In un ecosistema dell'informazione colmo di distorsioni, è possibile comunicare distinguendosi dal rumore di fondo o inevitabilmente si finisce con accrescerlo?
La risposta è dentro di te ma (a volte) è sbagliata
Tra strade strette e rumori di fondo.
1. gennaio 2024
Tra strade strette
e rumori di fondo.
Una riflessione sull’ecosistema
della comunicazione.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Chi sono
Mi chiamo Andrea Camorrino
Sono socio, direttore commerciale e consulente di comunicazione politica dell’agenzia
di comunicazione di Proforma.
andrea.camorrino@proformaweb.it
linkedin.com/in/andreacamorrino
facebook.com/andrea.camorrino
@A_iR
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Tra strade strette e rumori di fondo
Il 24 novembre 2023, nell’ambito della
drammatica vicenda di Giulia Cecchettin,
Repubblica esce con questo articolo, a
pagina 7.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Per tutta Italia è ormai «il vicino di casa»
oppure il «super testimone », l’uomo che non
si è girato dall’altra parte, che ha chiamato
i carabinieri, che è andato dal padre di una
ragazza scomparsa – quando ancora si
sperava che Giulia Cecchettin potesse varcare
di nuovo quel cancello dove ora la ricordano i
fiori – per raccontargli cosa aveva visto.
“
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Tra strade strette e rumori di fondo
Ma è una persona normale, non lontana dalla
quarantina, con una vita simile a tante altre, il
condominio a Vigonovo, paese di provincia dove
vive da quattro anni, l’impiego in una catena
commerciale a mezz’ora da casa, una compagna,
un figlio piccolo, la passione per le moto,
l’inflessione che tradisce la provenienza del sud. E
oggi, invece? Marco M. ha oscurato il suo profilo
Facebook, ha strappato l’adesivo con il suo nome
e cognome dal citofono per non essere trovato,
nell’anonimato era e nell’anonimato vorrebbe
tornare. Come a urlare: dimenticatemi.
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Tra strade strette e rumori di fondo
«Vivo una pressione mediatica non indifferente, mi
hanno chiamato in un milione – racconta adesso con
una voce bassa, esausta e quasi disperata –.
Come mi devo sentire, secondo lei? Sto come
starebbe chiunque in una situazione del genere. Sì,
domenica scorsa sono andato dal papà di Giulia
dopo che ho visto girare gli appelli sui social che
parlavano della sua scomparsa. Ma non ne voglio
parlare, sono distrutto da questa vicenda, averla
vissuta è davvero brutto».
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Tra strade strette e rumori di fondo
Cos’ha vissuto davvero lo sa soltanto lui, ma
dalle carte dell’inchiesta sul femminicidio di Giulia
Cecchettin è possibile almeno immaginarlo. Il
suo balcone affaccia a centocinquanta metri
dal parcheggio dell’asilo di Vigonovo dove la
studentessa viene aggredita la prima volta dal suo
ex fidanzato Filippo Turetta, alle undici e un quarto
della sera dell’11 novembre: racconta di sentire una
voce femminile gridare «così mi fai male» e chiedere
aiuto, vede uno sconosciuto colpire a calci una
sagoma a terra e poi una Fiat Punto nera andare
via a tutta velocità.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Riferisce tutte queste cose ai carabinieri al telefono, in
diretta, solo che non riesce a prendere un numero di targa,
nemmeno una lettera o una cifra, la distanza da casa sua
non è certo poca, e poi è notte e tutto succede in poco
tempo. «Non ne voglio parlare, davvero», risponde se gli
si chiede di quegli attimi. Il pomeriggio dopo, domenica,
quasi perde il fiato. Scorre i social, vede un post della
famiglia di Giulia Cecchettin: la studentessa non è tornata,
quella notte, chi sa qualcosa contatti questi numeri, e lui
si alza, esce di casa, si lascia alle spalle il suo condominio,
attraversa la strada e dopo un centinaio di passi citofona
a casa della famiglia di Giulia.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Racconta cosa ha visto e Gino, il papà, che già era andato
a fare denuncia in caserma, forse in quel momento capisce
tante, troppe cose.Così Marco M. se ne torna a casa con
i suoi incubi in testa e le immagini dell’aggressione della
sera prima che prendono una forma. Ancora non lo sa
ma si è trasformato in un “super testimone”. Ai giornalisti
sotto casa che hanno suonato al suo citofono (ancora
compariva il nome), l’altro ieri diceva: «Sono molto scosso,
distrutto da questa vicenda.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Averla poi anche vissuta è brutto, non voglio rilasciare
dichiarazioni come ho già detto a molti, molti vostri
colleghi. Sono provato, mi state contattando tutti, c’è una
pressione mediatica... è davvero difficile. Non voglio dire
altro, davvero, non voglio rilasciare altre dichiarazioni».
E oggi? Vuol dire qualcosa di quella sera, di quello che è
successo dopo, di come è andata? «Basta. Buon lavoro».
”
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Tra strade strette e rumori di fondo
In sostanza, il pezzo racconta di un uomo che chiede
di essere lasciato solo nel suo patimento, mentre
chi scrive, fingendo di partecipare del suo dolore, lo
provoca e lo espone.
Di fatto, l’articolo non avrebbe potuto essere scritto, se
l’autore avesse semplicemente rispettato i sentimenti e la
richiesta del protagonista. Che, tra l’altro, niente dice.
Nei contenuti, è un articolo sul nulla.
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Ma ha un suo messaggio: nessuno ha diritto alla sua
intimità. Io ho il diritto di inseguirti ovunque, tu il
dovere di rispondermi sempre.
Non siamo forse cresciuti alla scuola di Valerio Staffelli
che insegue il o la malcapitata di turno con il “tapiro
d’oro”?
O dei microfoni lasciati tesi davanti la portiera chiusa di
una autovettura, e la voce che grida: “perché non vuole
rispondere?”
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Tra strade strette e rumori di fondo
La giustizia ordinaria prevede il diritto di non
rispondere.
La comunicazione tossica lo esclude del tutto.
Non rispondere significa essere dalla parte del torto,
che tu sia un presunto assassino, un presidente di calcio
durante il calciomercato, la starletta destinata ad una
presunta nuova storia d’amore.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Un uomo riprende una persona avvolta dalle fiamme,
non si ferma a soccorrerlo, invia il suo video perché sia
pubblicato sul web.
I media mainstream riportano con sdegno il fatto.
Pubblicando il video.
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Tra strade strette e rumori di fondo
•Il video era stato inizialmente pubblicato sul portale
“Welcome to favelas” (che poi lo cancellerà), il 6 marzo.
•La Repubblica lo riprende il 31 marzo.
•Il Corriere della Sera, cogliendo l’occasione della morte
dell’ustionato, il 5 aprile.
•Il Meteo.it (“immagini shock!”), l’8 aprile.
•Infine, le Iene (nomen omen), in un servizio dove vuole
indagare il fenomeno dell’”effetto spettatore”, lo farcisce
di video “scandalosi”, cominciando esattamente da
quello. Il 2 maggio.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Quindi, i vecchi media, indagano pensosi, disgustati e
pronti alla reprimenda i new media, i loro effetti sulle
persone.
Pubblicando il video, dedicandogli il titolo, settimane
dopo la sua prima apparizione.
Prendendo click, facendo contatti, guadagnando.
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Tra strade strette e rumori di fondo
L’universo della comunicazione è un ambiente
perennemente dopato, dove gli aggettivi non sono mai
allo stato positivo, sono sempre superlativi, settimane
decisive, film dell’anno, sciagura terribile, che deve essere
sostituita al più presto da una nuova, perché dopo
sempre meno tempo l’emozione portata dall’ultimo
mostro, dall’ultimo virus, dall’ultima guerra si
consuma, stanca, annoia, non fa più ascolti.
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Tra strade strette e rumori di fondo
In fondo, lo spirito dei tempi è ben descritto da una piccola
comunicazione di servizio, un tempo appendice delle
notizie importanti, che serviva - quanto eravamo naive,
sempliciotti, disattenti, nel novecento! – a sapere cosa
indossare il giorno dopo.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Evidentemente, non c’entra nulla il cambiamento
climatico e i disastri che comporta.
Ancora una volta, l’esasperazione è la normalità di ogni
comunicazione.
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Tra strade strette e rumori di fondo
La pioggia deve fare spettacolo, la politica deve fare
spettacolo, la cronaca deve fare spettacolo, la morte
deve fare spettacolo.
In un saliscendi di violente emozioni iniettate nel corpo
sociale che a sua volta le prende, rimastica e le spamma
sui propri mezzi, sui propri profili social, in tweet sempre
più sferzanti e narcisisti insieme.
Dando così nuovo materiale ai media classici, che potranno
parlare del popolo dei social, che ha sostituito il popolo del
web, che ha annientato gli avi del popolo dei fax.
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Tra strade strette e rumori di fondo
I media mainstream, che usano il mood clickbait come
cifra della propria esistenza, ci raccontano dei giovani che
postano sui social qualsiasi cosa pur di fare qualche click in
più.
La comunicazione tossica e dopata, dalla sua cattedra, fa
la morale ai suoi studenti più attenti, che sono cresciuti
in questo ambiente, che lo vivono come l’unico possibile
per essere al mondo. O, almeno, in questo mondo.
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Tra strade strette e rumori di fondo
E’ chiaro che in questo brodo di coltura non fermenta solo
l’informazione, ma l’intera società, in un gioco di specchi
dove non si sa dove sia l’uovo e dove la gallina, dove il
carnefice e dove la vittima.
Una cosa però è certa: esiste una responsabilità diversa
tra i tanti apprendisti stregoni dietro la tastiera dei
propri profili Facebook o del fu Twitter e quello che si
immagina e propone come corpo dirigente dentro una
società: istituzioni e media, su tutti.
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Tra strade strette e rumori di fondo
In questo contesto, su questa tela di pastelli al veleno,
come si deve comportare l’azienda, il soggetto pubblico, chi
vuole comunicare?
La prima cosa da fare è scegliere se adeguarsi a queste
modalità, o se tenersene, per quanto possibile, fuori.
Di fatto, per quanto possa sembrare una questione un po
démodé, si tratta di una scelta etica.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Quali i rischi e quali le opportunità?
Se si rimane dentro il canovaccio atteso, occorre inserirsi
nel flusso, pressappoco con gli stessi stilemi.
A seconda della potenza di fuoco che si può adoperare
(budget, competenze, team, riconoscibilità, ruolo nella
società) si potrà più o meno distinguersi dal rumore di
fondo.
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È evidente, infatti, che se sei la grande multinazionale,
o il capo del Governo, a livello nazionale; l’industria di
spicco dell’area o il sindaco di una città, a livello locale;
il tuo intervento partirà da una posizione di favore (ma
questo non assicura la bontà del risultato, se il contenuto
non è interessante o se il messaggio è mal veicolato).
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Tra strade strette e rumori di fondo
Se la tua voce non è così forte, se il budget è minimo o
insufficiente, potrebbe non bastare né il buon contenuto,
né la buona comunicazione (ma aiutano, entrambe, e non è
impossibile ottenere comunque risultati).
Quale che sia la propria condizione di partenza, è
comunque credibile che il miglior esito sarà sempre di
breve durata.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Nel tempo in cui tutto è divorato da quello che
dovrà succedere un attimo dopo, lo spazio della
comunicazione, ma anche della vita di ciò che si
comunica, è sempre meno duraturo.
Come le carriere politiche, ad esempio.
Il rumore di fondo è così costante che reinghiotte anche
l’urlo più forte.
La pandemia è passata, con le guerre e i massacri si convive,
i terribili fatti di cronaca funzionano fin tanto che generano
emozione, allo scioglimento dei ghiacciai e alla fine
dell’umanità ci penseremo domani.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Comunque, con idee, contenuti, bravura, capacità,
personale, soldi, e almeno un poco di pelo sullo stomaco,
gli obiettivi di comunicazione, con i limiti indicati, sono
raggiungibili.
Ma è possibile comunicare rimanendo fuori da questo
flusso?
Evitando di farci prendere da rigurgiti di idealismo (altra
parola particolarmente polverosa): la risposta sincera,
tecnicamente e professionalmente, è: no.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Fuori dal rumore di fondo si è ai margini della società che
parla: l’influenza è praticamente pari allo zero.
Un po’ come quelle piccole comunità dal sapore
vagamente fricchettone che vivono nella loro campagna,
e che fanno il vino a km zero: ci si va magari volentieri a
comprare il prodotto autenticamente bio, ma dopo un po’
che ci si trattiene si preferisce tornare alle certezze delle
nostre realtà hi-tech.
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Ci sarebbe, invero, una stradina molto stretta,
sconfortevole, e dagli esiti fortemente incerti.
E di lunghissimo periodo.
Se quella comunità fosse fortemente fiduciosa nelle
proprie idee; se fosse aperta al confronto, rimanendo
però sempre coerente con sé stessa; se interagisse con il
rumore ma rimanendo con il proprio stile, consapevole che
sarà sommersa dal frastuono e senza per questo alzare la
voce; se cercasse contatti e facesse alleanze con altri che
provano strade simili.
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Se insomma puntasse sul fatto che non si tratti di gridare
più forte, ma di fare silenzio e, insieme ad altri, tacesse;
così non sarebbe escluso che, in tempi di molto lunga
durata, si possa determinare un modo diverso (non solo)
di comunicare.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Ma questa ipotesi del tutto teorica è impraticabile per la
ricerca del consenso a breve, in politica; per le vendite del
nuovo prodotto, sul mercato; per parlare, in generale, una
lingua immediatamente riconoscibile.
Il fatto è che, se nessuno mai comincerà, non c’è altro
destino che procedere così.
(Anche se le nuove e nuovissime generazioni, pur cresciute
ed educate dentro questo universo di senso, potrebbero
starlo metabolizzando in modi diversi da quelli attesi.)
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Tra strade strette e rumori di fondo
C’è un esempio recente, però, che è la classica eccezione
che conferma la regola: l’ascesa sul panorama politico
nazionale del MoVimento 5 stelle.
La creatura forgiata da Gianroberto Casaleggio e Beppe
Grillo è cresciuta agli albori, in fondo, esattamente come
la comunità che si tiene ai margini, per scelta, e per scelta
mantenendo un ferreo silenzio sui media.
La loro vita si svolgeva tra blog e meet-up, oltre che nelle
attività sul territorio.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Per un lungo periodo dalla loro nascita (quando ancora si
chiamavano “Amici di Beppe Grillo”) e per tutti i primi anni,
erano visti, dalla politica e dai media mainstream, come dei
soggetti alquanto particolari, troppo strani e ingenui per
essere credibili, e sostanzialmente snobbati, se non derisi.
Poco meno di dieci anni dopo, entravano in Parlamento
con circa il 25% dei voti.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Dal 2005 al 2013 una delle regole ferree poste a chiunque
volesse aderire al MoVimento, pena l’espulsione (come
effettivamente pure avvenne in almeno un caso), era il
divieto assoluto di andare in televisione.
Questa scelta era fortemente identitaria, marcava in
modo evidente a chiunque una differenza, dava il senso
di una grande fiducia nelle proprie idee, e funzionava
perfettamente anche perché, con il crescere del
consenso, le televisioni parlavano sempre più di loro,
ricordando la loro differenza.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Con l’entrata in grande massa nelle istituzioni, e le prime
concessioni alla partecipazione ad alcune trasmissioni, la
fine di questa diversità trovò il suo momento simbolico,
nel maggio 2014, con Beppe Grillo ospite a Porta a Porta.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Una case history ci aiuta a chiudere il cerchio della nostra
riflessione.
Una azienda di carattere fortemente innovativo e medie
dimensioni vuole impiantare una attività industriale,
avendo tutte le autorizzazioni, ma l’ente locale si oppone
con ragioni pretestuose, probabilmente a fini elettorali,
cercando di scatenare il più classico degli effetti NIMBY.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Il progetto, nel corso del tempo, è stato raccontato dalla
azienda in modo discontinuo e parziale, in attesa che
tutte le fasi procedurali si completassero e confidando
sulla forza della proposta. Mentre l’ente locale è stato
martellante con le sue motivazioni.
Le informazioni che giungono alla cittadinanza sono
confuse, si mischiano argomenti pertinenti e altri
completamente fuori fuoco, le opinioni negative sono
radicate in una precisa area culturale, quindi sono slegate
dall’oggetto vero, perché diventate oggetto di battaglia
politica.
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Tra strade strette e rumori di fondo
L’azienda, convinta delle proprie ragioni, va avanti per la sua
strada.
I media riprendono in modo poco approfondito le notizie
che provengono dall’unico attore parlante, ovvero l’ente
locale, montando a tutti gli effetti il caso.
Il masso rischia di diventare una slavina.
Questo caso è simile a quello di mille altri e ci consente di
sottolineare nuovamente alcune necessarie accortezze.
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Tra strade strette e rumori di fondo
1. Per potere comunicare in un ecosistema mediatico
con rumori di fondo così forti e una persistenza dei
messaggi così breve occorre scegliere una strategia
dagli inizi e perseguirla con tenacia (ma anche con
intelligente elasticità).
2.L’identità del mittente deve essere forte, coerente,
costante nel tempo.
3.In un universo così facilmente mutevole e senza punti
di riferimento, la credibilità è tutto e va costruita dal
primo momento.
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Tra strade strette e rumori di fondo
4. Inseguire l’agenda degli altri, come correggere in
ritardo degli errori, è terribilmente più complesso ed
espone molto più facilmente all’insuccesso.
5.Rimanere chiusi nella propria bolla espone al
fallimento, è fondamentale cercare la verità interna
alle ragioni di chi la pensa diversamente, nel dibattito
pubblico, per potere rispondere correttamente e senza
arroganza.
6. È necessario attrezzare una squadra interna seppure
minima che si occupi di comunicazione e dialoghi
costantemente con il management (e l’agenzia, se c’è).
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Tra strade strette e rumori di fondo
Ognuno di questi punti è tanto più vero e va seguito
con tanta più attenzione quanto minore è il budget a
disposizione.
Più si è costanti nell’applicarli più gli effetti sono di
lungo termine, e minore deve essere il volume della
voce.
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Tra strade strette e rumori di fondo
Meno si contribuisce al rumore di fondo, più ci si può
distinguere costruendo la propria credibilità sui fatti, e i
fatti sulla propria credibilità.
Meno si contribuisce al rumore di fondo, più si può
provare, con tanta pazienza e fiducia, a migliorare
l’attuale ecosistema della comunicazione.
52. Bari - 70121 via Principe Amedeo, 82/A
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