3. La Camera Oscura La macchina fotografica nasce dal semplice concetto della camera oscura a foro stenopeico, strumento antichissimo intuito da Aristotele ma applicato concretamente nel XII sec. d.C.. Solo nel 1826 con Niepce si arriverà a capire come fissare l’immagine creata dalla camera oscura e trasformarla in una vera e propria fotografia. La tecnica di Niepce viene perfezionata da Daguerre nel 1839 che con il Dagherrotipo decreta l’invenzione della fotografia e la introduce nella società.
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6. La Fotocamera Ogni macchina fotografica è costituita da una camera con un'apertura ad un'estremità per permettere alla luce di entrare e con una superficie di visualizzazione o di registrazione per catturare la luce all'altra estremità. La prima apertura è controllata da un meccanismo ad iride (il diaframma ), mentre la seconda è costituita da un qualche tipo di materiale fotosensibile, che può essere una pellicola fotografica o un sensore digitale.
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9. L’otturatore L’otturatore è il dispositivo che regola il tempo di esposizione della pellicola (o del sensore) alla luce. I tempi vengono calcolati come una progressione in cui il valore successivo è il doppio del precedente. Si può andare da un tempo di esposizione di 30’’ ad uno di 1/8000 di secondo, ma in fotografia i tempi più utilizzati sono sempre sotto il secondo: 1/60, 1/125, 1/250. Per convenzione sulle macchina fotografiche si indica solo il divisore (60, 125, 250).
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11. Esposizione L’esposizione è la somma dei fattori apertura diaframma , tempo di esposizione , velocità della pellicola . Se uno di questi fattori non è corretto rispetto alla quantità di luce presente nella scena che si vuole riprendere, allora avremo degli errori di esposizione, quindi fotografie sovraesposte (troppo chiare) o sottoesposte (troppo scure), a seconda che l’errata regolazione abbia fatto entrare troppa luce o troppa poca. Il rapporto che intercorre tra diaframma, tempi e iso è definito di reciprocità . Quindi, a parità di condizioni di luce, si ottiene la stessa esposizione aumentando un fattore o diminuendone un altro della stessa quantità. Ad esempio, portando il tempo da 1/250 a 1/500, quindi dimezzando l'esposizione alla luce, si può scegliere se raddoppiare l’apertura del diaframma oppure aumentare la sensibilità della pellicola. In entrambi i casi la quantità di luce che colpirà la pellicola sarà la stessa.