1. VOCAZIONE DI SANVOCAZIONE DI SAN
MATTEOMATTEO
1599-1600
ROMA, Chiesa di San Luigi dei Francesi
Cappella Contarelli
olio su tela
cm. 322 x cm.340
a cura del prof. Giuseppe Torchia
2. “Gesù se ne andò dalla città e vide un
esattore delle imposte nel suo ufficio:
il suo nome era Matteo.
Gli disse: “Seguimi’”, ed egli si alzò e lo
seguì.
a cura del prof. Giuseppe Torchia
3. La scena si svolge in un ambiente spoglio e
male illuminato in cui l’unico mobilio è
costituito da un tavolo e da alcune sedie:
è l’ufficio dove si riscuotono le gabelle.
a cura del prof. Giuseppe Torchia
4.
5. Su una
parete si apre
un’alta
finestra i cui
vetri sono
oscurati da
una carta
giallognola.
a cura del prof. Giuseppe Torchia
6. Attorno al
tavolo sono
seduti cinque
uomini: Matteo
(al centro) e gli
altri gabellieri.
a cura del prof. Giuseppe Torchia
7. Nella stanza sono
appena entrati due
estranei, fermi in
piedi davanti ai
cinque esattori. Uno
dei due è Cristo che
con il braccio proteso
indica il personaggio
seduto al centro del
tavolo. L’altro è san
Pietro che con un
gesto meno evidente
ribadisce il gesto del
compagno.
a cura del prof. Giuseppe Torchia
8. L’uomo indicato è
l’esattore delle imposte
Levi (Matteo) . Questi,
forse abbagliato dalla
luce che irrompe
improvvisamente nella
stanza, sembra arretrare
con un leggero moto di
stupore e indicando se
stesso con la mano
sinistra sembra
rispondere: “Chi io? ”.*
* Questa è l'interpretazione più accreditata del
gesto di Matteo ma osservando la direzione segnata
dall'indice della mano sembra che il personaggio
stia chiedendo a Cristo se si sta rivolgendo a lui o a
chi sta alla sua destra.
a cura del prof. Giuseppe Torchia
9. Gli altri personaggi
seduti manifestano
comportamenti
diversi. I due
giovani con la
berretta piumata
volgono lo sguardo
verso gli estranei.
a cura del prof. Giuseppe Torchia
10. Gli altri due
personaggi sulla
sinistra sono
raffigurati nell’atto
di contare i soldi. Il
vecchio con bavero
di pelliccia scruta il
conteggio del
giovane chino sul
tavolo.
a cura del prof. Giuseppe Torchia
11. La composizione
Il dipinto si può dividere in due parti
contrapposte: sulla sinistra, il gruppo dei cinque
uomini seduti intorno al tavolo forma un blocco
orizzontale; sulla destra, le figure di Cristo e san
Pietro seguono un andamento verticale.
12. Anche i costumi accentuano la contrapposizione
dei due gruppi. Da una parte, Matteo e i gabellieri
abbigliati elegantemente nello stile dell’epoca di
Caravaggio.
a cura del prof. Giuseppe Torchia
13. Dall’altra, scalzi e avvolti
in abiti antichi, Cristo e
san Pietro.
L’ assenza di
calzature
simboleggia
l’ideale di
povertà a cui
devono ispirarsi
coloro che si
convertono al
cattolicesimo.
14. I due blocchi sono separati da uno
spazio vuoto al centro della
raffigurazione, colmato soltanto
dalla mano destra di Cristo * che
crea fra di essi un collegamento.
* Si noti nell'immagine sotto come la mano di Cristo riproduce
quella di Adamo dipinta nella volta della Sistina da Michelangelo.
15. Il realismo caravaggesco
Nel dipinto di Caravaggio per la prima
volta un episodio sacro viene
raffigurato in modo realistico e
trasposto nel presente. I personaggi
attorno al tavolo vestono abiti
contemporanei e si trovano in uno
spazio che gli osservatori dell’epoca
potevano riconoscere come uno dei
tanti luoghi di ritrovo, una taverna
romana del 1600.
L’artista in questo modo intendeva
esprimere una religiosità alla portata
degli strati popolari, umili, poveri e
peccatori compresi. La “vocazione di
san Matteo” veniva così a
rappresentare un evento che poteva
compiersi per qualsiasi uomo del suo
tempo, in qualsiasi momento.
16. La luce
Il fascio di luce intensa che proviene dalle spalle
di Gesù non è prodotta dall’apertura della porta da
cui sono entrati Cristo e San Pietro. E’ una luce
simbolica non fisica. Rappresenta la Grazia cioè
l’offerta di salvezza dell’anima. Salvezza che è
accolta da coloro che volgono lo sguardo verso di
essa mentre i due gabellieri che restano chini a
contare avidamente il denaro sono destinati a
perdersi.
17. Appunti sparsi
La tela è collocata in una
chiesa francese. All’epoca
della sua realizzazione il re di
Francia, Enrico IV,
protestante, si era da poco
convertito al cattolicesimo.
Egli era, per la Chiesa, un
peccatore illuminato dalla
grazia divina.
Radiografie effettuate nel
1951 hanno rivelato che la
figura di Pietro è stata
aggiunta successivamente
alla prima stesura. Il suo
inserimento richiama il
ruolo vicario della Chiesa
cioè di rappresentante di
Cristo sulla terra a cui
spetta il compito
d’interpretare le Sacre
Scritture.
La presenza degli occhiali
sono una dimostrazione della
cura scrupolosa che
Caravaggio dedica ad ogni
dettaglio del dipinto. Già in
uso da un paio di secoli, gli
occhiali cominciano ad
apparire nella ritrattistica
fiamminga. Simbolicamente
essi potrebbero rappresentare
la “miopia” che deriva
dall’essere accecati dal denaro.
Caravaggio
dipingeva senza
disegno preparatorio.
Tracciava soltanto le
linee essenziali delle
figure o degli
oggetti. Per far
questo utilizzava una
punta dura con la
quale praticava
alcune incisioni sulla
preparazione ancora
fresca.
a cura del prof. Giuseppe Torchia