3. Luca Canali - Guglielmo Cavallo
Graffiti latini
scrivere sui muri a Roma antica
a cura di
LUCA CANALI - GUGLIELMO CAVALLO
Biblioteca Universale Rizzoli
5. PREFAZIONE
La "scrittura di strada e di piazza" di Roma antica -la scrit-
tura non delle epigrafi pubbliche e private destinate a durare
in un contesto concettualmente imperituro, ma la scrittura
spontanea graffita, tracciata a carbone o dipinta, che fermava
sui muri pensieri, emozioni, messaggi, parole salaci, sfoghi oc-
casionali o effimeri- non è finora entrata nella rappresenta-
zione della civiltà romana. Pure, quella scrittura ora frantu-
mata, sbiadita, consunta dai secoli o dalle intemperie, un
tempo "esponeva" le sue parole discrete e sfacciate, vere-
conde e oscene, accattivanti e aggressive, dolci e furenti nelle
"strade dei vivi", nei fori, lungo gli intonaci affacciati delle
case, sui colonnati dei cortili; e non solo negli spazi urbani
aperti, ma anche negli interni domestici, negli edifici pubbli-
ci, nei locali delle scuole, nelle osterie e nei lupanari le pareti
accoglievano e rimandavano scritte. Quella che ci viene in-
contro da Roma antica, dunque, è una scrittura prodotta da
molti e rivolta a molti, appartenenti a strati sociali diversi, tra
coloro che vivono in una comunità urbana; scrittura che ci si
può fermare a leggere, o sulla quale si può gettare uno
sguardo distratto camminando o intenti ad altro, o che, quan-
do si è analfabeti, si può chiedere di leggere al passante che ne
sia capace.
6. 6 GRAFFITI LATINI
Già ai tempi di Plauto- siamo fra III e II secolo a. C. - sono
testimoniati graffiti: Demifone, padre di un figlio che gli ha
portato in casa una fraschetta con cui se l'intende, teme che
versi infamanti vengano scarabocchiati con il carbone all'in-
gresso di casa (Merc. 409); e più tardi Cicerone dice di versi, al-
trettanto infamanti, scritti nell'aula di un tribunale contro una
Pipa, donna libidinosissima (Verr. 2, 3, 77). In età imperiale Pli-
nio il Giovane, nel descrivere le fonti del Clitumno, nota che
colonne e muri erano coperti di graffiti di visitatori arrunirati
(epist. 8, 8, 7); e Marziale parla di carmina quae legunt cacantes
accosciati lungo la parete - sulla quale si scrivevano versacci -
di un fornice usato come latrina (12, 61, 7-10).
Nell'epoca, grosso modo, tra Augusto e l'età dei Severi, lo
scrivere sui muri si mostra largamente diffuso, di pari passo con
la diffusione dell'alfabetismo. Sono sempre più coloro che im-
parano a leggere e a scrivere, e anzi sono incentivati a farlo pro-
prio man mano che aumenta la quantità di scrittura prodotta
ed esibita, alla quale si vuoi partecipare come protagonisti o co-
me lettori. Questa esplosione di scrittura spontanea di solito in-
veste determinate superfici, mentre è assente in altre; e pur se
non mancano scritte sparse e isolate, pare che una scrittura in-
vitasse nuove e sempre più numerose mani a imbrattare o graf-
fire la calce o l'intonaco. Né si tratta solo di scritte, ma pure di
figure e disegni, indizio anche questi di un qualche alfabetismo,
di un saper tenere in mano e adoperare uno strumento scritto-
rio. In età imperiale, insomma, si fa più prepotente una figura
di alfabeta che legge e scrive solo in quanto... alfabeta, sempli-
cemente perché è libero di farlo e gli piace farlo, sia fuori di cer-
te precise funzioni ch'egli svolga (maestro di scuola, scrivano di
mestiere o servile, funzionario pubblico o altro), sia quando
non svolga alcuna di queste funzioni, ma possieda comunque
un certo grado di alfabetizzazione. Gli spazi per questo "libe-
ro" alfabeta non sono quelli che la città riserva "istituzional-
mente" alla cultura scritta pubblica o privata, quella di monu-
7. PREFAZIONE 7
menti e mosaici, di epigrafi celebrative, di tabulae bronzee esi-
benti trattati, costituzioni, senatoconsulti e decreti, di cippi mi-
liari o gromatici, di targhe funerarie; questi spazi "liberi" per
una scrittura "libera" sono qualsiasi superficie urbana su cui si
possa scrivere, e talora anche uno spazio già occupato da un'e-
pigrafe che gli è propria e alla quale è destinato, ma su cui ven-
gano tracciate scritture libere, fmo al prodursi di.un intricato
palinsesto di segni sovrapposti e contrapposti.
A Pompei- la città romana che più di ogni altra ci ha con-
servato sotto le colate di lava questa massa di testualità dipinta
o graffita - muri esterni e interni si ricoprono di locandine di
spettacoli, di manifesti elettorali, di saluti, di complimenti, di
motti spiritosi o scatologici, di sospiri d'amore, di fantasie ero-
tiche, di messaggi interpersonali, di ingiurie sguaiate, di osce-
nità brutali, di riferimenti al quotidiano. E pur se meno vari e
ricchi, gli stessi "temi" si trovano anche altrove. Ed ecco alcuni
squarci, frammenti, bagliori di questa "littérature de rue": Co-
ge morz; quem sine te vivere coges- Costringimi a morire, poi-
ché mi costringi a vivere senza di te; O utinam liceat collo com-
plexa tenere braciola et tenerts oscula fe"e labellis - Oh potessi
abbracciarti con le mie braccia avvinte al tuo collo e portare ba-
ci alle tue tenere labbra; Cestilia, regina Pompeianorum, anima
dulczs, vale- Cestilia, regina degli abitanti diPompei, dolce ani-
ma, addio; Suspirium puellarum traex Celadus - Sospiro delle
ragazze, il tracio Celado; Romula cum suo hicfellat et ubique -
Romula lo succhia al suo amato qui e dovunque si trova; Iulius
ànaedus - Giulio fmoccbio; Seni supino colei culum tegunt- A
un vecchio supino i coglioni coprono il culo; Miximus in lecto.
Fateor, peccavùnus, hm,pes; sidices quare nulla matella/uit- Ab-
biamo pisciato a letto. Lo confesso, ospite, abbiamo sbagliato.
Ma se mi chiedi perché, rispondo: non c'era orinale; Secundo
plurimam amabiliter salutem - Saluto Secondo molto affettuo-
samente; Przdie Kalendas Maias supposui ava gallinae - Il 30
aprile ho messo le uova sotto la gallina; A. SuettiCertiaediltlfa-
8. 8 GRAFFITI LATINI
milia gladiatoria pugnabit Pompeis przdie Kalendas Iunias; ve-
natio et vela erunt- La squadra di gladiatori dell'edile A. Suet-
tio Certo combatterà a Pompei il 31 maggio; vi saranno lotta
con le fiere e tendoni; M. Ennium Sabinum aedilem pomarz· ro-
gant- I mercanti di frutta vogliono edile M. Ennio Sabino.
A questa stessa cultura scritta di strada o di muri apparten-
gono, non a caso, anche i Priapea, pur se si tratta di carmi che
hanno destinazione pratica. A Priapo, il dio della sessualità so-
no offerti quadretti osceni, tavolette iscritte che vengono appe-
se al suo membro ritto e vigoroso, iscrizioni sui muri stessi del
tempietto che gli è dedicato; e questi carmina, destinati a ladri,
prostitute e passanti di ogni risma, si connotano per il realismo
espressivo della lingua, per il frequente ricorso a termini come
cunnus e mentula- fica e cazzo- universalmente noti e anni-
presenti nel parlare quotidiano e perciò comprensibili a tutti.
Ugualmente, agganci con il mondo dei graffiti si sono voluti ve-
dere nel "priapismo verbale" di certa letteratura colta come le
nugae di Catullo.
Certo, a Pompei la diffusione sociale dell'alfabetismo
può essere stata più larga che altrove; ma il mondo romano
(greco-romano, anzi) dei primi secoli dell'impero rappre-
senta forse, in generale, il periodo di più alta alfabetizzazio-
ne, e quindi circolazione di cultura scritta, dell'antichità, al-
meno nei centri urbani. In quest'epoca il leggere e lo scri-
vere non sono pratiche riservate a certe categorie sociali, co-
me nell'antichità tarda, ma pratiche aperte a chiunque; si
può diventare alfabeta a un qualche livello in famiglia, sot-
to la guida di uno schiavo o di un liberto, o anche facendo-
si insegnare le lettere da un "affine" che le conosce, o si può
andare alla scuola pubblica di un povero maestro che per
una somma misera o pochi doni offre i rudimenti della scrit-
tura di base e, ai più volenterosi, qualche competenza ulte-
riore, o si può trovare tra gli scrivani di mestiere di libri o
9. PREFAZIONE 9
documenti l'alfabeta esperto cui rivolgersi. Le opportunità
sono tante!
Le ragioni di questa vasta diffusione di scrittura a vari gradi
di capacità, da una "craft literacy" a una padronanza assoluta,
vanno cercate nella pace sociale di cui Roma poté beneficiare a
partire dall'avvento del principato, che creò le condizioni favo-
revoli all'insorgere di una società "di dialogo" fondata su vari
modi di comunicare tra cittadino e istituzioni, e tra individui e
gruppi; nella creazione di una fitta rete di uffici centrali e peri-
ferici con il relativo sviluppo di documenti, e quindi di quanti
erano tenuti a produrli graficamente o a prendenie conoscen-
za; nella crescita economica e perciò nella necessaria pratica di
registri e di scritture contabili; nell'azione divulgativa e di sti-
molo esercitata da una letteratura rivolta a un pubblico di let-
tori di cultura media o medio-bassa. Questa diffusa capacità di
leggere e scrivere faceva del mondo romano cittadino un mon-
do di prodotti scritti diversissimi per tipologia e funzione: sono
non soltanto documenti civili e militari, libri di letteratura "al-
ta" o "da intrattenimento", iscrizioni ufficiali o private, ma an-
che cartelli trionfali e votivi, insegne, volantini, libelli, gettoni
con leggende, stoffe scritte, calendari, "cahiers de doléances",
lettere.
È piuttosto da chiedersi: l'alfabeta "libero" può essere letto-
re anche di libri? e di quali libri? I più di questi alfabeti "libe-
ri" non avevano un'istruzione adeguata per leggere le grandi
opere consacrate dalla tradizione retorica o filosofica, ma alcu-
ni erano almeno in grado di comprendere e recepire letture me-
no impegnative. Di qui l'insorgere in età imperiale di una lette-
ratura "di conswno", di evasione, una letteratura volta all'uso
del tempo libero: poesia o prosa erotica, epica in parafrasi, bio-
grafie, storia ridotta a epitomi, trattatelli di culinaria, caccia e
pesca, oroscopi, testi di narrativa costruiti su situazioni tipiche,
psicologie schematiche, sviluppi del racconto intricati e intri-
ganti, colpi di scena innestati su una trama di fondo d'amore e
10. lO GRAFFITI LATINI
d'avventura. Scritti di questa specie avevano, come i graffiti,
una diffusione trasversale potendo circolare tra un pubblico
non solo di buona cultura ma anche, e soprattutto, di istruzio-
ne media o medio-bassa.
Il filo che lega graffiti e letteratura "di consumo" si può ve-
dere anche in altro modo. Come i graffiti erano talora accom-
pagnati da disegni e figure, così vi erano libri illustrati di livello
piuttosto basso. Si tratta in certi casi di testi, magari anche di
letteratura alta, ridotti, tagliati, semplificati sì da risultare in
qualche modo nuovi ma di livello letterario inferiore e adatti a
un libro illustrato inteso come prodotto di puro intrattenimen-
to. Vi sono, fra i papiri greci, frammenti del II-III secolo d.C. e
oltre che fanno pensare a esemplari in cui lo spazio fosse occu-
pato in massima parte dall'immagine, mentre il testo, ridotto ai
termini essenziali, svolgesse la funzione di didascalia. E c'era-
no, ancora, testi di infimo livello linguistico e letterario, evi-
dentemente destinati a individui di istruzione medio-bassa. Si
pensi, per esempio, a un volumen delle fatiche d'Ercole illu-
strato, il quale può richiamare in qualche modo le nostre storie
"a fumetti"
Scritte dipinte e graffiti trovano posto dunque in questo con-
testo. E se le prime - locandine, manifesti - ripetono formule
più o meno stereotipe e sono eseguite da scriventi-pittori che
talora "firmano" il loro lavoro accurato a pennello, i veri e pro-
pri graffiti, tracciati con uno stilo o con altri strumenti a punta
dura, rivelano una ridda di contenuti, di forme e impasti lin-
guistici, di abilità scrittorie diversissimi. Ed ancora: se le scritte
murali a pennello sono di carattere sostanzialmente pubblicita-
rio, i graffiti veri e propri sono fortemente individuali, riverbe-
rano volontà di esibizione, bisogno di parlare dai muri, magari
solo per dire (o per cimentarsi a scrivere) il proprio nome. Si in-
staura, così, un dialogo non soltanto quando - come pure ac-
cade- una mano scrive rispondendo a un'altra, ma sempre e
11. PREFAZIONE 11
comunque: dialogo ambiguo tra chi scrive e chi legge o si desi-
dera che legga; spesso dialogo tra sconosciuti, che rimbalza da
muro a muro, da strada a strada, da vicolo a vicolo, confon-
dendosi col trambusto e col vociare quotidiano della città.
Ma v'è un altro aspetto di questo universo scritto dipinto o
graffito, ed è quello di una partecipazione collettiva e corale:
già la lettura ad alta voce, la più solita nel mondo romano, anzi
nel mondo antico, poteva far si che anche gli analfabeti non ne
restassero del tutto esclusi; ma vi sono anche "deleghe" e "de-
legati" di lettura, secondo la pratica, diffusa nell'antichità gre-
co-romana, di leggere (o scrivere) per gli altri. Molti, infarti,
erano e restavano analfabeti o sernialfabeti allivello più basso.
Per l'antichità, tuttavia, non valgono definizioni o valutazio-
ni moderne di "alfabetismo" o "analfabetismo". Tra quanti era-
no perfettamente in grado di leggere e scrivere, e quanti erano
del tutto analfabeti, nel mondo romano vi era una fascia di se-
mialfabeti, la quale tuttavia rappresentava a sua volta una realtà
estremamente differenziata e complessa, che poteva andare
dalla dicotomia tra le operazioni del leggere e dello scrivere, e
dal grado di capacità di una soltanto di queste, a un alfabetismo
comprensivo dell'una e dell'altra ma assai diversificato nei li-
velli; il ventaglio, vale a dire, andava da individui quasi-alfabeti
a individui quasi analfabeti. E ancora, in età moderna, ancor
più ai nostri giorni, i semialfabeti nelle statistiche ufficiali sono
considerati, in pratica, nel nwnero degli analfabeti; nello speci-
fico della cultura scritta essi, tuttavia, non lo sono. Né tanto me-
no possono essere ritenuti tali nell'antichità, giacché, sia pure
assai impacciati nel leggere e/o nello scrivere, si devono consi-
derare sostanzialmente alfabeti, come essi apparivano del resto
nella rappresentazione del sociale. E dunque una distinzione
netta tra alfabeti e analfabeti non darebbe conto dei modi
complessi di partecipazione del corpo sociale alla cultura scrit-
ta dei graffiti; i quali occupano un posto rilevante nella società
romana (o greco-romana) come manifest~:~~~- immediata,
.... ~· .....
12. 12 GRAFFITI LATINI
spontanea, di fatti ed emozioni del privato, di relazioni inter-
personali, di awenimenti pubblici, di memoria collettiva, di
modi di rappresentazione.
Nomi, richiami, sentimenti, saluti, eventi, insulti, oscenità,
allusioni, annunci, appelli scritti sui muri fanno intravedere
dietro di sé scambi di battute, intese improvvise, ammicchi: i
graffiti, insomma, sono strumento di sociabilità. Che si tratti di
alfabeti, semialfabeti o analfabeti, tutti si devono ritenere co-
munque coinvolti nella scrittura e lettura dei graffiti; e in que-
sta prospettiva importano, perciò, piuttosto che statistiche
quanto mai incerte, i modi diversi di coinvolgimento e di par-
tecipazione a queste pratiche.
Nei manifesti elettorali più individui, facenti o no parte di
una stessa categoria, possono associarsi a favore di un candida-
to; e questo sembra un modo di proporsi all'attenzione sociale
attraverso la cultura scritta piuttosto che un vero e proprio far
propaganda politica, giacché, dato il sistema elettorale vigente,
i risultati erano... scontati.
La massa di graffiti pompeiani- s'è accennato- non siri-
trova altrove né sotto l'aspetto del numero, fitto e imponente,
né sotto l'altro della diversificata, anzi spesso contrastante, qua-
lità di livelli culturali, di spazi di collocazione, di tipologia dei
messaggi, di padronanza dei segni alfabetici. Meno numerosi,
meno vari e meno significativi si mostrano i graffiti a Ercolano,
o a Roma quelli del Paedagogium o della Domus Tiberiana sul
Palatino, della Domus Aurea, della Basilica Argentaria nel Fo-
ro di Cesare, della caserma dei vigili in Trastevere sul Monte de'
Fiori, o ancora, a Ostia, quelli di un'altra caserma dei vigili e
della casa di Giove e Ganimede. In generale, le scritte parieta-
li "colte" sono relativamente rare, e comunque limitate a luo-
ghi o ambienti urbani di tradizione sociale aristocratica, in con-
fronto alla massa di scritte puramente occasionali, per lo più
scorrette, graffite da individui semplicemente alfabetizzati, tan-
13. PREFAZIONE 13
te volte capaci soltanto di scarabocchiare qualche breve invet-
tiva, il prezzo di una prestazione sessuale, un modesto conto, o
non più che un nome. E anche in località più o meno eccentri-
che del mondo romano si trovano testimoniati graffiti, nel
Magdalensberg in Carinzia, ad Haltem in Renania, a Usk in
Gran Bretagna, a Villard d'Héria e, soprattutto, a La Graufe-
senque/Condatomagos in Gallia. Ma sono proprio le scritte
elementari, quotidiane e oscene che più di altre accomunano
questa società alfabetizzata presente ovunque siano giunti gli
eserciti e la scrittura di Roma. Alla Pompei dei graffiti più scon-
ci fa eco Villard d'Héria nella lontana regione montagnosa del
Giura: Cunne, licet plores ve! tota nocte mineris: eripuit culus
quod tua praeda /uit - Fica, implora o minaccia pure per tutta
la notte: il culo ormai ti ha scippato quello ch'era il tuo bottino.
A messaggi verbali molto semplici e rozzi corrispondono
spesso prodotti grafici che la scrittura rivela di semialfabeti o
quasi analfabeti di ritorno. Ma con un'avvertenza: non sempre
è possibile rilevare quali caratteri siano dovuti a inesperienza
dello scrivente, e quindi inerenti alla sua condizione di semial-
fabeta, e quali siano conseguenza tecnica dell'impatto fra stru-
mento e supporto nello scrivere a sgraffio; e ancora, entrano in
gioco altri fattori, come l'indole effimera del prodotto scritto,
la qualità specifica della superficie da graffire, la posizione di
chi scrive rispetto a quest'ultima.
Dietro i graffiti si intravede un mondo bnilicante e colorato,
lo stesso che emerge tra le righe del Satyricon petroniano, con
le sue figure capaci di tracciare a stento sulle tavolette i segni al-
fabetici, o di non lasciare una cena tra amici senza qualcosa di
scritto, carme conviviale o ricordo, o di giungere a scrivere un
qualche poema su una nave che sta naufragando, o ancora di
compitare alla meglio soltanto le lettere capitali e di sommare
qualche numero, o talora pure di leggere velocemente un libro
(magari letteratura di consumo), cogliendone, se non di più, al-
14. 14 GRAFFITI LATINI
meno il livello contenutistico più semplice ed esplicito. Da più
parti, del resto, sono state rilevate le strette analogie tra "cultu-
ra" dei graffiti e "cultura" del contesto sociale in cui si svolge il
racconto petroniano: cultura anch'essa "scritta", dunque, pur
se spesso a un grado basso. L'arricchito Trimalchione di Petro-
nio accumula inutilmente libri nelle sue biblioteche (ne avrà
letto qualcuno? e a quale grado di ricezione?), ma è sicura-
mente capace di maneggiare i suoi registri di conti, di leggere
avvisi, cartelli, brevi frasi su oggetti o dipinti, di scrivere qual-
cosa quando gli piaccia... magari sui muri. E così i convitati di
Trimalchione.
Un certo numero di queste mani che "graffiano" pareti paio-
no dell'ambito della scuola: maestri (schiavi? liberti?) che "in-
segnavano" nelle case dei ricchi o anche in proprio, magari nel-
la strada o nell'angolo del foro, e scolari più o meno discoli; e
se piuttosto ai primi sono forse dovuti richiami o citazioni che
rimandano alla grande poesia di Roma (ma anche minacce a chi
non vuole studiare Cicerone), agli altri vanno di sicuro riferiti
insulti e lagne. Vi sono poi le scritture delle convivenze coatte,
quelle delle caserme o delle/amiliae domestiche di schiavi, con
il loro linguaggio nudo e greve, e i loro segni per lo più stenta-
ti. E di altri, non molti, si conosce il mestiere, ch'è quello di la-
vandaia, tessitore, fornaio, profumiere, riparatore di attrezzi da
calzolaio. Qualche volta vi compaiono individui di posizione
sociale più elevata, come un medico; e da mansioni del quoti-
diano si ricava qualche altro indizio su chi ha tracciato due o tre
parole. Ma niente si sa dello stato sociale dei più. In questo for-
micolante andirivieni di scriventi che si muovono fra strade, fo-
ri, vicoli, case, osterie, palestre, bordelli, latrine, vi sono ubria-
chi e truffatori, buontemponi e puttanieri, perdigiorno e turi-
sti: tutta una varia e variegata umanità.di estrazione sconosciu-
ta. Un semplice nome, così come scritte oscene o scatologiche
possono essere di chiunque, dell'individuo istruito o incolto,
dei primi o degli ultimi della scala sociale, in un mondo, come
15. PREFAZIONE 15
quello romano, in cui "tout est objet d'affichage, quelle qu'en
soit la forme": mondo dell'ostentazione e della comunicazione.
Circostanza e tipo di scritta dipendono, piuttosto, dall'indole e
dalla positura del luogo: a Pompei, graffiti di sozzura o volga-
rità violenta si trovano soprattutto nel lupanare o nella palestra.
E per quanto riguarda l'espressione linguistica, se più o meno
colta, rimanda certamente a un individuo istruito; ma se si mo-
stra infarcita di volgarismi, non può attribuirsi sol per questo a
uno scrivente incolto, giacché la lingua parlata, a qualsiasi li-
vello sociale, poteva affiorare nella sua forma più consueta e
quotidiana di sermo humilis.
Anche se qualche graffito può essere stato scritto da un "de-
legato di scrittura" per altri, i più restano "autografi", e quan-
do si tratta di graffiti colti, magari di versi composti da chi li ha
scritti sull'intonaco, rappresentano autografi "letterari" (o me-
glio, paraletterari) tra i rarissimi che ci sono pervenuti dal mon-
do antico. Amonsignes sisentires mulio, magis properares, utvi-
deres Venerem. Diligo iuvenem venustum, rogo, punge, iamus.
Bibisti: iamus, prende !ora et excute, Pompeios de/er, ubi dulas
est amor. Meus es... -Se sentissi la fiamma d'amore, o carret-
tiere, ti affretteresti ancor più per vedere Venere. Amo un bel
giovinetto, ti prego, dà di sprone, andiamo. Hai bevuto, andia-
mo, afferra le briglie e scuotile, portami a Pompei dov'è il mio
dolce amore. Mio... Autografo di un ignoto viaggiatore desi-
deroso di raggiungere il suo giovane amore, questo graffito nel
peristilio di una casa della pompeiana via Veneria mostra iuve-
nem al di sopra di un puerum cancellato con uno sgraffìo, indi-
zio di composizione estemporanea e di qualche, sia pur mode-
sto, ripensamento. Anche questo comporre "letterario" sui
muri s'inquadra in un'epoca di più larghe pratiche di scrittura:
già Orazio (epist. 2,1,108 sg.) osservava per i tempi suoi che il
populus era preso da una sola passione: scrivere.
Significativa è la partecipazione di donne a questa cultura
scritta dipinta o graffita: nei "manifesti" a supporto di questo o
16. 16 GRAFFITI LATINI
quel candidato sono coinvolte nella febbre elettorale pompeia-
na, nei graffiti sono oggetto di desiderio e di ingiurie sconce, o
esse stesse fanno conoscere tipo di prestazione e tariffe, invero
assai basse. Certo, a scriver graffiti del genere non erano le puel-
lae doctae, forse enfatizzate, che si vedono in scene di scrittura
e di lettura in affreschi o rilievi; ma anche tra le donne di livel-
lo sociale medio o medio-basso, almeno alcune dovevano esse-
re capaci di lasciare sui muri o di leggere qualche breve mes-
saggio. Le più potevano delegarne il compito ad altri.
I veri e propri graffiti rompono non soltanto la "grammati-
ca della lingua", ma anche la "grammatica della scrittura": se-
gni disarticolati, scomposti, strascicati, distorti, deviati, che si"
accavallano gli uni sugli altri, quasi sessi che si congiungano, co-
me sono visti dall'inventiva audace di un Plauto (Pseud. 23-24).
Domina un'anarchia della disposizione che contesta continua-
mente programma, ordine, geometria delle iscrizioni pubbli-
che e private di rango "istituzionale". E talora, accanto ai segni
scritti, si trovano segni figurati: hic habitat Felicitas- qui abita
Felicità - accompagna un bruto strumento di forza virile graf-
fito con violento realismo; o ancora, labora, aselle... - lavora,
asinello... - incita la bestia raffigurata, con muso grazioso, men-
tre fa girare una macina.
Immergendosi in questo universo di scrittura murale dipin-
ta, graffita, figurata, si vedrà una Roma dei Cesari meno palu-
data, meno lontana; e più vera.
GUGLIELMO CAVALLO
Nota bibliografica
Cavallo 1989, pp. 708-710; Cavallo 1995, pp. 517-526; Cavallo 1997, pp.
61-71; Etienne 1988, pp. 96-105; Fedeli 1992, pp. 9-25; Franklin 1980,
pp. 17-31; Harris 1983, pp. 87-111; Horsfall1989, pp. 74-89 e 194-209;
Montero Cartelle 1975, pp. 370-383; Petrucci 1986, pp. 3-5 e 149-164;
Solin 1979, pp. 278-288; Susini 1988, pp. 105-113; Varone 1994, pp. 13-
15; Vassileiou 1991, pp. 369-386.
17. NOTA CRITICA
Scegliere soltanto più di un centinaio di scritte a pennello e graf-
fiti latini, tra le molte migliaia che il mondo romano d ha traman-
dato, non è stato facile; si è badato a conservarne il più possibile al-
meno il ventaglio tipologico, ma senza alcuna pretesa di darne una
visione completa: le sfumature sono innumerevoli!
Ancor meno si è avuta la pretesa di dare un'edizione critica in
senso assoluto dei materiali. Si è consapevoli che l'impresa avrebbe
richiesto: un controllo lungo e accurato degli originali ove conser-
vati, o quanto meno di riproduzioni e trascrizioni eseguite in prece-
denza, una conoscenza bibliografica non parziale, opportuni inter-
venti testuali, un'edizione confortata da segni diacritici adeguati. Si
è inteso piuttosto rendere disponibile per un pubblico di lettori più
largo di quello degli "addetti ai lavori" - epigrafisti, paleografi e fi-
lologi - una selezione di prodotti grafici occasionali ed effimeri,
scritti sui muri antichi, ancora poco noti a questo pubblico più va-
sto; ma avendo cura di corredare i testi di un minimo di apparato,
di bibliografia, di commento in qualche caso, e di una traduzione,
mentre si è lasciato da parte tutto quello strumentario critico che ne
avrebbe reso più complesse lettura e ricezione. Salvo per le iscri-
zioni in versi, si è ritenuto corretto recuperare la struttura "fisica"
originaria di ciascun testo, con la stessa disposizione di &asi o pa-
role, sicché il lettore ne possa avere un'impressione più vera, con-
fortato altresl da alcuni calchi proposti in illustrazioni dedicate -
per offrire un'immagine più articolata del fenomeno - anche a graf-
fiti figurali. Chi vorrà approfondire il campo, potrà fruire almeno
delle prime informazioni. In questi limiti la raccolta vuole proporsi
Pure al mondo degli studi.
Gli autori sentono di dover ringraziare, per una serie di utili sug-
gerimenti ricevuti, Leopoldo Gamberale, Oronzo Pecere, Madda-
lena Spallone.
20. 20
O utinam liceat collo complexa tenere
braciola et teneris oscula ferre labelis.
I nunc, ventis tua gaudia, pupula, crede.
Crede mihi, levis est natura virorum.
GRAFFITI LATINI
5 Saepe ego cum media vigilarem perdita nocte
haec mecum meditans: multos fortuna quos supstulit alte,
hos modo proiectos subito praecipitesque premit;
sic Venus ut subito coiunxit corpora amantum,
dividit lux...
v. 2 labelis - labellis
v. 6 supstulit - substulit
v. 8 coiunxit- coniunxit
Bibl.: Sogliano 1888, p. 519
Copley 1939, pp. 333-349
Maiuri 1964, p. 236
Gigante 1979, pp. 212-216
CIL IV 5296; CLE 950
Pompei, casa del Medico
Montero Cartelle 1981, p. 126 nr. 106
21. GRAFFITI "COLTI"
Oh potessi abbracciarti con le mie braccia
avvinte al tuo collo e portare baci alle tue tenere labbra.
Va' ora, pupina, e affida le tue gioie al vento.
Credimi, leggera è la natura degli uomini.
5 Spesso vegliando smarrita a notte fonda
21
meditavo fra me su queste cose: quei molti che la Fortuna
sollevò in alto,
d'un tratto li scrolla giù a precipizio e li preme;
cosll'alba d'improvviso divide e separa
i corpi che Venere d'improvviso congiunse...
ngraffito è quasi certamente strutturato in una sorta di dialogo a
tre battute fra una donna innamorata e un suo "saggio" consi-
gliere. Nel v. 8 c'è una reminiscenza di Lucrezio (5, 962).
22. 22 GRAFFITI LATINI
Quisquis amat, veniat. Veneri volo frangere costas
fustibus et lumbos debilitare deae.
Si potest illa mihi tenerum pertundere pectus,
quit ego non possim caput illae frangere fuste?
CIL IV 1824; CLE 947
v. 4 quit - quid; illae- il/i
Bibl.: Maiuri 1964, pp. 143-144
Gigante 1979, pp. 204-205
Montero Canclle 1981, p. 98 nr. 4
Pompei, Basilica
23. GRAFFITI "COLTI"
Venga chiunque ama. A Venere voglio spezzare le costole
a bastonate, e fiaccarle i lombi, alla dea.
Se lei può trapassarmi il tenero petto,
perché io non potrei spaccarle la testa con un bastone?
23
24. 24
Si potes et non vis, cur gaudia differs
spemque foves et cras usque redire iubes?
Ergo coge mori, quem sine te vivere coges;
munus erit certe non cruciasse boni.
5 Quod spes eripuit spes certe reddit amanti.
GRAFFITI LATINI
CIL IV 1837; CLE 949
v. 3 coges - cogis
Bibl.: Wic.k 1908, pp. 225-226
Gigante 1979, pp. 211-212
Montero Cartelle 1981, p. 125 nr. 105
Pompei, Basilica
25. GRAFFITI "COLTI" 25
Se puoi e non vuoi, perché rimandi le gioie
e incoraggi le speranze e sempre mi dici di tornare domani?
Costringimi dunque a morire, poiché mi costringi a vivere
senza te;
certo sarà il dono di un'azione pietosa cessar di soffrire.
5 La speranza certo restituisce all'amante ciò che gli ha
strappato.
Echi di versi di Ovidio (am. 3, 6, 87; epist. 3, 140; trist. l, 2, 52)
si possono cogliere nei vv. l, 3 e 4.
26. 26
Anima est atsueta
capere sibi debita
et donare. Si morem fir-
mas, prospera vota
Venus Sy'!trophus
auget.
r. 1 atsueta - adsueta
Bibl.: Della Cone I 1958, p. 59
Gigante 1979, p. 209
GRAFFITI LATINI
CILIV8711
Pompei, Grande Palestra
27. GRAFFITI "COLTI"
L'anima di consueto
prende ciò che le è dovuto
e lo dona. Se hai contegno fer-
mo, Venere compagna
abbonderà
nell'esaudire i tuoi voti.
27
28. 28
Alliget hic auras, si quis obiurgat amantes,
et vetet assiduas cu"ere fontis aquas.
GRAFFITI LATINI
CIL IV 1649; CLE 944
Pompei, vico dei Soprastanti
Bibl.: Gigante 1979, p. 210
Montero Canelle 1981, p. 12.3 nr. 98
29. GRAFFITI ·coLTI" 29
Rimproverare gli amanti è come legare l'aria,
e impedire che sempre corrano le acque di fonte.
L'iscrizione è incisa su una colonnetta.
30. 30 GRAFFITI LATINI
Quisquis amai valeat, pereat qui nescit amare,
bis tanto pereat, quisquis amare vetat.
Cll. IV 4091; CLE 945
Pompei, casa di Cecilio Secondo
Bibl.: Maiuri 1964, pp. 144-145
Maiuri 1978, p. 139
Gigante 1979, pp. 210-211
Montero Cartelle 1981, p. 124 nr. 99
31. GRAFFITI "COLTI" 31
Salute a chi ama, morte a chi non sa amare,
e, ancor più, morte due volte a chi vieta d'amare.
32. 32
Sic tibi contingat semper florere, Sabina,
contingat forma sisque puella diu.
GRAFFITI LATINI
CIL IV 9171; CLE 2059
Pompei, tomba di Septumia
Bibl.: Huelsen 1911, pp. 174-1n
Gigante 1979, p. 218
Montero Cartelle 1981, p. 118 nr. 79
33. GRAFFITI "COLTI" 33
A te, Sabina, tocchi di sempre fiorire,
e tocchi la bellezza, ma anche una durevole giovinezza.
34. 34 GRAFFITI LATINI
Amoris ignes si sentires, mulio,
magis properares, ut videres Venerem.
Diligo iuvenem venustum, rogo, punge, iamus.
Bibisti: iamus, prende lora et excute,
.5 Pompeios defer, ubi dulcis est amor.
Meuses...
vv. 3, 4 iamus - eamus
Bibl.: Bignone 1921, p. 79
Krenkel1963, p. 45
Della Corte I 1958, p. 42
Criunbenùe1979,p. 137
Gigante 1979, pp. 220-221
Montero Cartelle 1981, p-120
Cll. IV 5092; CLE 44
Pompei, via Veneria
35. GRAFFITI "COLTI"
Se sentissi la fiamma d'amore, o carrettiere,
ti affretteresti ancor più per vedere Venere.
35
Amo un giovinetto grazioso, ti prego, dà di sprone,
andiamo.
Hai bevuto, andiamo, afferra le briglie e scuotile,
5 portami a Pompei dov'è il mio dolce amore.
Mio...
36. 36
Nihil durare potest tempore perpetuo:
cum bene sol nituit, redditur oceano,
decrescit Phoebe, quae modo piena fuit,
ventorum feritas saepe fit aura levis.
GRAFFITI LATINI
CIL IV 9123; CLE 2292
Pompei, da una taverna della regio IX
Bibl.: Housman 1927, p. 61
Todd 1939, pp. 169-170
Krenkel1963, pp. 48-49
Gigante 1979, pp. 238-239
Montero Cartelle 1981, pp. 127-128 nr. 111
37. GRAFFITI "COLTI"
Nulla può durare in eterno:
il sole che già brillò, torna a tuffarsi nell'oceano,
decresce la luna che già fu piena,
la violenza dei venti spesso diventa lieve brezza.
37
Ventorum (al v. 4) è correzione del tràdito venerum proposta da
Housman.
38. 38
Vellem essem gemma bora non amplius una,
ut tivi signanti oscula pressa darem.
GRAFFITI LATINI
Giordano, pp. 83-84 nr. 4.2
v. 2 tivi -tibi
Pompei, casa di M. Fabio Rufo
Bibl.: Hiltbrunner 1970, pp. 283-299
Solin 19,, pp. 253-2,4, 266 nr. 61
Lebek n 1976, pp. 21-40
Gigante 1979, pp. 88-89
39. GRAFFITI "COLTI"
Vorrei essere la gemma dell'anello non più di un'ora sola
per fondermi, con gli impressi baci, a te che con essa sigilli.
39
Epigramma di ispirazione ovidiana (am. 2, 15), che probabilmente
accompagnava il dono di un anello. La clausola dd v. l riprende
Verg. Aen. l, 683.
I.JCLLEM E~SfM C...EMMI (~O~"- NO.N"M.~Lrv5 VNA
JTT ~ t5rc..N/>.NT/ osCv U. MrHh.~ ~·:) fM..
40. 40 GRAFFITI LATINI
Sei quid amor valeat nostei, sei te hominem scis,
commiseresce mei, da veniam ut veniam.
Cll. IV 4971; CLE 93,, 14-1'
v. l sei-si; nostei- nosti
Pompei, Teatro Coperto
Bibl: Gigante 1979, pp. 86-87
41. GRAFFITI "COLTI" 41
Se conosci la forza dell'amore, se sai d'essere una creatura
umana,
abbi pietà di me, concedimi venia ch'io venga.
42. 42 GRAFFITI LATINl
Quid fit? Vi me, oculei, posquam deducxstis in ignem,
non ob vim vestreis largificatis geneis.
Po"o non possunt lacrumae restinguere flamam:
haec os incendunt tabificanque animum.
5 Iamque omnes veicinei incendia participantur,
sei faciam flammam tradere utei liceat.
CIL IV 4966-4967; CLE 934-935, 1-2
v. l oculei- oculi; posquam- postquam; deducxstis- deduxistis
v. 2 vestreis- vestris; geneis- genis
v. 3/lamam -flammam
v. 4 tabificanque- tabificantque
v. 5 veicinei- vicini
v. 6 sei- si; utei- uti
Bibl.: Sogliano 1883, p. 52
Blicheler 1915, pp. 495-497
RJenkel1963,pp.43-44
Solin 1968, pp. 118-120
Ross 1969, pp. 125-142
Gigante 1979, pp. 82-86
Tandoi 1981, pp. 133-143
Tandoi 1982, pp. 3-6
Pompei, Teatro Coperto
43. GRAFFITI "COLTI" 43
Che accade? Dopo che a forza, o miei occhi, mi traeste nel
fuoco,
non a forza inondate le vostre gote.
Certo le lacrime non possono estinguere la fiamma:
queste cose incendiano il volto e prostrano l'animo.
5 E già tutti i vicini partecipano dell'incendio
se lascerò che la fiamma si propaghi.
44. 44 GRAFFITI LATINl
Scribenti mi dictat Amor mostratque Cupido:
a peream, sine te si deus esse velim.
v. l mi~ mihi; mostratque- monstratque
Bibl.: Wick 1908, p. 22.5
Gigante 1979, p. 204
Montero Cartelle 1981, p. 97 nr. l
Cll.. IV 1928; CLE 937
Pompei, Basilica
45. GRAFFITI "COLTI"
Amor m'induce a scrivere, me lo insegna Cupido:
ah possa io morire se senza te vorrei essere un dio.
Incerta e controversa è la lettura dell'inizio del secondo verso.
45
46. 46 GRAFFITI LATIN]
Si qua fides hominum est, unam te semper amavi,
ex quo notities inter utrosque fuit...
Castrén-Lilius, p. 237 nr. 288; CLE 939
Roma, Domus Tiberiana
Bibl.: Montero Canelle 1981, p. 122 nr. 94
47. GRAFFITI "COLTI"
Se v'è lealtà fra gli uomini, ho sempre amato te sola,
dal giorno in cui ho saputo che entrambi...
47
48. 48 GRAFFITI LATINI
Vis nulla est animi, non somnus claudit ocellos,
noctes atque dies aestuat omnes amor.
Castrén-Lilius, p. 238 nr. 289; CLE 943
v. 2 omnes = omnis
Roma, Domus Tiberiana
Bibl.: Montero Cartelle 1981, p. 123 nr. 97
49. GRAFFITI "COLTI"
L'animo non ha (pace), il sonno non chiude i miei occhi,
amore arde tutti i giorni e le notti.
49
Vis è una delle congetture con cui si tenta di ricostruire il perduto
inizio dell'esametro.
50. 50 GRAFFITI LATINI
Fullones ululamque cano, non arma virumque.
CIL IV 9131; CLE 1936
Pompei, fullonica di Fabio ffiulitremulo
Bibl.: Della Corte 1913, p. 147
Armini 1923, p. 32
~nkel1963,p.36
Gigante 1979, pp. 170-171
51. GRAFFITI "COLTI" 51
Canto i lavandaie la civetta, non "l'armi e il guerriero".
La civetta era il simbolo di Minerva Artigiana, patrona dei panna-
ioli. La clausola riprende l'inizio dell'Eneide.
53. II
AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Graffito figurato: testa d'uomo con naso in forma di fallo
Roma, Domus Tiberiana
54. 54
Cestilia, regina Pompeianorum,
anima dulcis, vale!
Bibl.: Della Valle 1937, p. 172
Montero Cartelle 1981, p. 118 nr. 78
GRAFFITI LATINI
Cll..IV2413h
Pompei, vico di Tesmo
55. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Cestilia, regina degli abitanti di Pompei,
dolce anima, addio!
55
56. 56
Vasia quae rapui, quaeris, formosa puella;
accipe quae rapui non ego solus: ama.
Quisquis amat valeat.
v. l vasia - basia
GRAFFITI LATIN1
Giordano, p. 85 nr. 46
Pompei, casa di M. Fabio Rufo
Bibl.: Solin 197.5, pp. 2.54-2.56, 266 nr. 66
Gigante 1979, p. 219
57. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Mi chiedi i baci che ti rapii, o bella fanciulla;
ricevi i baci che non io solo ti rapii: ama.
Salute a chi ama.
57
59. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Sospiro delle ragazze,
il tracio
Ce!ado.
59
60. 60
Marcellus Praenestinam amat
et non curatur.
Bibl.: Solin 1979, p. 28'
GRAFFITI LATINJ
CIL IV 7679
Pompei, casa di Pinario Ceriale
Montero Cartelle 1981, p. BO nr. 122
62. 62 GRAFFITI LATntJ
Nemo est bellus nisi qui amavi! mulierem adulescentulus.
CIL IV 1883 (add. p. 213); CLE 233
Pompei, parete settentrionale della BasiliCI!
Bibl.: Maiuri 1945, p. 230
Gigante 1979, p. 145
Montero Canelle 1981, p. 121 nr. 89
63. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 63
Un ragazzetto non è "fico" se prima non ha amato una donna.
64. 64 GRAFFm LA'TJ:tt
Marcus Spendusam amat.
CILIV7086
Pompei, casa delle Nozze d'argento
Bibl.: Della Corte I 1958, p. 44
Della Corte 1965, p. 105 nr. 151b
Montero Cartelle 1981, p. 129 nr. 115
65. jMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Marco ama Spendusa.
65
66. Amplexus teneros hac si quis quaerit in urbe,
expectat ceras nulla puella viri.
GRAFFITI LATilfr
CIL IV 1796; CLE 941
Bibl.: Della Valle 1937, p. 167
Della Corte I 1958, pp. 61, 107
Montero Cartelle 1981. o. 110 nr. 46
Pompei, Basilica
67. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Se uno cerca teneri abbracci in questa città,
nessuna ragazza attende lettere della sua metà.
67
À""I'LfXv~ f[NfJ'O~ HA( f1 <')V'•'VAt}ll·IN·V_}.1r
fxttu;...r.c.fJ-P.[' )JV[L/).. ~vflLAviJ'-1
68. 68
Felicem somnum qui tecum nocte quiescet?
Hoc ego si facerem, multo felicior essem.
v. l qui- quis; quiescet- quiescit
GRAFFITI LATINì
Giordano, p. 84 nr. 4'
Pompei, casa di M. Fabio Rufo
Bibl.: Solin 197,, pp. 2,4, 266 nr. '9
Gigante 1979, p. 219
69. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Chi è che dorme di notte con te un sonno felice?
Se potessi farlo io, molto più felice sarei.
69
70. 70
Amantes ut apes vitam mellitam exigunt.
Vellem
GRAFFITI LATIN:ì
·'
CIL IV 8408a
Pompei, dalla parete di una casa della regio I
Bibl.: Maiuri 1964, p. 75
Lebek 1978, pp. 220-221
Gigante 1979, pp. 217-218
Montero Cartelle 1981, p. 128 nr. 113
71. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 71
Gli amanti come le api trascorrono una vita dolce come il
miele.
(magari!)
Vellem - (magari!) - è commento malizioso aggiunto sotto il graf-
fito da un lettore.
72. 72 GRAFFITI LATINt
Quisquis amai, calidis non debet fontibus uti,
nam nemo flammas ustus amare pQtest.
Cll.. IV 1898; CLE 948
Pompei, parete settentrionale della Basilica
Bibl: Gigante 1979, p. 211
Montero Cartelle 1981, p. l.V nr. 103
73. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 73
Chi ama non deve bagnarsi in acque calde,
perché nessuno ustionato da amore può amare le fiamme.
74. 74 GRAFFITI LA'fiN]
Pupa que bela is, tibi me misit qui tuus est: vale.
que bela is - quae bella es
Bibl.: Maiuri 1945, p. 230
Gigante 1979, p. 210
CIL IV 1234; CLE 232
Pompei, casa di Sallustill
75. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 75
Pupa che sei "bona", chi è tuo mi mandò a te: ciao.
76. 76 GRAFFITI LATINI
Si quis non vidit Venerem quam pinxit Apelles,
pupa mea aspiciat: talis et illa nitet.
CIL IV 6842; CLE 2057
v. 2 pupa mea ~ pupam meam
Pompei, da una casa della regio VI
Bibl.: Gigante 1979, pp. 209-210
Montero Cartelle 1981, p. 99 nr. 7
77. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Se qualcuno non ha visto la Venere dipinta da Apelle,
guardi la mia pupa: risplende come lei.
77
78. 78 GRAFFITI LATINI
Quisquis amat nigram, nigris carbonibus ardet;
nigram cum video, mora libenter aedeo.
CIL IV 6892; CLE 20'6
v. 2 aedeo - edo
Pompei, da una villa suburbana di Boscotrecase
Bibl.: Della Corte 1965, p. 419
Gigante 1979, pp. 189-190
Montero Cartelle 1981, p. 124 nr. 102
79. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Chiunque ama una nera, arde su neri carboni;
quando vedo una nera, mangio volentieri more.
79
80. 80
Venusenim
plagiaria
est: quia exsanguni
meumpetit,
in vies tumultum
pariet: optet
sibi, ut bene
naviget,
quod et
Ario sua rogat.
r. 3 exsanguni - ex sanguine
r. 5 vies - viis
Bibl.: Maiuri 1954, pp. 229-2.30
Viilniinen 1966, p. 106
Gigante 1979, pp. 205-206
Montero Cartelle 1981, pp. 116-117 nr. 74
GRAFFITI LATIN1
Cll..IV 1410
Pompei, casa di Ercole
81. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Venere infatti
cattura con la rete:
poiché ha preso
il sangue del mio sangue,
provocherà tumulto nelle vie:
lui si auguri
una buona
navigazione,
ciò che
chiede anche la sua Arione.
81
Iscrizione graffita su una pittura parietale raffigurante serpenti e co-
lonnette dorate; il testo è di incerta interpretazione.
82. 82
Mentula cessas, verpa lumbos
apstulit.
GRAFFITI LATINI
Castrén-Lilius, pp. 233-234 nr. 281, p. 237 nr. 287; CLE .50
apstulit "" abstulit
Roma, Domus Tiberiana
Bibl.: Montero Cartelle 1981, p. 148 nr. 191
83. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 83
Hai il cazzo fuori uso: il tuo strumento troppi culi
ha suonato.
84. 84 GRAFFITI LATINI
Quisquis amat pueros, etiam sine fine puellas,
rationem saccli non habet ille sui.
Solin-Volpe, p. 87 nr. 24
v. 2saccli - sacculi
Roma, Domus Aurea
Bibl.: Solin 1981, pp. 268-271
85. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Chi ama il ragazzino, e anche insegue di continuo pulzelle,
non ha riguardo al proprio borsellino.
85
86. 86
Successus textor amat coponiaes ancilla,
nomine Hiredem, quae quidem illum
non curat; sed ille rogat, illa comiseretur.
Scribit rivalis. Vale.
GRAFFITI LA~
5 Invidiose quia rumperes, secari noli formosiorem
et qui est homo pravessimus et bellus.
Dixi, scripsi: amas Hiredem
quae te non curat.
r. l coponiaes- coponae; ancilla ... ancillam
rr. 2 e 7 Hiredem- Iridem
r. 3 comiseretur- commiseretur
r. 5 rumperes = rumperis; secari - sectan7
r. 6 pravessimus = pravissimus
Pompei, da una taverna dell'insula dei Poppei Sabini
Bibl.: Krenkel1963, pp. 46-47
Della Corte 196,, p. 292 nrr. 586-587
Montero Cartelle 1981, p. 111 nr. 51
87. .AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Il tessitore Successo ama la serva dell'osteria,
di nome Iride, ma lei
non se ne cura, e lui la implora, e lei ne abbia pietà.
Mi firmo: un rivale. Ciao.
87
5 O tu che crepi d'invidia, smetti di stare appresso ad uno
più attraente,
un uomo che è spudorato e donnaiolo.
Ho detto e scritto: ami Iride
che non se ne cura.
ll rivalis che scrisse il primo testo è Severo, un tessitore collega
di Successo, che gli risponde nella seconda iscrizione; la terza
iscrizione è la replica di Severo. Testo talvolta incerto e di dub-
bia interpretazione.
88. 88 GRAFFITI LATIN:t
Crescens, quisque meam futuit rivalis amicam,
illum secretis montibus ursus edat.
Castrén-Lilius, p. 234 nr. 283; CLE 9'4
Roma, Domus Tiberiana
Bibl.: Gigante 1979, p. 216
Montero Cartelle 1981, pp. 126-127 nr. 108
89. JMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 89
Crescente, qualunque rivale chiavi la mia amante,
un orso lo divori in qualche recesso di monte.
90. 90 GRAFFITI LATIN:r
Quoi scripsi seme/ et legit, mea iure puella est;
quae pretium dixit, non mea sed populi est.
CIL IV 1860; CLE 942
v. l quoi =cui
Pompei, Basilics
Bibl. Gigante 1979, p 217
Montero Cartelle 1981, p 123 nr. 96
91. '.AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 91
Quella cui ho scritto una volta e mi ha letto, a buon diritto
può dirsi la mia ragazza;
Jlla quella che dice il suo prezzo è una puttana.
'Jol ~C]'•C51 jfw-.fL.fT lfC..•f.ME.h-i"jE tv(l/J..f5f
'V~f tJ'ET•vM. ltoxor NON ME)>.. jf~ totvl• EST
92. 92 GRAFFITI LATINI
Hic ego cum domina resoluto .:lune peregi,
tales sed versus scribere turpe fuit.
Bibl.: Armini 1936, p. 126
Gigante 1979, p. 217
Montero Cartelle 1981, p. 132 nr. 131
CII.. IV 9246; CLE 20'8
Pompei, villa dei Misteri
93. NJOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Qui la mia donna ho infilzato a natiche al vento,
01ascrivere tali versi è proprio una vergogna.
93
Non è poSSibile stabilire se si tratti di un unico graffito, oppure se il
secondo rigo sia la postilla critica di un altro estensore.
94. 94
Vos mea mentula deseruit, dolete, puellae,
pedicat culum. Cunne superbe, vale.
GRAFFITI LAlTh{[
CII.. IV 3932; CLE 2062
v. 2 pedicat =- paedicat
Bibl.: Armini 1936, p. 126
Gigante 1979, pp. 219-220
Pompei, da una taverna della regio I
Montero Cartelle 1981, p. 115 nr. 70
95. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
piangete ragazze, il mio cazzo vi ha abbandonato,
ora incula culi. Fica superba, addio.
95
96. 96 GRAFFITI LATINI
Duo sodales hic fuerunt, et, cum diu malum ministrum in omnia
nomine Epaphroditum, vix tarde
eum foras exigerunt.
Consumpserunt persuavissime cum futuere HS CVS.
r. 3 exigerunt- exegerunt
r. 4 HS CVS - sesterzi 105 e 1/2
habere,u
Ercolano, terme a mare o suburbane
Bibl.: Della Corte I 19.58, pp. 9.5, 113
Della Cotte n 19.58, pp. 30.5-306 nr. 826
97. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 97
Qui due amici sostarono, e avuto a lungo servitore tuttofare
un mascalzone
di nome Epafrodito, finalmente
lo licenziarono.
Per la scopata sborsarono di buon grado 105 sesterzi e 1/2.
~v.,)aò,AHf q,( ~f}vro~ i trGM ~fu "MJ.VM..
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98. 98
Apelles Mus cum fratre Dextro
amabiliter futuimus bis
binas.
GRAFFITI LA11NI
cn.IV 10678
Ercolano, terme a mare o suburbane
Bibl.: Della Cone I 19,8, pp. 95, 113
Della Cone n 19~8. p. 307 nr. 829
99. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Io Apelle Mure e mio fratello Destro
abbiamo teneramente fottuto due volte
due ragazze cadauno.
99
100. 100
Hic ad Callinicum
futui orem anum...
r. 2 orem -os
GRAFFITI LATINI
OLXIV529lc
Ostia, casa di Giove e Ganimede
Bibl.: Montero Cartelle 1981, p. 131 nr. 128
101. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Qui in località Callinico
fottei in boca e nel'ano...
101
La sgrammaticatura della traduzione rende quella dell'originale.
103. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 103
ALaide le grandi e le piccole labbra lambisci.
104. 104 GRAFFITI LATINI
Hic ego nunc futui formosam forma puellam,
laudatam a multis, set lutus intus erat.
CIL IV 1.516; CLE 9-"
v.2set-sed
Pompei, vico degli Scienziati
Bibl.: Della Valle 1937, p. 165
Montero Cartelle 1981, p. 132 nr. 129
105. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Qui e ora ho scopato una ragazza per bellezza bella,
da molti lodata, ma dentro era soltanto fango.
105
106. 106 GRAFFITI LATINI
Move te, fellator.
CILIV 8400
Pompei, casa di Claudio Eulogo in via dell'Abbondanza
Bibl.: Krenkell963, p. 51
Della Corte 1965, p. 302
Montero Cartelle 1981, p. 140 or. 157
107. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 107
Muoviti, succhiacazzi.
108. 108
Euplia
hic cum hominibus bellis
M.M.
GRAFFITI LATINI
cn.. rv2310b
Pompei, taverna di Febo nel vicolo del Panettiere
Bibl.: Della Valle 1937, p. 151
Montero Cartelle 1981, p. 107 nr. 32
109. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
QuiEuplia
con 2000
uomini gagliardi.
109
111. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Verecondo...
lecca l'uccello.
Le parole sotto il nome sono aggiunte da un altro.
111
112. 112 GRAFFITI LATINI
Restitutus multas decepit sepe puellas.
CIL IV 5251; CLE 355
sepe =saepe
Pompei, da una casa della regio IX
Bibl.: Della Corte 11958, p. 68
Montero Cartelle 1981, p. 146 nr. 18.3
113. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Restituto s'è fatto un sacco di belle ragazze.
113
114. 114
Eutychis
Graeca assibus II,
moribus bellis.
Bibl.: Maiuri 194,, p. 230
Montero Canelle 1981, pp. 106-107ar. 30
GRAFFITI LATINI
CILIV 4592
Pompei, casa dei Vettii
115. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Eutiche
greca dai modi di puttana
puoi fartela per 2 lire.
115
116. 116 GRAFFITI LATINI
Lucilla ex corpore lucrum faciebat.
CIL IV 1948 (add. p. 213)
Pompei, Basilica
Bibl.: Montero Canelle 1981, p. 106 nr. 27
117. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Lucilla guadagna facendo mercato del suo corpo.
I 17
118. 118 GRAFFTII LATINI
Futuitur cunnus pilossus multo melius quam glaber;
eadem continet vaporem et eadem vellit mentulam.
CIL IV 1830 (add. p. 212); CLE 230
v. l pilossus - pilosus
Pompei, Basilica
Bibl.: Montero Cartelle 1981, p. 148 nr. 193
119. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 119
Di molto preferimmo fotter fiche pelose piuttosto che glabre;
perché trattengono il calore e drizzano l'uccello.
120. 120
Tiopilus, canis,
cunnum tingere noli
puellis in muro.
GRAFFITI LATINI
CILIV8898
Pompei, accanto all'ingresso di una casa della regio m
Bibl.: Solin 1968, pp. 113-11.5
Solin 1979, p. 28.5
121. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Tiopilo, cane,
non leccarla
alle ragazze contro il muro.
121
122. 122
Arphocras hic cum Drauca
bene futuit denario.
Bibl.: Krenkel1963, p. 'O
Montero Cartelle 1981, p. 109 nr. 42
GRAFFID LATINI
CILIV 2193
Pompei, vico del Lupanare
123. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Arpocrate con un denaro si fece qui
una stupenda chiavata con Drauca.
123
124. 124
Si quis hic sederit
legat hoc ante omnia.
Si qui futuere volet
Atticen quaerat: assibus XVI.
r. 3 qui - quis
GRAFFITI LATINI
CIL IV 1751 (add. p. 464)
Pompei, su un sedile a sinistra della porta Marina
Bibl.: Montero Cartelle 1981, p. 109 nr. 43
125. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Se uno siederà qui
anzitutto legga questo:
chi vuoi fottere
cerchi Attica: costa lire 16.
125
126. 126
Maritimus
cunnum linget assibus IIII,
virgines am-
mittit.
r. 2/inget -lingit
rr. 3-4 ammittit = admittit
Bibl.: Della Cone 1965, p. 389 nr. 819
GRAFFITI LATINi
CILIV 8940
Pompei, casa di Metellico
127. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Marittimo
la lecca alle signore per 4 lire,
ma am-
mette anche le vergini.
127
128. 12K
Satur, noli cunnum lingere
extra portam set intra portam;
GRAFFITI LAT~
rogat te Arpocras ut sibi lingas mentulam.
CIL IV 2400 (add. p. 221)
r. 2 set =sed
Pompei, via dei Diadumeni
Bibl.: Montero Cartelle 1981, p. 113 nr. 58
129. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 129
Saturo, non leccar la passera
fuori della porta, ma dentro la porta;
Arpocrate ti chiede invece di leccargli l'uccello.
Non credo che "fuori" e "dentro" abbiano senso "topografico", ben-
si anatomico: un doppio senso sulla tecnica dd cunnilingus.
130. 130 GRAFFITI LATINI
Sum tua
aeris assibus Il.
CIL IV 5372
Pompei, sul muro di una casa della regio IX
Bibl.: Montero Cartelle 1981, p. 108 nr. 37
131. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 131
Sarò tua
per due lire di bronzo.
132. 132
Quintio hic
futuit ceventes
et vidit qui doluit.
Bibl.: Krenkel1963, p. 'l
GRAFFITI LATINI
CILIV 4977
Pompei, da una taverna della regio IX
Montero Cartelle 1981, p.l31 nr. 126
133. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Quinzio fotté qui
culi frementi,
e vide a chi gli doleva.
133
134. 134
Romula vivos mile trecentos.
mile- mille
Bibl.: Solin 1975, pp. 248, 26' nr. 4}
Gigante 1979, p. 159
GRAFFITI LATINI
Giordano, p. 78 nr. 19
Pompei, casa di M. Fabio Rufo
135. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Romula ne succhia mille e trecento belli vivi.
Reminiscenza catulliana (11, 18).
135
136. 136 GRAFFITI LATINI
Prehende servam: cum voles, uti licet.
CIL IV 1863
Pompei, Basilica
Bibl: Gigante 1979, pp. 143-144
137. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 137
Goditi la schiava, quando vuoi, come puoi.
139. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Fortunato,
leccam.i
il culo.
139
140. 140
Labis
felat
assibus II.
r. 2felat -fellat
Bibl.: Solin 1979, p. 28'
Montero Cartelle 1981, p. 108 nr. 40
GRAFFITI LATIN1
CILIV 1969
Pompei, casa di Eumachia
141. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO
Laide
lo suchia
per lire 2.
La sgrammaticatura della traduzione rende quella dell'originale.
141
142. 142 GRAFFITI LATINJ
Romula cum suo hic fellat et ubique.
Giordano, p. 80 nr. 34
Pompei, casa di M. Fabio Rufo
Bibl.: Solin 19n, pp. 249, 265 nr. 38
143. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 143
Romula lo succhia al suo amato qui e dovunque si trova.
144. 144 GRAFFITI LATIN1
Mentula tua iubet, amatur.
CIL IV 1938 (add. p. 213)
Pompei, via delle case di Championnet
Bibl: Solin 1979, p. 285
Montero Canelle 1981, p. 130 nr. 12.3
145. jMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 145
ll tuO cazzo dà ordini: è amato.
146. J.t6 GRAFFITI LATINI
Felix pedico.
Solin-Itkonen Kaila, p. 201 nr. 232
pedico = paedico
Roma, Paedagogium
147. AMOR SACRO E PROFANO, ANZI OSCENO 147
Che gioia inculare!
154. 154 GRAFFITI LATINI
Labora, aselle, quomodo ego laboravi, et proderit tibi.
Solin-Itkonen Kaila, p. 223 nr. 289; CLE 1798
Roma, Paedagogium
155. QUOTIDIANITA E BEFFE 155
Lavora, asinello, come io ho lavorato: ti gioverà.
Iscrizione graffita sotto il disegno di un asino che fa girare la ma-
cina.
~ÀBo;_lA ??-SF IlE Q::!OMO DO EC~l..~BO}JÌ>'.VI
F1PJDDijlTTC~ l /
156. 156 GRAFFITI LATINl
O vobis, Nero, Poppea.
Cll..IV 1'4.5
Pompei, vico degli Scienziati
Bibl.: Solin 1979, p. 283
160. 160
Py"us Chio conlegae salutem.
Moleste /ero·quod audivi
te mortuom. ltaque vale.
r. 3 mortuom - mortuum
GRAFFITI LATINI
cn.rv 1852
Pompei, via delle case di Championnet
Bibl.: Solin 1979, p. 284
161. QUOTIDIANITÀ E BEFFE
Pirro saluta il collega Chio.
Molto mi addolora la notizia
della tua morte. E dunque addio.
161
162. 162
Gaius Sabinius Statio plurimam salutem.
Viator, Pompeis panem gustas,
Nuceriae bibes.
GRAFFITI LA1'lNI
CIL IV 8903
Pompei, da una casa della regio m
Bibl.: Krenkel 1963, p. 73
Solin 1979, p. 285 e n. 26
163. QUOTIDIANITA E BEFFE
Gaio Sabino augura tanta salute a Stazio.
Viandante, mangi pane a Pompei,
ti disseterai a Nocera.
163
164. 164
Fonticulus pirciculo suo
plurimam salutem.
Bibl.: Solin 1979, p. 285
Montero Canelle 1981, p. 117 nr. 75
GRAFFITI LA~
CILIV 4447
Pompei, casa di Filippo
166. 166
Restituta bellis moribus.
Bibl.: Maiuri 194:5, p. 230
Solin 1979, p. 28:5
Montero Canelle 1981, p. 106 nr. 29
GRAFFITI LATINI
CII.. IV 2202 (add. p. 46')
Pompei, vico del Lupanare
172. 172
Si tibi Cicero dolet, vapula-
bis.
Bibl.: Della Cone 1950, p. 92
Della Cone 1959, p. 627
Gigante 1979, p. 160
GRAFFITI LATINI
CILIV4208
Pompei, casa delle Nozze d'argento
174. 174 GRAFFITI LATINF
Militat omnes.
CILIV 3149
omnes - omnis
Pompei, casa di Balbo
Bibl.: Montero Cartelle 1981, p. 154 nr. 216
175. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 175
(Gli innamorati) sono tutti soldati.
L'iscrizione ricalca il verso di Ovidio (am. l, 9, l) militai omnis
amans....
176. 176
Eulale bene valeas
cum Vera tua coniuge
et bene futue eam.
GRAFFITI LATINI
CIL IV 1574 (add. p. 208)
Pompei, casa di Arianna in via della Fortuna
Bibl.: Montero Cartelle 1981, p. 111 nr. 50
186. 186
Pridie Kalendas Maias
supposui ova gallinae.
GRAFFITI LATIN1
CILIV 6873
Pompei, da una villa suburbana di Boscotrecase
Bibl.: Krenkel1963, p. 62
194. 194
Hospitium hic locatur
triclinium cum tribus lectis
et commodis.
Blbl.: Krenkd 1963, p. '4
Della Corte 196,, p. 206 nr. 402
GRAFFITI LATINI
CILIV807
Pompei, locanda di Sittio
195. QUOTIDIANITÀ E BEFFE
Albergo: qui si affitta
un triclinio a tre letti
con relative comodità.
L'iscrizione è posta sul pilastro tra due ingressi.
195
196. 196
Otiosis locus hic non est. Discede,
morator.
Bibl.: Krenkd 1963, p. 36
GRAFFITI LATIN1
Cll..IV813
Pompei, vico del Lupanare
200. 200
Nonis Februariis (Vettia accepit) a Fausti/la
(denarios) XV: usura asses VIII.
GRAFFITI LATINI
cn..rv452Sb
Pompei, da una taverna di via del Vesuvio
Bibl.: Della Cone 196,, p. 9' nr. 126b
201. QUOTIDIANITÀ E BEFFE
Adi 9 febbraio (Vettia ha ricevuto) da Faustilla
15 (denari) con l'interesse del45%.
201
ngraffito si trova fra altri relativi ad usura, da cui si desumono le
parole qui poste in parentesi.
202. 202 GRAFFITI LATIN:r
Iulius necuam.
CILIV 4211
necuam - nequam
Pompei, casa delle Nozze d'argento
Bibl.: Della Cone 196,, p. 106 nr. 1'Jc
206. 206
Vibius Restitutus hic
solus dormivi! et Urbanam
suam desiderabat.
Bibl.: Montero Cartelle 1981, p. 1:50 nr. 200
GRAFFITI LATINI
CILIV2146
Pompei, vico d'Eumachia
207. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 207
Vibio Restituto
ha qui dormito solo
ma andando con desiderio alla sua Urbana in volo.
210. 210
Africanus moritur.
Scribit puer Rusticus;
condisces cui dolet pro Africano.
Bibl.: Della Cone 1965, p. 203 nr. J97c
GRAFFITI LA'fiNI
CILIV 2258a
Pompei, vico del Lupanare
211. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 211
Africano muore.
Scrive Rustico suo ragazzo;
saprai cosl a chi dispiace la morte di Africano.
212. 212 GRAFFITI LATIN:I
Mendax veraci ubique salutem.
CIL IV 2018c
Pompei, vico del Balcone pensile
Bibl.: Solin 1979, p. 28.5
214. 214
Calòs Hedoné.
Valeat qui legerit.
Hedoné dicit:
assibus singulis hic
5 bibitur; dupundium
si dederis, meliora
bibes; quartum assem
si dederis, vina
Falerna bibes.
r. 5 dupundium - dipundium
GRAFFITI LATINI
CIL IV 1679
Pompei, da una taverna in via degli Augustali
Bibl.: Della Valle 1937, pp. 141-142
Krenkel 1963,p.57
Della Cotte 1965, p. 180 nr. 335
Montero Canelle 1981, pp. 99-100 nr. 10
215. QUOTIDIANITÀ E BEFFE
Ditta Bellagioia.
Salute a chi legge.
Bellagioia dice:
qui si beve
5 a una lira a testa;
se darai due lire,
berrai meglio;
se sborserai quattro lire,
berrai vino Falerno.
215
216. 216 GRAFFITI LATINI
lam docui silices verba benigna loqui:
Claudio vero feliciter.
CIL IV 1118
Pompei, Anfiteatro
Bibl.: Della Valle 1937, p. 147
217. QUOTIDIANITÀ E BEFFE
Ho appreso ormai che le pietre dicono benigne parole:
buona fortuna a Claudio.
217
218. 218 GRAFFITI LATINI
M. Mirenius lulius
bucinator cohortis VII vigilum.
CILXIV 4526
Ostia, caserma dei vigili
219. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 219
Marco Mirenio Giulio
trombettiere della VII coorte dei vigili.
220. 220 GRAFFITI LATINI
XI Kalendas panem factum.
CILIV 10575
Ercolano, cucina di una taverna
Bibl.: Della Corte II 1958, p. 290 nr. 700
224. 224 GRAFFITI LAUNI
Hospes adhuc tumuli ni meias ossa precantur:
nam si vis huic gratior esse, caca.
Urticae monumento vides: discede cacator.
Non est hic tutum culum aperire tibi.
v. l ni- ne
CIL IV 8899
Pompei, iscrizione scritta con punta metallica ed inchiostro
all'ingresso di una casa di via dell'Abbondanza
Bibl.: Colin 1951, p. 140
Krenkel 1963,p. 76
Lebek I 1976, pp. 288-291
Koenen 1978, pp. 85-86
Montero Cartelle 1981, p. 152 nr. 209
225. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 225
Straniero, le ossa del tumulo ti pregano di non pisciare sin
qui:
infatti se vuoi essere ad esso più grato, caca.
Vedi, ha un monumento di ortiche: allontanati o tu che ti
appresti a cacare.
Non è sicuro aprire il culo qui.
Il graffito è un esempio di riuso di un'iscrizione funeraria fuori con-
testo (cfr. CIL IV 2357). La protezione delle tombe da quanti eva-
cuavano nei pressi, doveva essere una precauzione costante. Ve n'è
addirittura una testimonianza illustre nel Satyricon (71, 8) di Petro-
nio: Trimalchione dispone che vi sia una sentinella al proprio mo-
numento, affinché "la gente non corra a cacarci" -ne in monumen-
tum meum populus cacatum cu"at.
226. 226
Abstine discidiis odiosaque iurgia differ,
si potes: aut gressus ad tua tecta refer.
GRAFFITI LATINI
CIL IV 7698; CLE 2054, 1-2
Bibl.: Vogliano 1925, pp. 220-223
Maiuri 1964, pp. 241-243
Gigante 1979, p. 227
Pompei, casa di Epidio Imeneo
Momero Cartelle 1981, pp. 138-139 nr. 151c
227. QUOTIDIANITÀ E BEFFE
Evita i litigi e rinvia le odiose risse,
se puoi: altrimenti torna a casa.
227
La ricostruzione del perduto inizio del distico è incerta e contro-
versa.
228. 228
Lascivos voltus et blandos aufer ocellos
coniuge ab alterius: sit tibi in ore pudor.
GRAFFITI LATINI
CIL IV 7698; CLE 2054, 3-4
Bibl.: Vogliano 192,, pp. 220-223
Maiuri 1964, pp. 241-243
Gigante 1979, pp. 226-227
Pompei, casa di Epidio Imeneo
Montero Cartelle 1981, pp. 138-139 nr. 1'1b
229. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 229
Tieni lontano dall'altrui sposa il volto lascivo
e gli occhi melliflui: sulla tua bocca risieda il pudore.
230. 230
Abluat unda pedes, puer et detergeat udos;
mappa torum velet, lintea nostra cave.
GRAFFITI LATINJ
CIL IV 7698; CLE 2054, 5-6
Bibl.: Vogliano 1925, pp. 220-223
Van Buren 1942, p. 192
Maiuri 1964, pp. 241-243
Gigante 1979, pp. 225-226
Pompei, casa di Epidio Imeneo
Montero Canelle 1981, pp. 138-139 nr. 1~5la
231. QUOTIDIANITÀ E BEFFE
I 'acqua lavi i piedi, e bagnàti uno schiavo li asciughi,
una tovaglia copra il letto; fa' attenzione ai nostri lini
231
232. 232
Qui mihi docendi
dederit mercedem,
habeatquod
petit asuperis.
Bibl.: Krenkel 1963, p. 34
Lebek 1978, p. 221
Gigante 1979, p. 225
GRAFFITI LAl'INI
CILIV8562
Pompei, Grande Palestra
233. QUOTIDIANITA E BEFFE
Chi mi ha dato
il compenso dell'insegnamento,
ottenga dagli dei
ciò che desidera.
233
234. 234
Tu mortus es,
tu nugases.
r. l mortus = mortuus
Bibl.: Gigante 1979, pp. 196-197
GRAFFITI LATINI
CILIV 5279
Pompei, da una casa della regio IX
236. 236
Quisque me ad cenam
vocarit valeat.
r. l quisque - quisquis
r. 2 vocarit = vocaverit
Bibl.: Maiuri 194,, p. 26 n. l
Gigante 1979, p. 14'
GRAFFITI LATINI
CIL IV 1937
Pompei, Basilica
238. 238 GRAFFITI LATINI
L. lstacidi,
at quem non ceno, barbarus ille mihi est.
CIL IV 1880; CLE 933
r. 2 at =ad
Pompei, parete settentrionale della Basilica
Bibl.: Maiuri 1945, p. 26 n. l
Castrén 1975, p. 178
Gigante 1979, p. 146
239. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 239
O L. lstacido,
chiunque non m'invita a pranzo io lo dico "cafone"
La famiglia degli lstacidi era molto nota in città.
240. 240 GRAFFITI LATINr
Ubi perna cocta est, si convivae apponitur,
non gustai pernam, lingit ollam aut caccabum.
Cll. IV 1896; CLE 33
Pompei, parete settentrionale della Basilica
Bibl.: Wick 1908, pp. 214-21'
Gigante 1979, p. 148
241. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 241
Se servi al convitato prosciutto appena cotto,
quello non gusta prosciutto, lecca tegame e marmitta.
Senari che riecheggiano versi di un'atellana o di un mimo.
242. 242 GRAFFITI LATINI
Miximus in lecto. Fateor, peccavimus, hospes;
si dices quare nulla matella fuit.
CIL IV 4957; CLE 932
v. 2 dices - dicis
Pompei, dalla parete posteriore di una casa ddla regio VIII
Bibl.: Krenkel1963, p. 72
Gigante 1979, p. 229
Montero Canelle 1981, p. 149 nr. 196
243. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 243
Abbiamo pisciato a letto. Lo confesso, ospite, abbiamo
sbagliato.
Ma se mi chiedi perché, rispondo: non c'era orinale.
244. 244
Talia te fallane utinam mendacia, capo:
tu vendes acuam et bibes ipse merum.
v. l capo - caupo
GRAFFITI LA'fiNI
CIL IV 3948; CLE 930
v. 2 vendes acuam- vendis aquam; bibes- bibis
Pompei, dalla parete di una taverna della regio I
Bibl.: Gigante 1979, p. 229
246. 246
Amat qui scribet, pedicatur qui leget,
qui opsultat prurit, paticus est qui praeterit,
ursi me comedant, et ego verpa qui lego.
GRAFFITI LA11NJ
CIL IV 2360 (add. p. 219); CLE 45
v. l scribet - scribit; pedicatur- paedicatur; leget - legit
v. 2 opsultat =insultai; paticus- pathicus
Pompei, vico di Balbo
Bibl.: Montero Canelle 1981, p. 120 nr. 87
247. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 247
Chi scrive ama, chi legge lo brama in culo,
chi saltabecca gli prude, chi passa è una checca,
mi sbrani un plotone di orsi, chi legge è un coglione.
248. 248 GRAFFITI LAUNI
C. Valerius Venustus mi/es cohortis I praetoriae,
centuriae Rufi, fututor maximum.
CIL IV 2145
r. 2 maximum - maximus
Pompei, locanda di Sittio
Bibl.: Della Valle 1937, p. 151
Montero Cartelle 1981, p. 102 nr. 18
249. QUOTIDIANITÀ E BEFFE
G. Valerio Venusto, soldato della I coorte pretoria,
centuria di Rufo, fottitore massimo.
Non è certo che il testo dell'iscrizione sia completo.
249
250. 250
Victoria vale,
et ubique is,
suaviter sternutes.
r. 3 sternutes = sternutas
Bibl.: Della Corte I 1958, p. 38
GRAFFITI LA11NI
CIL IV 1477
Pompei, via della Fortuna
256. 256
Cacator,
cave malum.
GRAFFITI LATINI
CIL IV 3832
Pompei, all'ingresso di una latrina di una casa della regio IX
Bibl.: Solin 1979, p. 283
Montero Canelle 1981, p. 151 nr. 207
257. QUOTIDIANITÀ E BEFFE 257
O tu che qui cachi,
attento che non ti costi caro il tuo cacare.
L'iscrizione è posta accanto all'immagine di un cacator tra due ser-
penti.
259. IV
POLITICA E LUDI CIRCENSI
(
(
(
0
Graffito figurato: aùeta
./
(-
/
l
l )}
1 )
Roma, Paedagogium
260. 260 GRAFFITI LATINI
Aedilem Proculam cunctorum turba probavit:
hoc pudor ingenuus postulat et pietas.
Bibl.: Zottoli 1908, pp. 555-572
Della Cone 1926, p. 148
Gigante 1979, pp. 232-233
CIL IV 7065; CLE 2051
Pompei, da una casa della regio V
261. pOLITICA E LUDI CIRCENSI
Tutto il popolo ha approvato Procula come edile:
ciò è richiesto dal nativo pudore e dal rispetto.
261
La desinenza femminile dd nome nel graffito (Proculam), se non è
un errore, allude all'omosessualità dell'edile.
262. 262
Si pudor in vita quicquam prodesse putatur,
Lucretius hic Fronto dignus honore bono est.
GRAFFITI LATINI
CIL IV 6626; CLE 2052
Pompei, iscrizione dipinta con colore rosso accanto
alla porta della casa di Lucrezio Frontone
Bibl.: Mau 1904, pp. 263·264
Gigante 1979, p. 232
263. pOLITICA ELUDI CIRCENSI
Se si ritiene che la virtù valga qualcosa nella vita,
Lucrezio Frontone è degno di essere eletto alla carica.
263
264. 264 GRAFFITI LATINJ
Cuspium Pansam
aedilem Fabius Eupor princeps libertinorum.
CIL IV 117
Pompei, via Consolare
Bibl.: Krenkd 1963, p. 19
272. 272 GRAFFITI LATINI
C. Iulium Polybium
aedilem oro vos faciatis. Panem bonum fert.
CIL IV 429
Pompei, via Nolana
Bibl.: Krenkell963, p. 24
273. POLITICA ELUDI CIRCENSI 273
Vi prego di eleggere edile
G. Giulio Polibio. Porta pane buono.
274. 274 GRAFFITI LATIN:I
Caesaris Augusti /emina mater erat.
CIL IV 6893; CLE 2050
Pompei, da una villa suburbana di Boscotrecase
Bibl.: Krenkell963, p. 67
Gigante 1979, p. 233
275. pOLITICA ELUDI CIRCENSI 275
La madre di Cesare Augusto è femmina.
Èevidente l'ironia tautologica contro la propaganda augustea.
276. 276
Admiror, paries, te non cecidisse ruina,
qui tot scriptorum taedia sustineas.
Bibl.: Krenkel1963, p. 16
Gigante 1979, p. 233
GRAFFITI LATlNJ
CIL IV 1904; CLE 957
Pompei, Basilica
277. pOLITICA ELUDI CIRCENSI
Mi meraviglio, o muro, che tu non sia crollato in rovina,
tu che sostieni il peso di tanti slogan elettorali.
277
II graffito è ripetuto nel Teatro Grande e, parzialmente, nell'Anfi-
teatro (cfr. CIL IV 2461; 2487).
278. 278 GRAFFITI LATINI
Futebatur, inquam, futuebatur, civium Romanorum atractis
pedihus cunus
in qua nule aliae veces erant nisissei dulcisime et pissimae.
CILIV 1261
r. l futebatur- futuebatur; atractis - attractis; cunus - cunnus
r. 2 nule - nullae; veces - voces; nisissei - nisi si; dulcisime et pissi·
mae - dulcissimae et piissimae
Bibl.: Van Buren 1942, pp. U9-160
Gigante 1979, pp. 160-161
Pompei, vico della Fullonica
Montero Cartelle 1981, pp. 132-133 nr. 132
279. pOLITICA ELUDI CIRCENSI 279
Veniva fotuta, dico fottuta a gambe larghe la fica dei cittadini
Romani,
indove non era gnisuna voce se non dolcissima e piissima.
Questo graffito è assai scorretto e sconnesso. Attractis pedibus ("a
gambe larghe": si tiravano all'i.1dietro i piedi agli adulteri colti in
flagrante per far loro, appunto, allargare le gambe e permetteme la
sodomizzazione punitiva mediante cetrioli e pesci) è reminiscenza
catulliana (15, 18). Non è poi ben chiaro perché si parli di "fica" dei
cittadini Romani: forse intendendo, al femminile, la cittadinanza
romana, o la stessa città di Roma.
280. 280 GRAFFITI LATINI
M. Casellium Marcellum, aedilem bonum, et munerarium
magnum.
Bibl.: Della Cone 1965, p. 195 nr. 379f
Sabbatini Tumolesi 1980, p. 102
CIL IV 4999
Pompei, via degli Augustali
281. POLITICA ELUDI CIRCENSI 281
M. Casellio Marcello, edile generoso e grande sponsor di ludi
gladiatori.
ngraffito si trova sul muro della casa dove probabilmente abitava
l'edile.
282. 282
A. Suetti Certi
aedilis familia gladiatoria pugnabit Pompeis
pridie Kalendas lunias; venatio et vela erunt.
GRAFFITI LATINI
CILIV 1189
Pompei, via dell'Abbondanza
Bibl.: Krenkel 1963, p. 38
Solin 1979, p. 283
Sabb~ ·-i Tumolesi 1980, pp. 51-52
283. POLITICA E LUDI CIRCENSI 283
La squadra di gladiatori dell'edile
A. Suettio Certo combatterà a Pompei
il 31 maggio; vi saranno lotta con le fiere e tendoni.
Vela sono i utendoni" per ripararsi dal sole o dalla pioggia, mentre
venatio, la ulotta con le fiere", propaganda meglio lo spettacolo, en-
fatizzandolo.
285. POSTFAZIONE
Cosa spinge l'uomo a scrivere sui muri, spesso deturpan-
doli?
Io credo in primo luogo un impulso semi-inconscio a ester-
nare - e a esibire - ciò che in altre situazioni si terrebbe forse
celato: un atto a suo modo liberatorio, dunque, uno sfogo al
riparo da reazioni sgradevoli o da rappresaglie; in secondo
luogo - come corollario di questa prima ipotesi - la possibi-
lità, e direi anzi la consuetudine dell'anonimato.
Un messaggio disinibito e anonimo dunque, con la possibi-
lità, al contrario e per chi lo desideri, di "firmare" il graffito
ove se ne voglia fare un uso determinato (per lo più in mes-
saggi murali d'amore): ma anche in questi casi si tratta quasi
sempre di un semi-anonimato, perché l'assenza del cognome
del "mittente" permette di comunicare con il destinatario in
una sorta di codice cifrato.
I graffiti attuali (da quelli minuscoli sulle panchine dei par-
chi alle vere e proprie gigantografie murali) hanno aspetti e si-
gnificati molto diversi da quelli antichi, e i loro temi domi-
nanti sono tre: la politica, lo sport, l'amore sui due versanti
del sentimento o della sbrigliata e oscena sensualità.
Per gli antichi - qui parliamo ora dei latini - la politica e lo
sport avevano, a quanto pare dai repertori in nostro possesso,
286. 286 GRAFFITI LATINI
meno spazio; ma essi, accanto al gran numero di graffiti ero-
tici e osceni, a differenza dei moderni tracciavano sui muri un
numero considerevole di scritture che in questo libro abbiamo
raccolto sotto la v•'ce "quotidianità", cioè graffiti di più di-
messa e castigata - o anche talvolta volgare - routine esisten-
ziale. Segno forse di una minore "disumanizzazione" della
gente, o almeno di quella gente che usava (e usa) scrivere sui
muri per liberare qualche suo segreto impulso.
In tal senso il graffito può essere considerato anche un inte-
ressante "sintomo": per lo più di rabbia o di malessere, e solo
molto raramente di felicità.
I graffiti odierni non hanno quasi mai un tono gioioso o
~c!- '!rzoso - al contrario degli antichi - e appaiono molto
spesso intrisi d'una rancorosa e cupa aggressività. Facciamo
un paio di esempi che valgano per tutti. Appare in questo li-
bro un graffito che recita: Lahis fellat assibus II - Laide lo suc-
chia per lire 2. Non credo si tratti di una semplice indicazione
di "tariffa": credo vi sia anche una sfumatura di insulto o di
disprezzo. Lessi tempo fa, sul muro di una piazza romana, un
graffito a pennarello in bella scrittura: "Chi si chiama Sabrina
lo lecca." Era un'evidente iscrizione "di vendetta", per gelo-
sia, tradimento, diniego di favori. La destinataria si chiamava
ovviamente Sabrina, ma l'ira dell'estensore sembrava voler in-
vestire tutte le Sabrine del mondo ("Chi si chiama Sabri-
na..."), come se quel nome costituisse di per sé una sorta di
maledizione o di vocazione ad una sistematica fellatio.
Un paragone a sfavore dei graffiti moderni si può stabilire
anche sul terreno politico: ovviamente sulla base di una in-
completa documentazione. L'odio che trabocca da una serie
di graffiti politici attuali, e anche un po' il ridicolo di certe
iscrizioni parallele, non è riscontrabile nei graffiti latini. Un
solo esempio - perciò non probante - per tutti: "La madre di
Cesare Augusto è femmina." Si tratta evidentemente di una
frase ostile alla propaganda e forse al programma politico au-
287. POSTFAZIONE 287
gusteo. Ma l'ostilità è stemperata dall'ironia di quell'afferma-
zione di un'ovvietà derisoria. Raffrontando questo graffito
con le innumerevoli promesse di "farla pagare" agli avversari
politici (o anche sportivi), e con le truci autodefinizioni mu-
rali - "irriducibili" è molto di moda - apparirà evidente il di-
vario di atteggiamento. Ciò che sembra mancare, nei graffiti
moderni, è il sense of humour; carenza che induce talora gli
estensori a vergare minacce contrastanti involontariamente
comiche: sul muro di una via, a pochi metri di distanza l'una
dall'altra, le due seguenti gigantografie in vernice rispettiva-
mente rossa e nera: "Via i controrivoluzionari dal quartiere!"
e "Via i compagni dal quartiere!"
Ma la sfasatura più evidente, e in un certo senso funesta,
del presente rispetto al passato, è in materia di rapporti ses-
suali. Occorre dire però, anzitutto, che leggendo i graffiti an-
tichi e quelli moderni viene il fondato sospetto che in venti
secoli di storia (e forse da sempre) l'uomo non sia cambiato in
nulla: mutata l'organizzazione sociale, progredite la scienza e
la tecnica, rese più rapide le comunicazioni, ma l'homo, anzi
l'homunculus, come forse giustamente lo definisce Trimal-
chione, sembra da questi testi "volgari" (ma anche da quelli
"letterari") non aver subito altro che trasformazioni cosl su-
perficiali da lasciare immutata la sostanza non solo del suo
"esistere", ma anche del suo "essere": sostanza animalesca, e
non delle più alte nella gerarchia dei valori del mondo ani-
male. Si dicono ad esempio "bestie feroci" o "belve" gli ani-
mali che divorano l'uomo. Ma non è allora anche l'uomo una
"belva" perché divora gli animali?
Come lasciavo intendere poche righe addietro, l'homo (e
talvolta anche il civis, cioè il "cittadino"), in tale gerarchia
sembra aver addirittura disceso alcuni gradini. Esaminiamo a
questo proposito i graffiti di argomento sessuale e osceno an-
tichi, e quelli analoghi che si possono leggere in qualsiasi
288. 288 GRAFFITI LATINI
parco pubblico, per non dire nelle toilettes dei locali pubblici
e magari delle università. V'è, nella diversità di tono, una
identità: la sessualità considerata "sporca", tanto più volut-
tuosa quanto più "trasgressiva" nei modi ed esasperata nel tur-
piloquio. I graffiti latini e quelli italiani moderni sono acco-
munati da questa consonanza: determinata da una evidente
concezione tartufesca dell'eros, considerato "nobile" soltanto
se contenuto entro norme di comportamento intimo - e di
linguaggio- "lineari" e "rispettose".
Ciò, ripeto, si riscontra tanto nel mondo pagano quanto nel
nostro mondo cattolico. Ma ecco la differenza profonda: il
graffito osceno di età pagana può avere in certi casi una sua
spiritosa giocosità, e persino una sua gioia genuina. ngraffito
osceno di età cattolica, invece, non può essere gioioso: il
senso di un atroce peccato (che rende più intensa, masochisti-
camente o sadicamente, la voluttà) non può permettere la
gioia né la celia.
Si consentano due esempi contrapposti, a dimostrare
quanto detto.
Un graffito pompeiano recita: Apelles Mus cum fratre Dex-
tro amabiliter futuimtiS bis binas - lo Apelle Mure e mio fra·
tello Destro abbiamo teneramente fottuto due ,,~!te due ra·
gazze cadauno.
Un graffito "romano moderno" che mi co!pl in una toilette
dell'università recava: "Qui abbiaruo sverginato due matri·
cole." Era una iscrizione Lruta, sia per il luogo, che rendeva
ancor più sordido l'evento registrato, sia per la compiaciuta
violenza dello "stile". Ma ciò che più mi impressionò fu la
torva cupezza, quasi punitiva, di quel messaggio. Non era più
soltanto il "gusto del proibito" tipico dell'area latina di ogni
tempo, era anche l'eccitata etrabiliarità di due giovanotti che
sembravano rappresentare il braccio armato del misoginismo
e della sessuofobia (idest rovescio di una residua ossessione
erotica del grande santo Agostino di Tagaste) propri della tra·
289. POSTFAZIONE 289
dizione cattolica. Quel graffito non era soltanto brutale, era
profondamente, irrimediabilmente triste, direi quasi patologi-
camente "depresso". Ma forse nascondeva una realtà ancora
più squallida, anche se umanamente comprensibile e persino,
in un certo senso, commovente: in quel luogo era stata consu-
mata non una devirginatio, bensl una probabile e solitaria pra-
tica di autoerotismo da parte di un goliardo incapace di tro-
vare una partner e indotto dalla sua brama repressa a inven-
tare una storia di stupro a due resa a lui stesso più credibile e
eccitante dal graffito sul muro d'una toilette.
Ed ecco forse un altro motivo per chi "scrive sui muri": una
mitomania provvisoriamente innocua, e forse anche giovevole
a liberare un immaginario erotico aggressivo. Non credo di es-
sere molto lontano dal vero se ipotizzo che - diversamente
dai graffiti antichi, i quali sono espressione gioiosa e disinibita
di erotismo - almeno 1'80% dei graffiti moderni, dichiaranti
coiti multiformi e "audaci" (quasi sempre rapporti orali o
anali), non sono altro che fantasie di individui repressi. Chi
ha, oggi, di tali rapporti reali e soddisfacenti, non credo senta
poi il bisogno di affermarlo con un graffito: a meno che non si
tratti di un "collezionista" che intenda cosi- al pari di un mi-
litare che faccia una tacca sul calcio del fucile ad ogni nemico
ucciso - testimoniare la propria infallibilità di seduttore: ma
anche in questo caso si tratterebbe di una sensibile alterazione
nevrotica dell'equilibrio psico-sessuale.
Un'altra distinzione - questa molto più netta della prece-
dente - tra graffiti antichi e moderni, anche questa a favore
degli antichi, è la maggiore influenza che la letteratura colta
esercita su quella "selvaggia" che le scritture murali rappre-
sentano.
Mi è accaduto soltanto un paio di volte, nella mia lunga
esperienza di deambulatore urhno, di imbattermi in lunghi
graffiti di intonazione poetica: ma in questi casi essi altro non
290. 290 GRAFFITI LATINI
erano che "sfogo" di qualche poeta frustrato da chissà quanti
rifiuti editoriali. Negli antichi graffiti latini, invece, accade
non di rado di imbattersi in brevissime citazioni di veri e
grandi poeti in un contesto tutt'altro che poetico, magari vol-
gare o addirittura osceno. Segno indiscutibile, io credo, che
certi epigrammi di Catullo o alcuni versi o emistichi di Virgi-
lio erano penetrati non solo nella cultura elementare, ma an-
che nell'immaginario quotidiano di individui che assai poco
avevano a che fare con la cultura. Quasi certamente si trattava
di reminiscenze "scolastiche"; ma quente di queste remini-
scenze sono riscontrabili negli innumerevoli graffiti vergati o
incisi sul portone o sulle colonne esterne di una scuola media
o anche d'un liceo classico? Nessuna, mi pare. Anche queste
sedi deputate alla "cultura" sono quasi esclusivamente isto-
riate da graffiti volgari e osceni, o, al più, banalmente senti-
mentali. Si va poco oltre "Gianni Rossi sei bbono!" o le sem-
plici dichiarazioni d'amore intrecciate a triti slogan politici.
Di tali "dichiarazioni d'amore", la più elaborata, nella sua
struttura, psicologicamente abile e gentile, mi è sembrata la
seguente: "Olga senza saperlo eccita Gianni." Ma non mi è
mai accaduto di leggere un graffito moderno in cui fosse inca-
stonato un mezzo verso di Guido Cavalcanti, o magari una ci·
tazione oscena dell'Aretino o del Belli. Un regresso culturale
dunque? Non saprei. Per rispondere occorrerebbe un esame
sistematico dei reperti, e non una lettura occasionale qual è
stata la mia.
Un ultimo punto a favore degli antichi: nei graffiti amorosi
non osceni, cioè esprimenti sentimenti e stati d'animo d'inna·
morati, accade talvolta di imbattersi in strutture, parole, e so·
prattutto immagini, non indegne di figurare in un repertorio
"letterario": certo, anche in questi casi si possono avvertire in·
flussi di poeti ben noti; ma l'apporto degli estensori di quei
graffiti è di notevole livello. Occorre pensare, in questi casi, a
291. POSTFAZIONE 291
individui raffinati, o almeno colti, che scrivevano sui muri?
Non credo sia ipotesi del tutto improbabile, sebbene talvolta,
anche in tali graffiti di buon livello, sono riscontrabili tracce
di "latino parlato" e persino veri e propri solecismi. Tutt'al
più si può concedere che, essendo all'epoca l'editoria un fatto
essenzialmente e rigorosamente elitario, alcuni aspiranti poeti
che non pensavano certo di veder "pubblicati" i loro versi,
dessero alla propria ispirazione l'occasione di realizzarsi al-
meno in alcuni graffiti. Non si spiegherebbe altrimenti la sor-
prendente qualità di taluni di essi. Solo per fare qualche
esempio (che del resto il lettore avrà già trovato nel testo):
Si quis non vidit Venerem quam pinxit Apelles,
pupa mea aspiciat: talis et illa nitet
Se qualcuno non ha visto la Venere dipinta da Apelle,
guardi la mia pupa: risplende come lei
e anche:
Quisquis amai valeat, pereat qui nescit amare,
bis tanto pereat, quisquis amare vetat
Salute a chi ama, morte a chi non sa amare,
e, ancor più, morte due volte a chi vieta d'amare
e soprattutto - graffito degno di figurare nel Liber catulliano -
Alliget hic auras, si quis obiurgat amantes,
et vetet assiduas cu"ere fontis aquas
Rimproverare gli amanti è come legare l'aria
e impedire che sempre corrano le acque di fonte.
292. 292 GRAFFITI LATINI
Un vero ventaglio di "toni" i graffiti di Roma antica. Dal
gusto per l'osceno più smaccato di qualche soldato o vendi-
tore ambulànte o ragazzaccio della plebecula, al pacato mes-
saggio d'un passante bene educato, alla vera e propria prova
poetica d'un clericus vagans. "Segni" d'un mondo non meno
brutale, ma certo molto più vicino alla natura - e alla pie-
nezza gioiosa o rabbiosa dell'esistenza- del nostro mondo at-
tuale che spesso si vanta a sproposito di perseguire un'alta
qualità della vita, e al contrario si muove esclusivamente in
una sfrenata corsa ai consumi e - dissennatamente - alla di-
struzione del già precario equilibrio ecologico del pianeta. Si
pensi alla diversità fra i due mondi, l'antico e l'attuale, evi-
dente in quei tre dolcissimi graffiti delle uova messe alla cova,
della capretta smarrita, delle olive messe in conserva. Certo
gli antichi avevano gli atroci spettacoli del circo, ma noi ab-
biamo, non meno atroci, i canili municipali e la ignobile viltà
della corrida.
Qualche parola conclusiva sulla traduzione.
Contrariamente a quel che si crede, tradurre graffiti è
spesso più difficile e aleatorio dd tradurre testi letterari. Un
testo letterario ha di solito un suo codice - lessicale, sintat-
tico, ideale - abbastanza costante. Può risultare difficile, tal-
volta, penetrare in questo codice e tradurlo meglio che si può
(la traduzione è sempre una battaglia perduta) in un codice
coerente in altra lingua.
I graffiti hanno invece codici diversi non soltanto fra loro,
ma anche all'interno di ognuno di essi; può accadere ad esem-
pio che un graffito contenga espressioni o singoli vocaboli ap-
partenenti a diversi livelli "culturali": si può passare da un li-
vello volgare e popolare ad un altro livello, magari sproposi-
tatamente aulico, e da una citazione "colta" a un'ingiuria da
trivio. Vi sono abbastanza frequenti sgrammaticature, declina·
zioni errate o almeno aberranti dalla norma; salti logici tal-
293. POSTFAZIONE 293
volta incomprensibili; oltre alle lacune del testo murale per
millenario deterioramento. Nel tradurre questi graffiti non si
è autorizzati a "regolarizzare", bisogna cercare di rendere le
singole sfumature linguistiche dell'originale. E ciò non è fa-
cile.
V'è poi un problema particolare ma molto importante:
quello del turpiloquio, per lo più erotico. I problemi sono
anzi due: a) si corre talora il rischio di appesantire ancor più,
nella traduzione, il già greve testo da tradurre, o al contrario,
per pruderie, di alleggerirlo e renderlo più accettabile ad un
pubblico "perbene"; b) ci si trova spesso in imbarazzo nel tra-
durre vocaboli inesistenti nella lingua del traduttore. Nel no-
stro caso, ci si imbatte spesso in termini come fellare che non
hanno equivalenti nella nostra lingua e che perciò devono es-
sere sostituiti da locuzioni spesso ancor più pesanti e oscene
dell'originale.
Ultima notazione: poiché il graffito ha sempre una sua in-
superabile icasticità, sono stato indotto talvolta a dare una ca-
denza di versetti beffardi a graffiti di cui non riuscivo a ren-
dere altrimenti la straordinaria intensità espressiva.
LUCA CANALI