.
Non c’era l’abitudine di preparare una cena
speciale e si andava a letto presto.
La giornata di un Natale lontano iniziava
sempre con la Santa Messa; le donne
andavano in chiesa di buon’ora, verso le sei,
perché poi dovevano tornare a casa per finir
di preparare il pranzo.
Anche se era un giorno di festa, i papà,
aiutati dai bambini dovevano occuparsi lo
stesso degli animali nelle stalle, poi alle nove
anche loro andavano alla messa, perché
quello era l’orario della messa del fanciullo.
Rincasavano con i papà poco prima del pasto
tanto atteso.
A tavola ci si sedeva tutti insieme … sotto al
piatto del papà veniva messa quella letterina
scritta qualche giorno prima, ma il papà
faceva finta di non vederla per gran parte del
pranzo e nei bambini cresceva l’eccitazione,
poi fingeva di scoprirla e, sorpreso e
contento, la leggeva a voce alta. A volte si
commuoveva un po’e abbracciava,
baciandoli i loro figlioletti.
Ma il momento più divertente per i bambini
era quello dei tortellini; sul piatto del papà,
del nonno e dello zio infatti veniva messo
proprio uno di quei tortellini più grandi
conditi con il pepe, loro lo assaggiavano e
facevano una lunga scena fingendo disgusto
e ribrezzo e così i piccoli di casa ridevano
divertiti.
Il pranzo continuava con l’arrosto, la polenta
e una torta con la crema, tagliata a quadretti.
Dopo il pranzo i bambini con le mamme, le
nonne e le zie andavano nella stalla per
giocare a tombola, mentre gli uomini
giocavano a carte nella cucina al caldo del
camino. Nel tardo pomeriggio con il calesse
il papà portava i bambini in piazza ad
Arzignano ad ascoltare gli zampognari
oppure in visita da qualche parente meno
stretto.
I nostri nonni ci hanno raccontato che
vivevano il Natale con la gioia di stare in
famiglia, sentivano il piacere dell’unione e
dello starsi vicino. Non ricevevano giochi ma
tanto amore e tanta attenzione. Di queste
cose loro non erano mai stanchi, l’affetto non
era un gioco che si metteva in un angolo
quando si era stufi di usarlo, rimaneva
dentro di loro, e li riempiva di gioia e di
sicurezza.
Un piccolo pacco però, per lo più con della
frutta, lo ricevevano il giorno della Befana e
sempre in quel giorno potevano finalmente
mangiare le decorazioni dell’albero o
anche… il presepe di pane!
Siamo stati molto contenti di questo
racconto,forse facciamo in tempo anche noi
a copiare qualche tradizione dei nonni, ma
intanto, il giorno di Natale, magari proprio
all’ora di pranzo, spegneremo la TV e,
creando un’atmosfera di ascolto e
condivisione, leggeremo con la nostra
famiglia questo racconto. Coinvolgeremo i
nonni e loro, con tanti ricordi,
aggiungeranno molti particolari nuovi. Sarà
un’occasione di scambio e di confronto, una
maniera diversa di vivere il Santo Natale.


"Questo articolo pubblicato oggi vuole essere
il nostro modo di augurare a tutti voi e a
tutte le vostre famiglie .....
felici festività natalizie e un sereno 2013!"

Alunni della classe terza di Castello.

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  • 1. Natale 2012, ogni ragazzo della nostra età festeggia il Natale aspettando doni o pacchi regalo. Vi siete mai chiesti se le persone di una volta lo vivevano così ? Scopritelo con noi leggendo il paper seguente... Per tutti i nostri nonni il Natale significava grande attesa che iniziava molto tempo prima della vera festa. A scuola si leggevano molti racconti ma i preparativi più impegnativi si facevano a casa. In famiglia ognuno svolgeva compiti importanti che iniziavano in anticipo: si preparava sia l’albero che il presepe. Se l’albero non c’era si andava nel bosco a prendere un grosso ramo e si decorava con
  • 2. mandarini, carrube, caramelle e straccaganasce (castagne secche). Il presepe era di legno intagliato e dipinto ma a volte ogni personaggio veniva fatto dalla mamma con il pane; per la capanna ci si procurava un grosso pezzo di corteccia e i bambini, al ritorno dalla scuola raccoglievano del muschio; inoltre con l’aiuto delle mamme preparavano una dolce letterina in cui scrivevano dei buoni propositi: chiedevano a Gesù di aiutarli ad essere più buoni, più ubbidienti, più impegnati a scuola e meno capricciosi. Nelle stalle si uccideva il maiale per insaccarne la carne; si sceglievano anatre, faraone e galline per l’arrosto e per il brodo del giorno della festa.
  • 3. I forni delle contrade venivano tenuti accesi anche un giorno intero per cuocere il pan biscotto di molte famiglie. Due o tre giorni prima, in cucina, si preparavano i tortellini o i cappelletti: si cuoceva la carne per il ripieno chiamato batù, si faceva la sfoglia che veniva poi tagliata, riempita e ripiegata. Insieme ai cappelletti normali ne venivano preparati due o tre molto più grandi e conditi con del pepe… era uno scherzo che si faceva agli uomini di casa… insomma tutti contribuivano perché quel giorno e quel pranzo di Natale fossero davvero indimenticabili. La Vigilia di Natale erano tutti indaffarati, ai bambini toccava il bagno: venivano immersi
  • 4. dentro una grande tinozza e poi profumati con la polvere di borotalco. I più fortunati ricevevano dei vestitini nuovi da indossare il giorno dopo. Non c’era l’abitudine di preparare una cena speciale e si andava a letto presto. La giornata di un Natale lontano iniziava sempre con la Santa Messa; le donne andavano in chiesa di buon’ora, verso le sei, perché poi dovevano tornare a casa per finir di preparare il pranzo. Anche se era un giorno di festa, i papà, aiutati dai bambini dovevano occuparsi lo stesso degli animali nelle stalle, poi alle nove anche loro andavano alla messa, perché quello era l’orario della messa del fanciullo. Rincasavano con i papà poco prima del pasto tanto atteso.
  • 5. A tavola ci si sedeva tutti insieme … sotto al piatto del papà veniva messa quella letterina scritta qualche giorno prima, ma il papà faceva finta di non vederla per gran parte del pranzo e nei bambini cresceva l’eccitazione, poi fingeva di scoprirla e, sorpreso e contento, la leggeva a voce alta. A volte si commuoveva un po’e abbracciava, baciandoli i loro figlioletti. Ma il momento più divertente per i bambini era quello dei tortellini; sul piatto del papà, del nonno e dello zio infatti veniva messo proprio uno di quei tortellini più grandi conditi con il pepe, loro lo assaggiavano e facevano una lunga scena fingendo disgusto e ribrezzo e così i piccoli di casa ridevano divertiti.
  • 6. Il pranzo continuava con l’arrosto, la polenta e una torta con la crema, tagliata a quadretti. Dopo il pranzo i bambini con le mamme, le nonne e le zie andavano nella stalla per giocare a tombola, mentre gli uomini giocavano a carte nella cucina al caldo del camino. Nel tardo pomeriggio con il calesse il papà portava i bambini in piazza ad Arzignano ad ascoltare gli zampognari oppure in visita da qualche parente meno stretto. I nostri nonni ci hanno raccontato che vivevano il Natale con la gioia di stare in famiglia, sentivano il piacere dell’unione e dello starsi vicino. Non ricevevano giochi ma tanto amore e tanta attenzione. Di queste cose loro non erano mai stanchi, l’affetto non era un gioco che si metteva in un angolo
  • 7. quando si era stufi di usarlo, rimaneva dentro di loro, e li riempiva di gioia e di sicurezza. Un piccolo pacco però, per lo più con della frutta, lo ricevevano il giorno della Befana e sempre in quel giorno potevano finalmente mangiare le decorazioni dell’albero o anche… il presepe di pane! Siamo stati molto contenti di questo racconto,forse facciamo in tempo anche noi a copiare qualche tradizione dei nonni, ma intanto, il giorno di Natale, magari proprio all’ora di pranzo, spegneremo la TV e, creando un’atmosfera di ascolto e condivisione, leggeremo con la nostra famiglia questo racconto. Coinvolgeremo i nonni e loro, con tanti ricordi, aggiungeranno molti particolari nuovi. Sarà
  • 8. un’occasione di scambio e di confronto, una maniera diversa di vivere il Santo Natale. "Questo articolo pubblicato oggi vuole essere il nostro modo di augurare a tutti voi e a tutte le vostre famiglie ..... felici festività natalizie e un sereno 2013!" Alunni della classe terza di Castello.