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Chiara Ortensi
I test dello schema corporeo
da: “Giocare e raccontare con il corpo”: la percezione dello schema corporeo dai tre ai sei anni.
Tesi di laurea in Educazione Motoria Infantile, A.A. 2009-10.
La questione sullo schema corporeo non è stata esaustivamente chiarita. Il suo studio, in passato, è stato
condotto su bambini a partire da 3/4 anni, usando il disegno della figura umana e su bambini di età inferiore
ai 3 anni soprattutto attraverso osservazioni da cui sono state tratte delle ipotesi. Niente tecniche
sperimentali dirette né scale di sviluppo.
Gli strumenti di cui oggi lo psicologo può servirsi per rispondere alle domande che gli vengono poste
riguardo al vissuto corporeo, sono numericamente limitati.
Possiamo ricordare:
• le prove di Head che studiano l'orientamento destra-sinistra;
• la prova di imitazione di gesti di Bergés-Lèzine che si propone di esplorare tre ordini di funzioni
pratto-gnosiche: gnosie digitali, senso della direzione, dello spazio e conoscenza delle dita
partecipanti alla costruzione di un modello;
Il disegno che resta un modo d'approccio privilegiato nello studio della rappresentazione del corpo: le
informazioni che ci porta sono particolarmente ricche e riguardano sia l'organizzazione della conoscenza del
corpo sia certi aspetti affettivi che la caratterizzano. Tuttavia, talvolta, per l'abbondanza dei suoi significati,
essi sono sorgente di difficoltà per il clinico.
Più recentemente Lis, Venuti, Basile, e Finesso (1988), hanno adottato uno strumento idoneo a misurare
diversi aspetti dello sviluppo dello schema corporeo in bambini a partire dal secondo anno di vita. Lis e
colleghi hanno preso spunto dal test dello schema corporeo di Daurat-Hmeljak, Stambak e Berges
(1969), individuando fasi specifiche per l’età considerata. Il test ideato da Daurat-Hmeljak e colleghi
permette di affrontare la conoscenza del corpo da punti di vista diversi. Esso si compone di due prove: una
di fronte che riguarda la rappresentazione del corpo e del viso visti ed è applicabile ai bambini dai 4 agli 8
anni e una che riguarda la rappresentazione di profilo del corpo e del viso ed è destinata a bambini dai 6 agli
11 anni.
Ciascuna prova si compone di tre momenti:
• EVOCAZIONE: il soggetto deve riconoscere, nominandoli, i diversi pezzi del corpo e del viso; deve
collocarli esattamente su una tavola di lavoro, con un unico punto di riferimento che è la testa di un
manichino per il corpo e il contorno del viso per il volto. Si deve ritirare ogni volta il pezzo già
sistemato; il bambino perciò si trova sempre davanti ad una tavoletta vuota. Per ottenere una
valutazione positiva di tutte le localizzazioni, il bambino dovrà, senza averle mai sotto i propri occhi,
rappresentarsi mentalmente l'insieme e richiamarlo alla memoria12
.
12 C.Daurat-Hmeljak, M.Stambak, J.Bergès: “Il test dello schema corporeo. Una prova di conoscenza e
di costruzione dell'immagine del corpo.” Organizzazioni speciali Firenze 1981.
• COSTRUZIONE: al bambino vengono forniti capovolti i pezzi per costruire l’intero manichino. Questi
sono costituiti da disegni su cartoncini rettangolari, per cui il compito non è simile a quello dei
puzzle: il soggetto deve conoscere l’esatta collocazione spaziale delle parti del corpo. Se il soggetto
esegue correttamente le prove di queste due fasi, il test è terminato, altrimenti si continua con la
riproduzione.
• RIPRODUZIONE: vengono forniti al bambino tutti i pezzi e gli viene chiesto di riprodurre di nuovo il
manichino, stavolta avendo il modello sotto agli occhi. Si tratta di studiare l'aiuto che può dare al
bambino questo riferimento esterno. Così i risultati di queste prove ci forniranno oltre che una scala
globale di sviluppo riguardante la conoscenza del corpo di fronte e di profilo, una possibilità di studio
in funzione di differenti modi di rappresentazione. Queste tre tecniche saranno in grado di fornire
una valutazione non soltanto del livello globale del bambino, ma anche della sua evoluzione.
L'adattamento proposto da Lis e colleghi, invece, prevede le seguenti prove:
• riconoscimento delle diverse parti del corpo e del viso su di sé;
• richiesta di individuare le funzioni delle diverse parti del viso e del corpo;
• riconoscimento di un modello di corpo e di un modello di viso, nonché delle diverse parti dell’uno e
dell’altro;
• costruzione di un modello di corpo e poi di un modello di viso a partire da un modello mancante di
volta in volta di una delle parti;
• costruzione dell’intero manichino dando tutti i pezzi assieme, a partire da un foglio su cui è
disegnata la testa, e costruzione del viso a partire da un foglio su cui è disegnato il contorno del
viso.
Utilizzando questa tecnica, Lis e colleghi sono riusciti a cogliere specifiche fasi dell’evoluzione dello schema
corporeo in bambini dai diciotto mesi ai quattro anni e mezzo di vita.
Maria Vittoria Carbonara e Giulia Savarese (1994), a partire dai risultati di Lis e colleghi, hanno condotto
uno studio sull’evoluzione dello schema corporeo dal secondo al quinto anno di vita che poggia
essenzialmente sulla premessa che la rappresentazione di un corpo umano compaia nei bambini a partire dai
diciotto mesi circa ed evolva gradualmente. Grazie ad essa l’esperienza mentale succede alla
sperimentazione sensomotoria, all’azione propriamente detta.
L'obiettivo di questo studio è quello di cogliere l’apparire e il graduale evolversi della capacità
rappresentativa dello schema corporeo come struttura unitaria. L’ipotesi di partenza è che tale
rappresentazione sia totalmente assente nei soggetti più piccoli e poi rapidamente evolve a partire dall’età di
due anni e mezzo circa, per confermarsi nel corso del quinto anno di vita. Più in particolare, in tre fasi
sperimentali consecutive, una relativa al riconoscimento, una relativa alla costruzione ed una relativa alla
rappresentazione grafica si è voluto verificare:
• come aumenta, con l’aumentare dell’età, il numero delle parti del corpo e del viso che il bambino è
capace di riconoscere sia su di sé che su un modello e quanti e quali errori commetta in proposito;
• come aumenta, con l’aumentare dell’età, il numero delle parti del corpo e del viso che il bambino è
capace di posizionare nella giusta maniera nel costruirne i relativi modelli: anche in questo caso,
l’interesse era per gli errori commessi;
• come aumenta, con l’aumentare dell’età, la capacità di rappresentare graficamente l’immagine di
una figura umana nelle sue parti essenziali.
I soggetti sono stati sottoposti ad una serie di nove prove, di cui quattro di riconoscimento, quattro di
costruzione ed una di rappresentazione grafica.
Più in particolare, le prove consistevano nell’invitare i soggetti a:
• riconoscere parti del corpo (testa, tronco, braccia, mani, gambe, piedi) su di sé e su di un modello;
• riconoscere parti del viso (capelli, occhi, naso, bocca, orecchie) su di sé e su di un modello;
• costruire un modello di corpo utilizzando pezzi sparsi e a partire da una testa già posizionata;
• costruire un modello di viso utilizzando pezzi sparsi e a partire da un contorno già tracciato;
• disegnare liberamente un “uomo” su di un foglio di carta bianca.
La ricerca è stata condotta in un asilo nido e in una scuola materna di Castellammare di Stabia. I soggetti
sono ventotto, di cui quattordici frequentanti l’asilo nido e quattordici la scuola materna. L’età dei soggetti
era compresa tra i 17 e i 56 mesi. Erano 16 bambini e 12 bambine le cui famiglie appartenevano ad un livello
sociale medio e nessuno di loro presentava handicap o problemi segnalati. Sono stati scelti dai registri di
classe, sulla base dell’età minima che si voleva osservare.
Nell'analizzare i dati si è tenuto conto della sola variabile età, per cui si è suddiviso il campione in due
gruppi: gruppo dell’asilo nido (17-31 mesi) e gruppo della scuola materna (37-56 mesi).
I risultati della ricerca, divisi in base alle tre fasi sono i seguenti:
Riconoscimento:
mentre per la testa, per le mani e per i piedi il riconoscimento risulta molto facile sia su se stessi che sul
modello da parte di entrambi i gruppi di bambini, per il tronco le difficoltà riscontrate sono notevoli: forse
perché si tratta di una parola poco nota e poco usata (i bambini più piccoli lo denominavano pancia). Il
riconoscimento delle braccia e delle gambe ha presentato qualche difficoltà ai bambini dell’asilo nido, ma più
sul modello che su di sé. Le parti del viso, a loro volta, sono state tutte riconosciute con grande facilità dai
bambini del gruppo scuola materna. I bambini dell’asilo nido, invece, hanno trovato delle difficoltà a
proposito delle orecchie e del naso e, tutto sommato, hanno riconosciuto le parti meglio sul modello che su
di sé.
Costruzione:
le prove di costruzione sono risultate quasi nulle per i soggetti del gruppo dell’asilo nido: in genere, questi
ultimi hanno eseguito il compito ammucchiando i pezzetti o allineandoli, sia che si trattasse di costruire un
corpo, sia che si trattasse di costruire un viso, e a prescindere se fosse o no già posizionata la testa del
corpo o fosse già tracciato il contorno del viso. Il gruppo della scuola materna, invece, ha eseguito con
successo la prova di costruzione del viso, sia che il contorno fosse già tracciato sia che non lo fosse, mentre
ha avuto qualche difficoltà nella costruzione del corpo, in particolar modo nel posizionare le braccia,
specialmente nella prova in cui la testa era già posizionata.
Rappresentazione grafica:
attraverso i disegni dei bambini si è potuto osservare un preciso iter evolutivo verso la rappresentazione dello
schema corporeo. Dall’evoluzione di linee tracciate senza un’apparente intenzione di seguire una precisa
immagine mentale corrispondente ad un corpo umano, nasce una configurazione ben precisa comprendente
sempre più numerose parti del corpo e del viso, le quali sempre meglio appaiono posizionate nel rispetto dei
reciproci rapporti spaziali e delle relative proporzioni. Per cui, mentre i disegni dei bambini più piccoli sono
grossomodo classificabili come “scarabocchi”, già a partire dai 31 mesi essi offrono degli accenni di elementi
collegati fra loro a formare semplici strutture significanti un abbozzo di corpo.
I risultati della ricerca confermano le ipotesi di partenza e forniscono delle risposte ai quesiti sullo sviluppo
dello schema corporeo e della relativa sua rappresentazione e comunicabilità. Infatti, dall’analisi dei dati,
appare chiaro che le capacità di: riconoscere l’esatta posizione delle principali parti del corpo e del viso, tanto
su di sé quanto su modello; di posizionarle correttamente nei loro rapporti topologici allorché vengano
presentate in pezzi che le raffigurano; di rappresentarle graficamente come inglobate in un’unica struttura
significante la figura umana nel suo insieme, sono frutto di un lento ma graduale processo di assimilazione
cognitiva.

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Ortensi schema corporeo

  • 1. Chiara Ortensi I test dello schema corporeo da: “Giocare e raccontare con il corpo”: la percezione dello schema corporeo dai tre ai sei anni. Tesi di laurea in Educazione Motoria Infantile, A.A. 2009-10. La questione sullo schema corporeo non è stata esaustivamente chiarita. Il suo studio, in passato, è stato condotto su bambini a partire da 3/4 anni, usando il disegno della figura umana e su bambini di età inferiore ai 3 anni soprattutto attraverso osservazioni da cui sono state tratte delle ipotesi. Niente tecniche sperimentali dirette né scale di sviluppo. Gli strumenti di cui oggi lo psicologo può servirsi per rispondere alle domande che gli vengono poste riguardo al vissuto corporeo, sono numericamente limitati. Possiamo ricordare: • le prove di Head che studiano l'orientamento destra-sinistra; • la prova di imitazione di gesti di Bergés-Lèzine che si propone di esplorare tre ordini di funzioni pratto-gnosiche: gnosie digitali, senso della direzione, dello spazio e conoscenza delle dita partecipanti alla costruzione di un modello; Il disegno che resta un modo d'approccio privilegiato nello studio della rappresentazione del corpo: le informazioni che ci porta sono particolarmente ricche e riguardano sia l'organizzazione della conoscenza del corpo sia certi aspetti affettivi che la caratterizzano. Tuttavia, talvolta, per l'abbondanza dei suoi significati, essi sono sorgente di difficoltà per il clinico. Più recentemente Lis, Venuti, Basile, e Finesso (1988), hanno adottato uno strumento idoneo a misurare diversi aspetti dello sviluppo dello schema corporeo in bambini a partire dal secondo anno di vita. Lis e colleghi hanno preso spunto dal test dello schema corporeo di Daurat-Hmeljak, Stambak e Berges (1969), individuando fasi specifiche per l’età considerata. Il test ideato da Daurat-Hmeljak e colleghi permette di affrontare la conoscenza del corpo da punti di vista diversi. Esso si compone di due prove: una di fronte che riguarda la rappresentazione del corpo e del viso visti ed è applicabile ai bambini dai 4 agli 8 anni e una che riguarda la rappresentazione di profilo del corpo e del viso ed è destinata a bambini dai 6 agli 11 anni. Ciascuna prova si compone di tre momenti: • EVOCAZIONE: il soggetto deve riconoscere, nominandoli, i diversi pezzi del corpo e del viso; deve collocarli esattamente su una tavola di lavoro, con un unico punto di riferimento che è la testa di un manichino per il corpo e il contorno del viso per il volto. Si deve ritirare ogni volta il pezzo già sistemato; il bambino perciò si trova sempre davanti ad una tavoletta vuota. Per ottenere una valutazione positiva di tutte le localizzazioni, il bambino dovrà, senza averle mai sotto i propri occhi, rappresentarsi mentalmente l'insieme e richiamarlo alla memoria12 . 12 C.Daurat-Hmeljak, M.Stambak, J.Bergès: “Il test dello schema corporeo. Una prova di conoscenza e di costruzione dell'immagine del corpo.” Organizzazioni speciali Firenze 1981.
  • 2. • COSTRUZIONE: al bambino vengono forniti capovolti i pezzi per costruire l’intero manichino. Questi sono costituiti da disegni su cartoncini rettangolari, per cui il compito non è simile a quello dei puzzle: il soggetto deve conoscere l’esatta collocazione spaziale delle parti del corpo. Se il soggetto esegue correttamente le prove di queste due fasi, il test è terminato, altrimenti si continua con la riproduzione. • RIPRODUZIONE: vengono forniti al bambino tutti i pezzi e gli viene chiesto di riprodurre di nuovo il manichino, stavolta avendo il modello sotto agli occhi. Si tratta di studiare l'aiuto che può dare al bambino questo riferimento esterno. Così i risultati di queste prove ci forniranno oltre che una scala globale di sviluppo riguardante la conoscenza del corpo di fronte e di profilo, una possibilità di studio in funzione di differenti modi di rappresentazione. Queste tre tecniche saranno in grado di fornire una valutazione non soltanto del livello globale del bambino, ma anche della sua evoluzione. L'adattamento proposto da Lis e colleghi, invece, prevede le seguenti prove: • riconoscimento delle diverse parti del corpo e del viso su di sé; • richiesta di individuare le funzioni delle diverse parti del viso e del corpo; • riconoscimento di un modello di corpo e di un modello di viso, nonché delle diverse parti dell’uno e dell’altro; • costruzione di un modello di corpo e poi di un modello di viso a partire da un modello mancante di volta in volta di una delle parti; • costruzione dell’intero manichino dando tutti i pezzi assieme, a partire da un foglio su cui è disegnata la testa, e costruzione del viso a partire da un foglio su cui è disegnato il contorno del viso. Utilizzando questa tecnica, Lis e colleghi sono riusciti a cogliere specifiche fasi dell’evoluzione dello schema corporeo in bambini dai diciotto mesi ai quattro anni e mezzo di vita. Maria Vittoria Carbonara e Giulia Savarese (1994), a partire dai risultati di Lis e colleghi, hanno condotto uno studio sull’evoluzione dello schema corporeo dal secondo al quinto anno di vita che poggia essenzialmente sulla premessa che la rappresentazione di un corpo umano compaia nei bambini a partire dai diciotto mesi circa ed evolva gradualmente. Grazie ad essa l’esperienza mentale succede alla sperimentazione sensomotoria, all’azione propriamente detta. L'obiettivo di questo studio è quello di cogliere l’apparire e il graduale evolversi della capacità rappresentativa dello schema corporeo come struttura unitaria. L’ipotesi di partenza è che tale rappresentazione sia totalmente assente nei soggetti più piccoli e poi rapidamente evolve a partire dall’età di due anni e mezzo circa, per confermarsi nel corso del quinto anno di vita. Più in particolare, in tre fasi sperimentali consecutive, una relativa al riconoscimento, una relativa alla costruzione ed una relativa alla rappresentazione grafica si è voluto verificare: • come aumenta, con l’aumentare dell’età, il numero delle parti del corpo e del viso che il bambino è capace di riconoscere sia su di sé che su un modello e quanti e quali errori commetta in proposito;
  • 3. • come aumenta, con l’aumentare dell’età, il numero delle parti del corpo e del viso che il bambino è capace di posizionare nella giusta maniera nel costruirne i relativi modelli: anche in questo caso, l’interesse era per gli errori commessi; • come aumenta, con l’aumentare dell’età, la capacità di rappresentare graficamente l’immagine di una figura umana nelle sue parti essenziali. I soggetti sono stati sottoposti ad una serie di nove prove, di cui quattro di riconoscimento, quattro di costruzione ed una di rappresentazione grafica. Più in particolare, le prove consistevano nell’invitare i soggetti a: • riconoscere parti del corpo (testa, tronco, braccia, mani, gambe, piedi) su di sé e su di un modello; • riconoscere parti del viso (capelli, occhi, naso, bocca, orecchie) su di sé e su di un modello; • costruire un modello di corpo utilizzando pezzi sparsi e a partire da una testa già posizionata; • costruire un modello di viso utilizzando pezzi sparsi e a partire da un contorno già tracciato; • disegnare liberamente un “uomo” su di un foglio di carta bianca. La ricerca è stata condotta in un asilo nido e in una scuola materna di Castellammare di Stabia. I soggetti sono ventotto, di cui quattordici frequentanti l’asilo nido e quattordici la scuola materna. L’età dei soggetti era compresa tra i 17 e i 56 mesi. Erano 16 bambini e 12 bambine le cui famiglie appartenevano ad un livello sociale medio e nessuno di loro presentava handicap o problemi segnalati. Sono stati scelti dai registri di classe, sulla base dell’età minima che si voleva osservare. Nell'analizzare i dati si è tenuto conto della sola variabile età, per cui si è suddiviso il campione in due gruppi: gruppo dell’asilo nido (17-31 mesi) e gruppo della scuola materna (37-56 mesi). I risultati della ricerca, divisi in base alle tre fasi sono i seguenti: Riconoscimento: mentre per la testa, per le mani e per i piedi il riconoscimento risulta molto facile sia su se stessi che sul modello da parte di entrambi i gruppi di bambini, per il tronco le difficoltà riscontrate sono notevoli: forse perché si tratta di una parola poco nota e poco usata (i bambini più piccoli lo denominavano pancia). Il riconoscimento delle braccia e delle gambe ha presentato qualche difficoltà ai bambini dell’asilo nido, ma più sul modello che su di sé. Le parti del viso, a loro volta, sono state tutte riconosciute con grande facilità dai bambini del gruppo scuola materna. I bambini dell’asilo nido, invece, hanno trovato delle difficoltà a proposito delle orecchie e del naso e, tutto sommato, hanno riconosciuto le parti meglio sul modello che su di sé. Costruzione: le prove di costruzione sono risultate quasi nulle per i soggetti del gruppo dell’asilo nido: in genere, questi ultimi hanno eseguito il compito ammucchiando i pezzetti o allineandoli, sia che si trattasse di costruire un corpo, sia che si trattasse di costruire un viso, e a prescindere se fosse o no già posizionata la testa del corpo o fosse già tracciato il contorno del viso. Il gruppo della scuola materna, invece, ha eseguito con successo la prova di costruzione del viso, sia che il contorno fosse già tracciato sia che non lo fosse, mentre
  • 4. ha avuto qualche difficoltà nella costruzione del corpo, in particolar modo nel posizionare le braccia, specialmente nella prova in cui la testa era già posizionata. Rappresentazione grafica: attraverso i disegni dei bambini si è potuto osservare un preciso iter evolutivo verso la rappresentazione dello schema corporeo. Dall’evoluzione di linee tracciate senza un’apparente intenzione di seguire una precisa immagine mentale corrispondente ad un corpo umano, nasce una configurazione ben precisa comprendente sempre più numerose parti del corpo e del viso, le quali sempre meglio appaiono posizionate nel rispetto dei reciproci rapporti spaziali e delle relative proporzioni. Per cui, mentre i disegni dei bambini più piccoli sono grossomodo classificabili come “scarabocchi”, già a partire dai 31 mesi essi offrono degli accenni di elementi collegati fra loro a formare semplici strutture significanti un abbozzo di corpo. I risultati della ricerca confermano le ipotesi di partenza e forniscono delle risposte ai quesiti sullo sviluppo dello schema corporeo e della relativa sua rappresentazione e comunicabilità. Infatti, dall’analisi dei dati, appare chiaro che le capacità di: riconoscere l’esatta posizione delle principali parti del corpo e del viso, tanto su di sé quanto su modello; di posizionarle correttamente nei loro rapporti topologici allorché vengano presentate in pezzi che le raffigurano; di rappresentarle graficamente come inglobate in un’unica struttura significante la figura umana nel suo insieme, sono frutto di un lento ma graduale processo di assimilazione cognitiva.